Il ’48 in Sicilia: rivolta di nobili che per mantenere i propri privilegi contro il popolo ‘usano’ l’indipendenza della Sicilia

30 dicembre 2021
  • La voglia di Indipendenza della Sicilia qualche volta è stata usata male
  • Dietro la rivolta siciliana del 1848 c’erano gli inglesi
  • Il “burattino” degli inglesi e dei massoni Ruggero Settimo
  • Tanto per cambiare c’è anche lo scippo al Banco di Sicilia 

La voglia di Indipendenza della Sicilia qualche volta è stata usata male

Oggi pubblichiamo alcuni passaggi di un articolo tratto da PARLAMENTO DUE SICILIE che ricostruisce la rivolta del 1848 in Sicilia. E lo fa raccontando una storia un po’ diversa da quella ‘glorificata’ dai libri di storia ufficiali. Troviamo alcuni motivi che i lettori de I Nuovi Vespri conoscono già, ovvero la presenza inglese, se è vero che l’Inghilterra aveva grandi interessi in Sicilia, dagli zolfi al vino. E’ una presenza, quella inglese, che abbiamo già osservato nel racconto dell’invasione della Sicilia nel Maggio del 186 passata alla storia come ‘Impresa dei Mille’, dove Inghilterra, massoneria e mafia accompagnarono Garibaldi in Sicilia, con battaglie farlocche date vinta ai garibaldini che, invece, nella nostra Isola, non hanno vinto una sola battaglia. E soprattutto si nota l’assenza del popolo, che nel 1848 è schierato in favore del Regno del Borbone contro i nobili che sono stati perseguitati dal Borbone. Ma andiamo ai fatti.

Dietro la rivolta siciliana del 1848 c’erano gli inglesi

“Gennaio 12
Scoppia la rivoluzione a Palermo grazie alla regia inglese (Lord Mintho), ai settari internazionali sbarcati, ai nobili oppressi (loro sì dai Borbone) e ai loro nuovi servi della gleba i famosi picciotti”. Anche la rivolta del 1848, in Sicilia, è stata fomentata dagli inglesi.

“Gennaio 29
Il Re Ferdinando si trova in grande imbarazzo con la Sicilia rivoltata e Napoli zeppa di sediziosi. Prima di prendere decisioni fa quello che nessuno storico postumo ha mai riportato: esce dalla reggia e incontra con una esigua scorta i popolani in varie zone della capitale. Ad essi chiede pareri e consigli che sono tutti orientati contro la rivoluzione dei signori e degli stranieri, con l’assicurazione che i Napoletani avrebbero combattuto per lui”.

“Marzo 7
A Palermo l’ignavia dolosa dei capi fa ritirare le truppe borboniche. L’isola è in mano ai rivoluzionari guidati ufficialmente da Ruggero Settimo e ufficiosamente dall’Inghilterra. E’ rifiutata la costituzione data da Re Ferdinando II e le ultime concessioni dei delegati da Napoli su istigazione di Lord Minto che prepara l’indipendenza dal legittimo trono borbonico. Ovunque tricolori con il triscele”. Già qui notiamo che il ‘prode’ Ruggero Settimo, a cui Palermo dedica la piazza più importante, era nelle mani degli inglesi. vero è che Ruggero Settimo si batteva per l’indipendenza della Sicilia, ma gli inglesi che lo controllavano stavano usando lui e i suoi amici. Cosa che faranno dodici anni dopo, quando Ruggero Settimo, durante l’invasione del Mille, resterà ‘prigioniero’ degli inglesi a Malta, proprio perché agli inglesi della Sicilia indipendente non gliene poteva fregare di meno. E Ruggero Settimo, strumentalizzato dagli inglesi nel 1848, nel 1860 non serviva più.

“Marzo 23
Scoppia la cosiddetta I Guerra d’Indipendenza tra l’Impero Austriaco e una irrituale lega italica guidata dal regno di Piemonte con l’aiuto di volontari dal Regno delle Due Sicilie, Stato Pontificio, Granducato di Toscana. Per mare e per terra l’armata duosiciliana parte al comando di Guglielmo Pepe. Ciò sguarnisce il regno sebezio di importanti truppe per volontà della rivoluzione internazionale che aveva rivoltato la Sicilia e stava per farlo a Napoli”.

Il “burattino” degli inglesi e dei massoni Ruggero Settimo

“Aprile 13
Il burattino della setta massonica Ruggero Settimo apre il Parlamento a Palermo dichiarando la decadenza della dinastia borbonica nella sala “Ercole” del palazzo dei Normanni. L’ennesimo sporco tentativo degli inglesi di separare per indebolire il regno è in piena esecuzione”.

“Maggio 14

I poco onorevoli deputati, riuniti nell’ebbrezza rivoluzionaria a Montoliveto, tentano la rottura con la benevolenza del sovrano. Infatti pretendono una serie crescente di richieste inaccettabili e al di là della Costituzione già promulgata. Vogliono abolizione la religione cattolica, il nome del regno Due Sicilie e porre un giuramento costituzionale non sugli articoli approvati ma su qualsiasi altro da inserire in seguito. Sono i prodromi della rivolta armata già preparata a puntino per il giorno dopo per una rivoluzione che viene da lontano e che sostanzialmente estranea al popolo napolitano”.

“Maggio 15

Dopo aver rigettato tutte le convenienti proposte del re, i rivoluzionari provocano i soldati sparando sul posto di guardia della Reggia. Sono le 11 quando Lancieri e Svizzeri assaltano la barricata di S. Ferdinando ed aprono la reazione all’impopolare rivolta portata da lontano. Per 3 o 4 ore si combatte selvaggiamente per tutto il centro della capitale da via Santa Brigida al Largo della Carità, da via Montoliveto al convento omonimo dove sono asserragliati i deputati settari. Anche i popolani, luciani in testa, aiutano i Regi a spazzare via la ribellione. Napoli a fine giornata è insanguinata ma libera dal cancro rivoluzionario”.

“Giugno 18-30

Scacciati a furor di esercito e di popolo dalla capitale, i rivoluzionari riaccendono la lotta, lautamente finanziata dalla massoneria, in posti più lontani e meno pericolosi. Cosenza inalbera il tricolore con il nizzardo Ribotti e le Calabrie, in buona parte, sono destabilizzate. Con l’avanzare dei Regi pian piano si ritorna alla legalità con l’evidente favore popolare”.

“Agosto 31
Alla fine del mese l’armata duosiciliana, con appena quattordicimila soldati, è a Reggio pronta allo sbarco nella Sicilia in mano ai ribelli. Il comandante in capo principe Filangieri prepara un ultimatum prima di aprire le ostilità”.

“3 Settembre

Ignorato dai ribelli l’ultimatum di Filangieri, quella domenica mattina si scatena la battaglia. I rivoltosi aprono addirittura le ostilità bombardando dalle postazioni fuori città la Cittadella. La risposta è immediata e coincide con lo sbarco delle truppe nei pressi di Gazzi che assalgono le fortificazioni nemiche avanti Messina. Anche dalla Fortezza escono truppe regie per la liberazione della città convergendo verso la barriera difensiva dei sediziosi”.

Tanto per cambiare c’è anche lo scippo al Banco di Sicilia 

“23 Settembre

Il Banco di Palermo sospende, per la prima volta nella sua storia, il pagamento delle Fedi Credito a causa della cattiva amministrazione pubblica che ha riempito di debiti la capitale siciliana, come da costume dei governi rivoluzionari neo-giacobini”. Quello di rapinare il Banco di Sicilia è un vezzo continuo: dopo le spese pazze di Ruggero Settimo sarà Garibaldi a svuotarlo per portare il denaro dei siciliani ai Savoia. Negli anni ’90 del secolo scorso sarà la volta della Banca d’Italia che userà il banco di Sicilia e la Sicilcassa per sostenere le banche del Nord Italia piene di ‘buchi’.

“1° Novembre

Il mese si apre con una stretta fiscale eccezionale del governo di Ruggero Settimo che affama letteralmente la popolazione per le spese folli dell’amministrazione rivoluzionaria. Al raddoppio dei beni alimentari si affianca quello degli sbarchi di mercenari stranieri lautamente pagati”.

“8 dicembre

In occasione della festa dell’Immacolata, Patrona delle Due Sicilie, si svolge a Palermo la consueta grande processione facendo sfilare la Vergine tra la devotissima popolazione. L’accompagnano anche gli atei e blasfemi rivoluzionari con fascia tricolore mostrando le contraddizioni, l’ipocrisia e il populismo che li caratterizzano nello spazio e nel tempo”.

“31 marzo

Il generalissimo Filangieri dichiara venuto il tempo di liberare il resto della Sicilia dai rivoluzionari. Passa in rassegna le truppe caricatissime che gridano “Viva ‘O Rre!” con un piano strategico che sorprende il suo rivale polacco che comanda l’esercito ribelle. Mierolawsky attendeva l’attacco a Palermo, centro della resistenza rivoluzionaria, ma per farlo i Regi avrebbero dovuto attaccare dal mare con la massima difficoltà essendo la via da Milazzo troppo impervia e quindi lenta e problematica. Invece Filangieri ordina di puntare sul catanese e deviare successivamente all’interno per Castrogiovanni e prendere alle spalle Palermo”.

 

“7 maggio

L’avanzata inarrestabile dell’armata di Filangieri, acuita dalla flotta che circonda il porto, getta nello sgomento il governo rivoluzionario di R. Settimo che si dimette sotto l’incalzare della volontà dei più di chiedere perdono e indulgenza a Ferdinando II. Mentre una delegazione si reca nella Sicilia Citra per consegnare la supplica, coloro che non hanno nulla da perdere decidono di resistere. I black bloc, i delinquenti comuni e i più collusi della criminale dittatura rivoluzionaria escono il 7 da Palermo attestandosi verso Mezzagno per attaccare i Regi che vengono dalla strada di Misilmeri”.

“15 maggio

Salutata ovunque dalla popolazione festante che espone i drappi bianchi borbonici entra trionfalmente in Palermo l’armata regia ponendo ufficialmente fine all’invisa rivoluzione. E’ passato esattamente un anno dalla vittoria a Napoli il 15 maggio 1848. Rilevante coincidenza che congiunge le due capitali nel medesimo giorno facendo ad esse ritrovare la via della unità, della legittimità e del vero progresso. Prima della catastrofe della malaunità le Due Sicilie vivranno infatti il periodo più opulento e splendido della loro storia trimillenaria. Quel 15 maggio 1849 finalmente si poté dire “successe il ‘48” nel senso di passato remoto per un’esaurita esperienza allucinante che tutti gli uomini di buona volontà anelano a dimenticare per sempre!”.

ARTICOLO DI PARLAMENTO DUE SICILIE

Tratto da Regno delle Due Sicilie.eu

AVVISO AI NOSTRI LETTORI

Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.
-La redazione
Effettua una donazione con paypal


Commenti