I cambiamenti climatici potrebbero stravolgere la Sicilia, ma i politici discettano e polemizzano sui grandi appalti

30 dicembre 2021
  • La polemica tra il grillini Giancarlo Cancelleri e il Governo siciliano sulla strada Catania-Ragusa è l’ennesima dimostrazione di quanto la politica siciliana sia lontana dai problemi reali 
  • Il presidente Musumeci, i suoi assessori e i loro sodali non hanno ancora capito a quali enormi pericoli la Sicilia va incontro con i cambiamenti climatici 
  • Lo abbiamo scritto più volte e lo ribadiamo: ci vogliono subito non meno di 30 mila operai forestali stabilizzati per provare a mettere in sicurezza, già a partire dai primi mesi del prossimo anno, i boschi e i corsi d’acqua della Sicilia

La polemica tra il grillini Giancarlo Cancelleri e il Governo siciliano sulla strada Catania-Ragusa è l’ennesima dimostrazione di quanto la politica siciliana sia lontana dai problemi reali 

I politici siciliani possono discutere del nulla e, magari, polemizzare? Sì, dalle nostre parti succede anche questo. E’ il caso del sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti, il grillino Giancarlo Cancelleri da una parte; e del presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, e dell’assessore regionale alle Infrastrutture e Trasporti, Marco Falcone, dall’altra parte. Pomo della discordia: i fondi per la realizzazione della nuova strada o autostrada Ragusa Catania. I particolari di questa diatriba li potete trovare in questo articolo. Quello che vogliamo sottolineare è che tale opera, se andrà bene, potrebbe vedere la luce tra una decina di anni; se andrà come vanno tutte le opere pubbliche in Sicilia potrebbe vedere la luce tra una ventina di anni. Se andrà male – e, con molta probabilità, andrà male – non vedrà mai la luce. Questa polemica inutile dà la misura dell’inconsistenza dell’attuale classe politica. Già è singolare litigare per un’opera – ribadiamo – che andando tutto bene sarà finita tra dieci anni. Quello che i nostri politici non sanno è che tra dieci anni i cambiamenti climatici in corso potrebbero avere reso inutili anche molte delle strade. A tanti nostri lettori quello che scriviamo sembrerà un po’ folle, ma certe volte la follia è divinatoria. Proviamo a sintetizzare.

Il presidente Musumeci, i suoi assessori e i loro sodali non hanno ancora capito a quali enormi pericoli la Sicilia va incontro con i cambiamenti climatici 

Con il 2021, in Sicilia – ma non soltanto in Sicilia – ci stiamo lasciando alle spalle un anno molto complicato. Per due mesi, la scorsa Estate, le temperature oscillavano tra 36 gradi e 42-43 gradi centigradi. In certe zone della nostra Isola sono stati raggiunti i 50 gradi. Difficile sopravvivere a 50 grani se non si è organizzati. Noi – e anche alcune organizzazioni sindacali – abbiamo cercato di lanciare l’allarme lo scorso Aprile. Ma non c’è stato nulla da fare. L’attuale Governo regionale siciliano non crede ai cambiamenti climatici. Risultato: quasi 80 mila ettari di boschi andati in cenere la scorsa Estate e alluvione a Catania e nel Catanese e a Siracusa e nel Siracusano lo scorso Autunno. Chi legge i giornali che si occupano di ambiente (per esempio il The Guardian, ma anche altri quotidiani e periodici che danno spazio ai temi legati alle emergenze ambientali) sa che il clima è cambiato e continuerà a cambiare in peggio. Alcuni sostengono che il clima è cambiato per responsabilità dell’uomo che ha inquinato mezzo mondo; altri sostengono che i cambiamenti climatici in atto prescindono dalle attività antropiche e sono dovuti a cambiamenti legati al Sole; altri chiamano in causa entrambi gli scenari. L’unica cosa certa è che, ogni anno, il clima, sulla Terra, peggiora: caldo torrido in Estate; inondazioni in Autunno e Inverno dove si gela o dove il grande freddo si alterna a improvvisi innalzamenti di temperatura. In questo momento ci sono problemi di siccità in alcune aree del Brasile, ci sono state inondazioni in Canada e le piogge hanno creato enormi problemi agli agricoltori in Australia. Del resto, se in Sicilia, a fine anno, c’è una temperatura primaverile dopo oltre due mesi di piogge intense che hanno impedito la semina del grano e creato enormi problemi nella raccolta delle olive, beh, qualche problema ci deve essere.

Lo abbiamo scritto più volte e lo ribadiamo: ci vogliono subito non meno di 30 mila operai forestali stabilizzati per provare a mettere in sicurezza, già a partire dai primi mesi del prossimo anno, i boschi e i corsi d’acqua della Sicilia

Ebbene, di fronte quanto accade cosa fa la politica siciliana? Invece di assumere di corsa 30 mila operai forestali – dotandoli attrezzature per resistere ad eventuali alte temperature – per cercare di affrontare gli effetti del possibile grande caldo della prossima Estate per evitare altri incendi di boschi nella nostra Isola, invece di provare a ragionare su come aiutare i cittadini in caso di ondate di caldo, e su come organizzare il lavoro nel caso in cui le temperature dovessero essere maggiori di quelle registrate lo scorso anno, invece di provare a regimentare i corsi d’acqua in vista di possibili temporali del prossimo Autunno, insomma, invece di occuparsi di tutto questo l’attuale politica Sicilia dibatte di grandi appalti. Attenzione, è così anche in altre parti della Sicilia: a Palermo, ad esempio, città ultra-cementificata con alcune zone private di alberi che in Estate diventano ‘forni’ (Piazza Politeama post appalti Anello ferroviario è una di queste), è stata miracolosamente sventata la ‘cementificazione’ di via Libertà dove avrebbe dovuto passare il Tram! Il clima cambia, lancia segnali inquietanti, ma la politica siciliana pensa ai grandi appalti. La polemica su una nuova strada o autostrada per collegare Catania con Ragusa da costruire mentre due strade debbono ancora essere completate (la Agrigento-Caltanissetta e la Siracusa-Gela) e mentre altre strade a autostrade isolane cadono a pezzi ci dà l’olimpica certezza che la Sicilia, con questi politici, non ha dove andare. E, soprattutto, che i cambiamenti climatici, se si presenteranno, avranno la meglio…

Foto tratta da Gazzetta di  Napoli        

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