Italia ‘mangiata a pezzi’ ma non gliene frega niente a nessuno: in corso ‘febbrili trattative’ per la Tim

1 dicembre 2021
  • Dalle celebri ‘scorribande’ nella Borsa di Milano ad oggi il mondo è di gran lunga peggiorato. Oggi Fondi e multinazionali si comprano direttamente gli Stati con tutte le persone dentro…
  • La sceneggiata del Governo di Giuseppe Conte sulle delocalizzazioni

Dalle celebri ‘scorribande’ nella Borsa di Milano di Michele Sindona ad oggi il mondo è di gran lunga peggiorato. Oggi Fondi e multinazionali si comprano direttamente gli Stati con tutte le persone dentro…

Tra le fine degli anni ’50 e la prima metà degli anni ’60 del secolo passato un avvocato tributarista, banchiere e finanziere siciliano che si era trasferito a Milano faceva il bello e il cattivo tempo in Piazza Affari. Era nato a Patti, provincia di Messina, si chiamava Michele Sindona. Le sue ‘scorribande’ tra le società dell’epoca quotate in Borsa erano celebri. Per quasi un decennio alcune aziende italiane, destinate a chiudere perché in perdita, rimanevano in vita perché Sindona, per motivazioni che nulla avevano a che vedere con i bilanci aziendali, li faceva ‘volare’ in Borsa, spesso pagando gli stipendi ai dipendenti di tali società, perché al funambolico finanziere faceva comodo che rimanessero in vita per portare avanti speculazioni che, in alcuni casi, gli fruttavano dieci volte il denaro che spendeva per tenerle in vita. Oggi succede una cosa simile – ma all’incontrario – con alcune aziende italiane. A differenza delle aziende che Sindona faceva ‘volare’ in Borsa, le attuali aziende che operano in Italia sono in attivo. Il problema è che sono di proprietà di multinazionali e di Fondi che vogliono chiudere le sedi di tali aziende in Italia per trasferirle in altri Paesi dell’Unione europea dove il costo del lavoro e il sistema di tassazione sono più bassi (in testa, in questa fase, ci sono Romania e Polonia). Sono queste le ‘famigerate’ delocalizzazioni. In pratica, si sbaraccano le aziende italiane non perché sono in perdita, ma perché multinazionali e Fondi debbono guadagnare di più! In Italia, in questo momento, sono sei o sette le aziende di proprietà estera che rischiano la delocalizzazione: cosa, questa, che, se si materializzerà, getterà in mezzo alla strada migliaia di famiglie. Si possono fermare i Fondi e le multinazionali? No, perché ci sono Fondi e multinazionali che hanno bilanci pari a quattro cinque volte i bilanci di quattro cinque Stati messi insieme! Di fatto, se uno Stato fai capricci loro – Fondi e multinazionali – se lo comprano con tutte le persone che c stanno dentro: che è quello che sta succedendo.

La sceneggiata del Governo di Giuseppe Conte sulle delocalizzazioni

Quando il primo Governo di Giuseppe Conte ha provato a mettere un freno alle delocalizzazioni con il Decreto Dignità, tanto sbandierato dal Movimento 5 Stelle e dal Ministro Luigi Di Maio come la risoluzione del problema delocalizzazioni, la Ue è intervenuta e ha imposto che le penalizzazioni riservate alle società che operano in Italia e che delocalizzano non si applicano se i luoghi di produzione vengono spostati in altri Paesi europei. Oggi è così. Ormai le persone, nell’economia liberista, non contano più niente. In queste ore sono in corso trattative sulla Tim. Si parla di Fondi che potrebbero acquisire il colosso italiano delle telecomunicazioni. E le persone – migliaia e migliaia di persone – che lavorano per la Telecom? Se serviranno alla ‘causa’ (cioè agli interessi delle multinazionali  dei Fondi) conserveranno il lavoro, se non serviranno verranno licenziate. Questa è la regola stabilita da multinazionali, Fondi e Unione europea. In queste ore c’è stata una sacrosanta sollevazione contro la Ue che voleva abolire il Natale e il nome di Maria: e la Ue si è rimangiato il demenziale provvedimento. Ma nessuno si è mai lamentato della follia delle delocalizzazioni volute – ribadiamo – dall’Unione europea. Avete mai visto il Parlamento italiano chiedere il blocco delle delocalizzazioni o il blocco della vendita degli ultimi asset italiani? Che senso ha, per l’Italia, non essere più titolare delle reti di telecomunicazione, che oggi, nell’economia, sono praticamente indispensabili? Nel silenzio generale, tra equivoci e disinformazioni, l’Italia, sbaraccando Alitalia, ha sostanzialmente consegnato i cieli italiani a soggetti esteri. Ora tocca alla Tim. Poi toccherà alla gestione delle coste italiane con i ‘bandi europei’. Poi – dopo essersi impossessati di cieli e aeroporti – Fondi e multinazionali andranno a gestire i beni culturali italiani. Ovviamente se la pandemia e i cambiamenti climatici non si ‘mangeranno’ prima liberisti, liberismo, multinazionali e Fondi…

AVVISO AI NOSTRI LETTORI

Se ti è piaciuto questo articolo e ritieni il sito d'informazione InuoviVespri.it interessante, se vuoi puoi anche sostenerlo con una donazione. I InuoviVespri.it è un sito d'informazione indipendente che risponde soltato ai giornalisti che lo gestiscono. La nostra unica forza sta nei lettori che ci seguono e, possibilmente, che ci sostengono con il loro libero contributo.
-La redazione
Effettua una donazione con paypal


Commenti