Grande distribuzione organizzata in crisi? Sì, ma con scenario è variegato. In Sicilia la Lidl ‘spezzava le gambe’, ma oggi tutto è in divenire

2 dicembre 2021
  • Va detto che, nel complesso, le previsioni di tre anni fa di Domenico Iannantuoni sulla Gdo si vanno piano piano avverando
  • La concorrenza dell’online nell’ortofrutta in materia di qualità mette in grande difficoltà la Gdo 
  • L’esempio siciliano: all’inizio l’arrivo dei tedeschi della Lidl ha ‘spezzato la gambe’ a tanti, tra organizzazione ‘teutonica’ e prezzi bassi. Oggi in tanti si stanno adeguando. Il punto interrogativo sull’agricoltura siciliana   

Va detto che, nel complesso, le previsioni di tre anni fa di Domenico Iannantuoni sulla Gdo si vanno piano piano avverando

Scriveva tre anni fa Domenico Iannantuoni, ingegnere, un pugliese che, da anni, vive e lavora a Milano a proposito della Grande distribuzione organizzata, settore che conosce molto bene: “Un volta chiesi, da ingegnere, il significato di Grande distribuzione e la risposta fu ‘Un po’ di tutto’, oppure ‘No parking, no business’ e così via. Ma in realtà io capivo che questa Gdo (Grande distribuzione organizvata) era un vero massacro per l’intero Paese Italia… I piccoli negozi chiudevano a ritmi serrati in cambio di poche centinaia di posti di lavoro per ogni Ipermercato e oggi siamo al collasso: prezzi bassi, vendita dello sconto, strozzinaggio verso i veri produttori di beni e servizi, agricoltori e produttori, ed i salari sono bassi, troppo bassi per reggere il colpo… La Gdo decide tutto della nostra vita: prezzi, buone entrate, sconti e promozioni gratuite come un TIRANNO; o ci stai o sei fuori dal giro! Il mercato si è poi diviso in due parti: quello per i RICCHI e l’altro per i POVERI e chi ha i soldi si salva potendo acquistare i prodotti migliori”. E ancora: “Ma a chi sono rimasti i soldi dopo la scomparsa della classe media? Nei prossimi due anni la Gdo italiana vedrà licenziamenti per almeno duecentomila persone, negli USA questa piaga è già iniziata da qualche anno ed ora è il turno della Francia. Qualcuno timidamente inizia a dire che si stava meglio prima. La scelta della Gdo è stata abominevole e noi come capre abbiamo seguito l’invito dei pifferai magici. Ipermercati sempre più grandi fino al 1991/95, Centri commerciali in sussidio, Outlet in risposta meschina e intanto il Paese perdeva il suo tessuto vitale. Quanti negozianti hanno ceduto nel frattempo le proprie licenze e quanti hanno chiuso? I conti di questo nostro Paese disastrato oggi non tornano più né al Nord, né al Sud. Le Città sono sempre più vuote e senza autovettura non vai da nessuna parte; aspettiamoci il peggio!”.

La concorrenza dell’online nell’ortofrutta in materia di qualità mette in grande difficoltà la Gdo 

L’unico dato positivo – per i consumatori, ma non per gli agricoltori – è la guerra sui prezzi praticata dai discount e, soprattutto, dalle vendite online. I prezzi bassi sono un vantaggio per i consumatori, specie in tempo di inflazione nascosta (e l’Unione europea, oggi più che mai, nasconde l’inflazione e millanta crescite del Prodotto interno lordo che, con la ripresa del Covid, non stanno né in cielo, né in terra). Ma quando i prezzi dei generi alimentari sono troppo bassi, si sa, a farne le spese – oltre agli agricoltori presi per la gola – sono la salute o l’ambiente: o entrambi. ITALIA FRUIT NEWS dedica un articolo alla crisi della Gdo e lo fa dall’angolazione dell’ortofrutta: “In una Gdo sotto attacco e lenta a reagire, quello dell’ortofrutta è uno dei reparti che più di tutti soffre la difficile situazione attuale caratterizzata da nuovi competitor, category killer, esplosione dell’e-commerce: Mario Gasbarrino, Ad di Decò Italia, non le ha mandate a dire nel suo intervento allo Speciale Frutta & Verdura”. Gasbarrino non sembra molto ottimista: “Sono considerato un innovatore ma quello che ho fatto, semplicemente, è stato eliminare i volantini e questo dà l’idea di quanta innovazione ci sia veramente nel comparto. La mia filosofia è: eliminare il superfluo per lasciare spazio all’essenziale. Oggi il supermercato è sotto attacco su due fronti: all’interno del sistema, dove i discount sono cresciuti molto basando la competizione sul prezzo e sul rapporto prezzo-qualità; e all’esterno, con l’online che galoppa ed è ancora più pericoloso perché vuole distruggere il modello attuale basato sulla spesa nei negozi fisici. Attenzione: la qualità dell’ortofrutta portata a domicilio da alcuni portali come Cortilia, di cui sono nel Cda, è superiore a quella media della Gdo”.

L’esempio siciliano: all’inizio l’arrivo dei tedeschi della Lidl ha ‘spezzato la gambe’ a tanti, tra organizzazione ‘teutonica’ e prezzi bassi. Oggi in tanti si stanno adeguando. Il punto interrogativo sull’agricoltura siciliana   

Arriva anche una confessione: per la qualità dell’ortofrutta il commercio online funziona meglio della Gdo. Così si arriva alla conclusione che, per l’ortofrutta, bisogna puntare sulla qualità. E se negli scaffali della Gdo, in materia di ortofrutta, c’è un po’ troppa confusione, meglio tornare ai negozi di frutta e verdura tradizionali. O ai mercatini dove gli agricoltori vendono direttamente ai consumatori i prodotti che coltivano. Anche se non sempre c’è la garanzia che si tratti di prodotti effettivamente coltivati da chi li vende. In ogni caso, è un rischio che vale la pena correre, perché nella Gdo, spesso, l’ortofrutta viene raccolta acerba e conservata nelle celle frigorifere. E’ inutile girarci attorno: proprio sull’ortofrutta serve correttezza verso i consumatori. E dobbiamo ammettere che la Lidl (ma anche altre sigle), sull’ortofrutta, è corretta: su ogni prodotto è indicata la provenienza: se è ortofrutta italiana o estera. La decisione finale spetta al consumatore. Che succederà nel futuro? Le previsioni di Iannantuoni  si stanno rivelando esatte: non mancano le chiusure, o i cambi di sigla: centri commerciali che rimangono in piedi con il cambio del marchio. Noi viviamo a Palermo e possiamo raccontare, per sommi capi, quello che vediamo: l’organizzazione quasi perfetta dei tedeschi della Lidl – che a Palermo conta sette punti vendita – si avverte. Ci sono alcuni centri commerciali che non reggono il passo; e altri invece che si stanno adeguando. Bisogna riconoscerlo: i prezzi di molti prodotti sono più bassi. E gli affetti sull’agricoltura siciliana? Questo è un altro grande tema che merita un articolo a parte.

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