La lingua siciliana? Arriva dal Sanscrito. La storia di una civiltà globale scomparsa circa 5 mila anni fa

14 dicembre 2021
  • Intervista con Valentino Bellucci nato in Germania ma di origini siciliane. Una vita per la lettura e l’interpretazione dei Purana, testi sacri e storici indù, trascritti in sanscrito. E i richiami che ci portano alla Sicilia e alla sua lingua

di Marco Morana

C’è una lingua siciliana recente e una lingua siciliana preistorica

Studioso del pensiero orientale, ha impiegato alcuni anni della sua vita nella lettura e interpretazione dei Purana: testi sacri e storici indù, trascritti in sanscrito e che sono alla base della filosofia orientale. Insegnante di materie filosofiche in vari licei italiani e presso le università di Macerata e Urbino, Valentino Bellucci, nato in Germania, di origini siciliane, ha al suo attivo decine di pubblicazioni su temi che variano dalla filosofia, alla religione. Si occupa anche di pittura, ama dipingere quadri con soggetti che richiamano perlopiù i suoi studi. Ha frequentato le scuole medie in Sicilia, a Bagheria, dove ha cominciato a coltivare la passione per la matematica e le scienze. Una volta trasferitosi al Nord ha intrapreso un corso di studi filosofici. Nei suoi libri, Bellucci, con parole semplici, schiude un ambito del pensiero molto difficile e complesso, nel tentativo di spiegare che le origini del pensiero filosofico occidentale sono da rintracciare nella
profondità dell’oriente millenario. Insomma, la filosofia occidentale si fonda sul principio di non contraddizione ed è indagine razionale dei fenomeni che ci circondano. La filosofia orientale è invece dentro la natura, dentro i fenomeni e di questa natura, di questi fenomeni, è voce. E’ un pensiero che si occupa delle origini del mondo e che tende alla salvezza dell’anima. Quando leggiamo i testi degli antichi
pensatori greci è la nostra parte razionale ad essere stuzzicata. Ascoltare un maestro filosofo orientale, un monaco Zen, è come assistere ad un fiore che sboccia, al mutare dell’universo, al soffio del vento. Se i nostri pensatori si chiedono cos’è per noi il fluire del tempo, il pensatore orientale si chiede cosa sia il tempo per ogni essere vivente della Terra: per un’ape, per un fiore.

La cosa più affascinante è che a seguire le origini dell’Universo, secondo il racconto dei filosofi orientali, ci si accorge che nulla di ciò che è narrato entra in contraddizione con la nostra visione scientifica e persino religiosa dell’esistenza. Certo occorrono anni di studi e profonda conoscenza delle due scuole di pensiero. Ma divulgare è una delle passioni del professore Bellucci. Nel corso dei suoi studi si è anche occupato della storia della lingua siciliana.

Ci racconti l’origine della lingua siciliana.

“Bisogna distinguere il siciliano recente, frutto di varie commistioni (arabo, francese, spagnolo) e quello preistorico che invece ha origini nel sanscrito. Lingua universale e archetipale. Gli studi di Caltagirone lo dimostrano molto bene. Ci sono termini del siciliano che ancora oggi mostrano tracce di sanscrito. Prima della Magna Grecia, nel Sud Italia erano presenti tracce della civiltà vedica, come l’OM ( un antico pittogramma, ndr) presente nella grotta dei cervi nel Salento”.

Quali sono state le condizioni culturali attraverso cui si è diffusa?

“Certamente vi era una grande civiltà globale precedente alla storia ufficiale. Storia che va ampiamente riscritta e che non accetta la visione ciclica della storia e delle civiltà passate. Platone parlava già di questa realtà più ampia, e molta archeologia lo dimostra. Nonostante l’ostracismo dei canali accademici…”.

Che importanza ha avuto il pensiero orientale nello sviluppo della cultura mediterranea?

“Fondamentale. Ripeto. Esisteva un’unica civiltà mondiale nell’epoca preistorica. In realtà nei Purana troviamo la storia che ci manca. Poi, col crollo di tale civiltà, avvenuto circa 5000 anni fa, si dovette fare i conti con un degrado enorme che arriva ai giorni nostri. Eppure i pitagorici tentarono di riportare nel Mediterraneo tale antica sapienza… Non a caso Pitagora era stato in Egitto e in India”.

Quali sono le tracce di quelle antiche origini che oggi possiamo rintracciare nel siciliano?

“Ce ne sono molte. È il caso di termini come matri, madre; patri, signore, protettore; pítri, padre; cummari, ragazza; putra, figlia, giovane animale; trí, tre… Nel caso di tri, matri, patri, pítri e putra, sopravvive nel siciliano identica la pronuncia della t e della r cerebrali sanscrite. Sopravvive nel siciliano anche la d cerebrale sanscrita, per esempio in cavaddu, cutieddu, e molto altro… Un mondo da scoprire”.

Proprio in poche parole, ci spieghi la differenza fra il pensiero occidentale e quello orientale.

“Il pensiero occidentale ha le sue radici in quello indiano vedico. Poi, con la modernità, è avvenuta una degenerazione di impronta sempre più materialista e positivista. Fino al 700 il pensiero greco ha influenzato tutto. Si pensi al Rinascimento. Se recuperiamo seriamente Platone e i presocratici recuperiamo anche i testi come indiani come le Upanishad e i Purana… Sarebbe un bene per tutti. Per una società più sana e più consapevole”.

 

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