Massimo Costa sull’accordo tra Stato e Regione: “Musumeci e Armao portano in Sicilia spiccioli e promesse”

18 dicembre 2021
  • In questa intervista il professore Massimo Costa entra nel merito della nuova intesa finanziaria tra Roma e la Sicilia. E dimostra con la forza dei numeri che la miseria che arriverà dallo Stato servirà a mantenere in vota Regione, Comuni ed ex Province. I Livelli essenziali delle prestazioni serviranno solo a indorare la ‘supposta’ dell’Autonomia differenziata, la nuova fregatura ai danni di Sud e Sicilia

Lo diciamo si da ora: lo Stato non manterrà mai gli impegni che ha assunto con un Governo regionale politicamente sotto ricatto 

Stamattina abbiamo pubblicato un intervento del Movimento Siciliani Liberi a commento dell’ennesimo acco9rdo finanziario tra Stato e regione siciliana. Ora entreremo nel dettaglio con un’intervista al professore Massimo Costa, che non è solo una figura storica dell’Indipendentismo siciliano, ma è anche un docente universitario di Economia. Costa più volte intervenuto sullo stato delle finanze regionale e conosce molto bene questo tema.

Allora professore Costa, l’accordo tra Stato e Regione è una fuffa, come scrivono Siciliani Liberi? Cosa è successo e cosa succederà?     

“In due parole, il Bilancio della Regione, a forza di farsi derubare dallo Stato non ‘chiudeva’ più. E a cascata non si riescono più a chiudere neanche i bilanci dei Comuni e soprattutto delle ex Province, abbandonati dallo Stato colonizzatore al loro destino. Per evitare disordini il governo dei ‘peggiori’, o forse perché un governo che naviga ormai su centinaia di miliardi di debiti non si fa scrupolo di gettare una manciata di poche centinaia di milioni per far sopravvivere la più derelitta delle sue colonie interne, ecco che arrivano le ‘elemosine’ e le ‘promesse’. Che siano solo elemosine e promesse però non lo diciamo solo a parole ma seguiamo le singole ‘conquiste’ a una a una dalla stessa comunicazione della Regione”.

Ovvero? 

“Ricordiamo che, fino al 2011, cioè fino al ‘golpe’ di Mario Monti, questo saccheggio delle nostre risorse non esisteva. Fu introdotto per quella genialata del ‘Fiscal compact’, trattato che però mai nessuno si è sognato di applicare, per la sua totale inapplicabilità. Solo, questo trattato ha consentito allo Stato di strangolare le autonomie locali, tagliando i trasferimenti a questo e a quello con l’obiettivo dichiarato di ridurre il deficit pubblico, e con quello reale di praticare una austerity selvaggia”.

Possiamo spiegare meglio questo passaggio?

“Per la Sicilia contributo da dare allo Stato stato pesantissimo. Non avendo alcun trasferimento o quasi dallo Stato – la Sicilia, è noto, vive di tributi erariali devoluti e non di trasferimenti statali – tranne quello sanitario, minimo e incomprimibile, la Sicilia è stata penalizzata sottraendo anche qualcosa dalle stesse entrate erariali devolute. In pratica, mentre le altre Regioni avevano ‘minori trasferimenti’, la Sicilia, non avendo trasferimenti, la Sicilia, da allora, paga un vero e proprio ‘tributo’, come se fosse una nazione tributaria. Tempo fa calcolammo, quando si era arrivati a chiederle un miliardo e 300 milioni di euro l’anno (una cifra pazzesca, a dir poco), che questa era mediamente il quadruplo, pro capite, di quanto chiesto alle altre regioni a Statuto ordinario, e seconda in valore assoluto solo alla Lombardia che, però, ha un PIL che è tre volte e mezza quello della Sicilia. Un massacro, insomma. Nel tempo, già con la presidenza di Rosario Crocetta, questa vergogna era stata limata a un miliardo l’anno. Pe la cronaca, oltre a ‘taglieggiare’ la regione, lo Stato ha tolto fondi anche ai Comuni e alle ex Province”.

E oggi?

“Oggi il furto dello Stato ai danni della Regione siciliana si limato ancora a 800 milioni di euro all’anno. Un furto non previsto dallo Statuto, ovviamente. Se l’incidenza relativa sulle altre Regioni non è variata in questi anni, ciò significherebbe che anziché il
quadruplo, ora la Sicilia paga di questo tributo incostituzionale ‘solo’ due volte e mezzo quello che pagano le altre Regioni, tutte le altre Regioni. Dobbiamo pure dire grazie?”-

Nell’accordo strombazzato dal presidente della Regione, Nello Musumeci, e dall’assessore all’Economia, Gaetano Armao, si parla di 100 milioni di euro che arriveranno dallo Stato. Non è una cifra irrisoria?  

“Diciamo che questi 100 milioni si sommano ad altri 200 milioni di euro. E’ il minimo affinché la Regione siciliana non chiuda definitivamente i battenti. Una virgola di ciò che ci spetta. La stessa Regione in uno studio di qualche tempo fa stimava il costo dell’insularità in svariati miliardi l’anno, sei miliardi andando a memoria, secondo me molti di più. Il costo dell’insularità si abbatte dando piena attuazione allo Statuto e garantendo trasferimenti per la continuità territoriale (voli e traghetti scontati per i residenti), niente di più niente di meno. 100 milioni sono letteralmente una ELEMOSINA. Lo sanno, e per questo il presidente Musumeci e l’assessore Armao dicono che è un ‘acconto’ in attesa di futuri accordi. Ma un acconto che per lo Stato sarà certamente un saldo, o di cui non vedremo MAI il saldo, c’è da giurarci. Per inciso: se mai si facesse il Ponte sullo Stretto di Messina – che non si farà comunque – l’insularità sarebbe perduta per sempre. Resta solo la marginalità”.

C’è anche la promessa di attuare lo Statuto siciliano. 

“Si danno alcune scadenze a breve su alcune questioni (IVA, F24, etc.) che gridano vendetta al cospetto di Dio, e a medio termine per attuare tutto lo Statuto in materia finanziaria. Si afferma solennemente che ‘le compartecipazioni riconosciute allo Stato nella scorsa legislatura rendono insostenibile l’Autonomia’, cioè gli accordi di Crocetta, ratificati sull’IVA da Musumeci, sarebbero insostenibili come abbiamo sempre detto. Alla buon ora! Addirittura dissotterrano la questione delle accise. BUM! Qua sembra che abbiano saccheggiato qua e là, facendo male il copia e incolla, dal programma elettorale di Siciliani Liberi. Ma tanto sono solo promesse. Ci si riempie la bocca
e fa bene alla salute. Speriamo, in detta attuazione, che si ricordino che lo Statuto prevede la regionalizzazione dell’Agenzia delle Entrate, riscossione inclusa, che nel frattempo però hanno graziosamente regalato allo Stato. No comment.

Si parla anche di riconoscere l’autonomia tributaria prevista dallo Statuto…

“Anche il questo caso il Governo Musumeci ha fatto il ‘copia e incolla’ dal programma degli indipendentisti. Ma non venuto benissimo. Lo
Statuto dispone che la Regione istituisca tributi ‘sostitutivi’ di quelli erariali, e non che si limiti a modificare aliquote, deduzioni e detrazioni degli stessi. Certo sarebbe comunque un grande passo avanti. Ma sarà vero? Per ora sono solo promesse. Che non costano nulla. Sono pure previsti ‘incentivi e contributi da utilizzare in compensazione fiscale’: è la moneta fiscale di cui parlano Siciliani Liberi nel loro progetto ZESI? Se sì, non si può che essere contenti ma per ora sono solo parole, fiumi di parole”.

C’è anche la questione delle ex Province siciliane.

“Le ex Province non solo sono state totalmente abbandonate dallo Stato alla elemosina regionale, ma sono soggette al tributo per il risanamento della finanza pubblica erariale. In queste condizioni a stento pagano gli stipendi e non realizzano più le due funzioni istituzionali: manutenzione delle scuole e delle strade. Ve ne eravate accorti? Di fronte a una situazione ormai insostenibile, ormai
da terzo o quarto mondo, si scuciono 100 milioni l’anno (se non ho capito male), che forse servono per ‘arripizzare’ qualcosa qua e là, certamente nulla di risolutivo. E l’art. 38? E la perequazione infrastrutturale, quella vera? Può attendere… In Sicilia ci vorrebbero almeno 4 o 5 miliardi l’anno per dare una rassettata a tutto, e in maniera strutturale per molti anni. Altro che 100 milioni scarsi l’anno…”.

C’è anche la promessa dei Livelli essenziali delle prestazioni.

“Altra promessa solenne. Sarà vero? Del resto questo non c’entra nulla con lo Statuto. È una previsione della Costituzione, disattesa dallo Stato sin dal 2001, anno dell’entrata in vigore della riforma ‘federalista’ dello Stato. Siamo nel 2021, non so… A me sembra nient’altro che un contentino per indorare la pillola (o sarebbe più corretto parlare di ‘supposta’) per il ‘regionalismo differenziato’, che manderà in soffitta il nostro art. 37 e porterà ancora più risorse alle Regioni già più ricche dello Stato. Dell’assurdo disavanzo creato da Crocetta nel 2015 con il regalo allo Stato dei crediti della Regione, fantasticamente trasformati in debito, non parla più nessuno, se non per qualche modesta e irrilevante dilazione di pagamento… Quando ti accorgi che l’Italia riesce ad essere peggiore dell’Europa, e ce ne vuole…”.

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