Il Covid in Italia: perché la ‘lettura’ del Ministro Speranza e del Sottosegretario Sileri potrebbe essere sbagliata

19 novembre 2021
  • Il report Covid 19 dell’Università Cattolica
  • Il ruolo degli stili di vita nell’andamento dei contagi
  • Il dubbio è che, in realtà, in Italia ci si trovi solo in un momento epidemico iniziale rispetto a quanto sta avvenendo in altre realtà europee

di Marco Lo Dico
veterinario, specialista in Malattie Infettive, Profilassi e Polizia Veterinaria

Il report Covid 19 dell’Università Cattolica

Il report-Covid 19 dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (Altems) dell’Università Cattolica raffronta analoghi periodi temporali rispetto alle ondate precedenti, ma credo che non sia adeguato come confronto. Si dovrebbero raffrontare gli stessi periodi epidemici, cioè mettere a confronto lo stesso momento epidemico che nel tempo e nello spazio non necessariamente coincidono. Cosa significa che bisogna paragonare cicli epidemici analoghi? Le malattie respiratorie di tipo influenzale seguono un andamento epidemico ciclico e il quadro epidemico che vi è oggi a Mosca si verifica in altro momento in un altro Paese. L’influenza stagionale, per esempio, segue un andamento ciclico ed è prevedibile sia la ciclicità dell’epidemia, sia la diffusione temporale nell’emisfero terrestre. I focolai tendenzialmente iniziano in Asia dove vi sono le condizioni ideali per l’ecosistema del virus, dove esistono i “i mixer vessel” (serbatoi nei quali il virus si riassembla e dove prende origine il virus stagionale, nel caso dell’influenza, il suino) e grazie agli uccelli migratori fa il giro del mondo. Quindi i focolai e le epidemie e le loro ondate si verificano temporalmente e in luoghi in modo ciclico seguendo i fenomeni migratori, oggi influenzati dai più intensi flussi legati alla mobilità.

Il ruolo degli stili di vita nell’andamento dei contagi

La scorsa Estate la Sicilia, regione meno vaccinata (ma per il turismo vedeva una massa promiscua di soggetti recettivi e potenzialmente diffusori), risultava la prima regione per contagi e si attribuiva la responsabilità alla minore vaccinazione, mentre il contagio diminuiva nelle regioni del Nord più vaccinate, ma che vedevano una vita diversa dal periodo invernale (riduzione della popolazione, minori occasioni di assembramento, minore circolazione della popolazione per vari motivi). Oggi che la Sicilia e altre regioni del Sud sono fra le meno vaccinate, tornano sempre più a scendere nella classifica per contagi (proprio perché cambiano gli stili di vita e le condizioni ambientali) e addirittura risulta la nona e le regioni sopra la media dell’85% sono fra le prime per contagi. Per quanto riguarda il numero di contagi di questa ondata, al momento, la Sicilia è sotto la media nazionale come si evidenzia nel grafico.

Il dubbio è che, in realtà, in Italia ci si trovi solo in un momento epidemico iniziale rispetto a quanto sta avvenendo in altre realtà europee

Oggi, se non cambia l’andamento della curva (e non ci sarebbero motivi per cambiare), siamo nella stessa fase della settimana 9-15 Marzo e 16-22 Ottobre. Se l’andamento sarà analogo, le dichiarazioni del Ministro della Salute-Sanità, Roberto Speranza, e del sottosegretario alla Salute-Sanità, Pierpaolo Sileri, sono frasi politicamente e scientificamente scorrette. Il Ministro Speranza e Sileri dichiarano che i numeri dei contagi in Italia sono minori proprio grazie alla campagna vaccinale più intensa rispetto a quanto avvenuto in altre nazioni europee. Il dubbio è che, in realtà, in Italia ci si trovi solo in un momento epidemico iniziale rispetto a quanto sta avvenendo in altre realtà europee. L’augurio è che abbiano ragione, ma visto che ogni azione del Governo e degli esperti, in questi due anni, è stata smentita dai fatti e dai numeri, la paura resta. Sono le evidenze che vengono negate: le evidenze dicono che si riducono le ospedalizzazioni (non si eliminano) e che invece la circolazione virale aumenta. Consideriamo che il fatto di avere un 80 e più per cento di popolazione vaccinata implica una riduzione delle forme sintomatiche e quindi una minore percezione e consapevolezza del reale numero di positivi giornalieri.

Foto tratta da Il Sussidiario.net

 

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