Giovanni Tesoriere: “I problemi del ponte Corleone rischiano di assestare un colpo durissimo all’aeroporto di Palermo e all’economia della città”

1 gennaio 2022
  • Il traballante ponte Corleone di Palermo: cosa sta succedendo e cosa potrebbe succedere nel futuro: parla il professore Giovanni Tesoriere, preside della facoltà di Architettura e Ingegneria dell’università Kore di Enna 

Perché i problemi del ponte Corleone potrebbero pregiudicare il futuro del capoluogo della Sicilia

Vogliamo aprire il 2022 con una chiacchierata con il professore Giovanni Tesoriere per parlare delle opere ferroviarie di Palermo e, in generale, della viabilità del capoluogo della Sicilia. Il 2021 non è stato solo un anno pesante per la pandemia, per Palermo è stato anche un anno di grandi disagi: opere ferroviarie di qua, opere ferroviarie di là, attività economiche penalizzate, traffico automobilistico problematico e, negli ultimi mesi, il disastro del ponte Corleone, un’infrastruttura traballante che le tante ‘autorità’, dai primi anni ’80 del secolo passato, hanno sostanzialmente abbandonato. Il risultato è che oggi il capoluogo dell’Isola si ritrova con l’unico vero collegamento stradale verso la parte orientale dell’Isola che presenta grandi problemi, con la prospettiva che questo ponte possa anche essere chiuso al traffico. Con il professore Tesoriere – preside della facoltà di Architettura e Ingegneria dell’università Kore di Enna, un docente universitario che conosce molto bene il mondo dei trasporti della Sicilia e di Palermo – vogliamo cominciare proprio dal ponte Corleone.

Allora, professore, qual è lo ‘stato di salute’ del ponte Corleone?

“Non sta bene in salute, il ponte Corleone. E’ piuttosto malandato, mettiamola così”.

Cosa potrebbe succedere?

“So che sono in corso indagini. E, lo ribadisco, so che la situazione è complessa. Non è da escludere la chiusura al traffico del ponte Corleone per fare quello che avrebbe dovuto essere fatto negli anni passati: realizzare il raddoppio del ponte e poi sistemare il ponte esistente”.

Questo comporterà disagi incredibili.

“Questo scenario si sarebbe potuto evitare. Ma per evitarlo è stato fatto poco o nulla. La storia degli ultimi cinquant’anni ci consegna un’amara realtà. Già negli anni ’70 del secolo passato si era pensato al raddoppio del ponte Corleone, proprio perché si tratta di un’infrastruttura fondamentale per Palermo. E’ il ponte che collega la città con la parte orientale dell’Isola ed è anche – cosa molto importante – una via di fuga in caso di calamità naturali. Lo scenario odierno è molto preoccupante”.

La possiamo ricostruire la storia?

“Negli anni ’70 la politica cittadina del tempo si occupa del ponte Corleone. Si chiede e si ottiene l’intervento della Cassa per il Mezzogiorno. Vengono finanziare tre grandi opere: la sopra-elevata sulla Circonvallazione della città, lo svincolo di via Oreto e il raddoppio del ponte Corleone. Le prime due opere sono state bloccate dalle amministrazioni comunali degli anni ’80, ed è stato un errore, perché la sopra-elevata sarebbe stata molto utile per Palermo. I lavori del raddoppio del ponte Corleone sono stati avviati, ma poi l’impresa è fallita. E da allora tutto è bloccato”.

Quindi c’è una responsabilità delle amministrazioni comunali di Palermo che si sono susseguite dalla seconda metà degli anni ’80 fino ai giorni nostri?

“Ovviamente sì. Come ho già detto, ora bisogna realizzare subito il raddoppio del ponte Corleone e poi sistemare i vecchio ponte. Altre strade non ce ne sono. E bisogna fare presto, perché quello che sta succedendo e quello che potrebbe succedere con l’eventuale chiusura del ponte Corleone sta già pregiudicando e potrebbe ulteriormente pregiudicare l’economia della città”.

Cioè?

“Già oggi, chi deve arrivare a Palermo dalla Sicilia orientale, non può ignorare la strozzatura del ponte Corleone. Si può restare nel traffico un’ora, due ore, tre ore. Ed è inconcepibile che un fatto del genere diventi ordinario. Ma purtroppo è quello che sta accadendo. I danni sono già incalcolabili. Quando mi devo spostare da Enna a Palermo ormai prendo in considerazione la possibilità di lasciare l’auto a Termini Imerese e prendere il treno. Riflettiamo su quello che sta succedendo. La notizia corre. Tutti ormai sanno che arrivare a Palermo in automobile dalla parte orientale della Sicilia è un problema. Certo, c’è la ferrovia: e infatti io la utilizzo. Ma chi da Agrigento, da Caltanissetta, da Enna e anche da Cefalù deve prendere l’aereo, ormai non pensa più all’aeroporto di Palermo, pensa all’aeroporto di Catania. E lo stesso discorso vale per altri servizi. Insomma, per dirla in breve, i problemi del ponte Corleone rischiano di assestare un colpo durissimo all’aeroporto Falcone-Borsellino Borsellino di Palermo e, in generale, all’economia della città”.

Scusi, a questo punto, visto che in Sicilia la realizzazione di un’opera pubblica dura decenni – basti pensare alla strada Palermo-Agrigento, alla Palermo-Caltanissetta, o al Passante ferroviario di Palermo, per non parlare della Circumetnea – non sarebbe più logico trasferire la ‘Capitale’ della Sicilia da Palermo a Catania? 

“Questa è una bella provocazione. Ecco, penso che se per sistemare il ponte Corleone non si adotterà il metodo che è stato utilizzato a Genova per realizzare il nuovo ponte dopo il crollo del ponte Morandi, Palermo rimarrà sempre più isolata, con un’economia sempre più povera e la sua ipotesi su Catania…”.

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