A Napoli Garibaldi e Liborio Romano arruolavano come Prefetti i camorristi dediti al contrabbando

12 dicembre 2021
  • In suo nome i camorristi operavano indisturbati, anche perché la Guardia Cittadina era composta dagli stessi camorristi nominati dallo stesso Garibaldi
  • Gli importatori consegnavano ai poliziotti-camorristi congrue somme di denaro (ancora in Ducati) che confluiva quindi nelle casse della criminalità da poco istituzionalizzata dallo stesso Garibaldi

A Napoli Garibaldi era chiamato o zì Peppe (lo zio Peppe). Ed in suo nome i camorristi operavano indisturbati, anche perché la Guardia Cittadina era composta dagli stessi camorristi nominati da Garibaldi

Circolare del 13 gennaio 1862 relativa alla necessità di reprimere il CONTRABBANDO in Terra d’Otranto e prevenire abusi e disordini, servendosi di Carabinieri Reali e Agenti di Pubblica Sicurezza. Ma all’interno del nascente Stato Unitario all’inizio fu il salentino Liborio Romano che si rivolse ai camorristi (e contrabbandieri) per costituire la Guardia Cittadina; ed anche il capintesta Salvatore De Crescenzo e il capintrito Pasquale Merolle, che Garibaldi arruolò nel 1861 come prefetti, erano camorristi (e contrabbandieri); e ancora con i guappi (e contrabbandieri) Nicola Jossa e Nicola Capuano, dopo aver ricoperto incarichi nella Guardia Cittadina nel 1862 saranno convocati dal questore Aveta e promossi delegati di Pubblica Sicurezza. In questo documento si evince la necessità del Prefetto Elia di usare la forza per reprimere il contrabbando e adempiere così facendo agli ordini impartiti dal nascente regno d’Italia e dalla monarchia sabauda. La presente è la Circolare N.5 (originale del governo savoiardo, stampa datata Lecce – 13 gennaio 1862, firmata dal Prefetto Elia e indirizzata a Prefetti, Sindaci e Carabinieri Reali), contenente l’avviso della necessità di reprimere il CONTRABBANDO di sale e tabacco in Terra d’Otranto e prevenire abusi e disordini che esso potrebbe provocare, servendosi di Carabinieri Reali e Agenti di Pubblica Sicurezza. Carabinieri e agenti di pubblica sicurezza venivano ricompensati con la riscossione di due terzi delle somme di ogni contravvenzione, che venivano devoluti in premio a coloro che scoprivano un contrabbando. Ci si chiede quanti contadini meridionali siano stati accusati falsamente di contrabbando…

Gli importatori consegnavano ai poliziotti-camorristi congrue somme di denaro (ancora in Ducati) che confluiva quindi nelle casse della criminalità da poco istituzionalizzata dallo stesso Garibaldi

Sul discusso fenomeno del contrabbando, va anche detto che a Unità avvenuta, i primi contrabbandieri furono alcuni camorristi appena divenuti tutori dell’ordine da Garibaldi. Infatti già sin dalle prime settimane successive all’ingresso di Garibaldi a Napoli (7 settembre 1860), il re dei due mondi aveva da poco inquadrato nel “nuovo” corpo di polizia (in qualità di tutori dell’ordine, commissari di polizia o ispettori) gli stessi camorristi napoletani … che ancora per alcune settimane continuarono a portare la coccarda tricolore sul cappello.
Gigi Di Fiore, Potere camorrista, Napoli, Guida Editore, 1993 ci dice che nel 1860 «La camorra prospera. Il contrabbando è la principale attività. Cresce proprio nei giorni della dittatura di Garibaldi […]. È roba d’o zì Peppe. E tutto viene lasciato passare. Lo zio Peppe, naturalmente è Garibaldi, che i camorristi, con i loro servigi, hanno favorito nel suo ingresso a Napoli». In questa fase del nascente stato unitario, il capintesta Salvatore De Crescenzo (che nel periodo di transizione ricoprì il grado di caposquadra della Guardia Cittadina) decise di avocare alla sua squadra tutte le tangenti sul contrabbando di mare, mentre il capintrito Pasquale Merolle si riservò le tangenti sul contrabbando di terra. Tant’è che in quei mesi caotici e tumultuosi (e soprattutto nella confusione politica e amministrativa della città) i due camorristi sorvegliavano tutti i varchi della città e quando arrivavano a Napoli casse di merci, essi dicevano ai doganieri la famosa frase: è roba di zio Peppe, è roba di Garibaldi. Gli importatori dovettero così consegnare ai poliziotti (camorristi) congrue somme di denaro (ancora in Ducati) che confluiva quindi nelle casse della criminalità / da poco istituzionalizzata dallo stesso Garibaldi.

Tratto da www.Belsalento.com a cura di Giovanni Greco

da Regno delle Due Sicilie.eu

Foto tratta da Wikipedia

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