Cresce il prezzo del pane. Embargo della Bielorussia sul gas verso l’Europa e altro aumento del prezzo dei fertilizzanti?

13 novembre 2021
  • Solito appuntamento del Sabato per fare il punto della situazione sul grano. Ma anche sul futuro dell’agricoltura siciliana, che si deve liberare della vecchia politica clientelare che spreca risorse
  • L’aumento del prezzo del pane visto da Mario Pagliaro
  • Il Reddito di cittadinanza gestito in modo improprio rischia di creare nuovo precariato in Sicilia
  • L’andamento del mercato internazionale del grano. I costi di importazione del cibo in aumento dell’11% per i Paesi sviluppati e dello stratosferico 20% per i Paesi in via di sviluppo
  • La questione del grano OGM di Brasile e Argentina
  • La Bielorussa metterà in pratica l’embargo sul gas verso l’Europa?

Solito appuntamento del Sabato per fare il punto della situazione sul grano. Ma anche sul futuro dell’agricoltura siciliana, che si deve liberare della vecchia politica clientelare che spreca risorse

Rieccoci al nostro consueto appuntamento del Sabato per fare il punto della situazione del grano in Italia e nel mondo. Anche questo fine settimana ci faranno compagnia Mario Pagliaro, chimico del Cnr e appassionato di climatologia e agricoltura, e Sandro Puglisi, protagonista della pagina Facebook Amici del “Grano duro di Sicilia”. Con Pagliaro approfondiremo che cosa sta succedendo nel mondo del pane, dove i prezzi sono in aumento, e sul ruolo trainante che l’agricoltura è destinata ad esercitare in Sicilia nonostante il persistere di un reddito di cittadinanza gestito in modo improprio che crea confusione e difficoltà nell’economia reale; uno strumento che nel Sud, alla lunga, potrebbe dare vita a nuovo precariato, con ulteriore appesantimento dei bilanci dei Comuni siciliani dove ancora oggi il clientelismo spicciolo e nefasto ha la prevalenza sulle scelte politiche e amministrative lungimiranti (far lavorare i percettori del Reddito di cittadinanza nei del Sud e della Sicilia è un tragico errore che potrebbe tradursi, come già accennato, nella creazione di nuovo precariato). Grazie a un articolo di Sandro Puglisi approfondiremo alcuni aspetti del mercato internazionale del grano e anche i possibili, ulteriori aumenti del costo dei fertilizzanti, che potrebbero schizzare ancora all’insù se si inaspriranno i rapporti tra Ue e Bielosussia.

L’aumento del prezzo del pane visto da Mario Pagliaro

“Per comprendere concretamente l’effetto del continuo aumento del prezzo del grano e della sua velocità di crescita – dice Mario Pagliaro – basta guardare all’andamento del prezzo del pane. A Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, i panificatori pochi giorni fa hanno portato il prezzo a 3 euro e 60 centesimi chilo. Ma già pochi mesi fa lo avevano portato a 3 euro al chilo. Dal primo Novembre, lo hanno aumentato ancora del 20%. Oltre all’aumento del costo della farina, scontano anche quello dell’energia elettrica (come potete leggere qui). Apparentemente è lo stesso prezzo e lo stesso aumento registrato a Marsala nella stessa data. In realtà, il prezzo del pane varia in modo significativo con la forma e la ricetta utilizzata. E così apprendiamo che, a Marsala, il prezzo della baguette è salito a 4 euro al chilo, mentre panini di grano tenero e pane nero si vendono a 5 euro al chilo, a 6 euro i cioppini, e a 7 euro le rosette”. Pagliaro ci segnala un articolo pubblicato da Tp24 Economia: “Il pane aumenta a Marsala, e potrebbe aumentare anche in altre città della provincia. A Castelvetrano e Mazara del Vallo i panificatori hanno già fatto dei ritocchi ma non si esclude un ulteriore aumento a cavallo della fine dell’anno”. Tp24 Economia riporta una dichiarazione di  Luigi Giacalone, esponente della  Cna Trapani: “Un aumento inevitabile dati gli alti costi che hanno i panificatori per confezionare il prodotto, e che, comunque, si allinea alla media nazionale”. Un’ulteriore spiegazione dell’aumento del costo del pane arriva da Giuseppe Bonafede, panificatore: “Solo la farina – dice – costa ormai 80 centesimi al chilo, a cui vanno aggiunti i costi dell’energia elettrica, che sono in aumento, quelli di gestione del personale, e i costi per la sicurezza anti Covid. Alla fine dei conti, a noi panificatori resta poco e niente”. Tp4 Economia ha calcolato che per ogni famiglia si tratterà di una spesa mensile in più che oscillerà tra 20 e le 50 euro, a seconda dei componenti del nucleo familiare. Una “stangata” che si aggiunge all’aumento delle bollette di gas e luce. Pagliaro ricorda che in Italia il consumo medio annuale di pane è di 41 kg a persona. “A differenza della pasta – dice ancora Pagliaro – che si trova negli scaffali dei Centri commerciali e, in generale, del piccolo e del grande commercio, che viene prodotta nei mesi precedenti, il prezzo del pane prodotto giornalmente riflette immediatamente il prezzo della farina, che segue in modo quasi istantaneo quello del grano e quello dell’energia. Questo significa che se energia e farina aumenteranno ancora, il prezzo del pane seguirà quasi immediatamente. Lo stesso vale per le aziende ‘energivore’ in cui il costo dell’energia è gran parte del costo di produzione. Ad esempio nei giorni scorsi otto aziende del vetro a Venezia hanno interrotto la produzione a causa del prezzo per loro insostenibile del gas”.

Il Reddito di cittadinanza gestito in modo improprio rischia di creare nuovo precariato in Sicilia

“L’Inps ha fornito nei giorni scorsi i dati per la Sicilia – afferma sempre Pagliaro -. Nella regione più grande d’Italia, 584mila persone vivono col reddito di cittadinanza, e 244mila ricevono quello di emergenza. In queste condizioni, l’agricoltura, finalmente in ripresa grazie al grande aumento del prezzo del grano, è l’unica alternativa nel breve periodo all’emigrazione di giovani e meno giovani. E infatti, le indennità di disoccupazione pagate nel 2020 sono diminuite, seppur di solo 4mila unita dalle 137mila pagate nel 2019. Nel 2021, col prezzo del grano duro che vola verso i 60 euro al quintale, scenderanno ancora. Lo stato delle strade interne siciliane e quello della manutenzione di alvei, corsi d’acqua e condotte idriche ci dice che gli agricoltori siciliani si daranno presto una rappresentanza sociale e politica nuova, simile a quella che ebbero fra la fine della guerra e il varo della Comunità europea. Intanto, sono loro che stanno letteralmente manutenendo e curando il territorio regionale. A loro deve quindi andare il riconoscimento di tutta la comunità siciliana”. Pagliaro pone una questione culturale e politica centrale. La Sicilia che lavora – con in testa gli agricoltori – non può essere rappresentata da chi propone il Reddito di cittadinanza che, in realtà, non è un Reddito di cittadinanza, perché non ha alcuna attinenza con il mondo del lavoro produttivo. Come già accennato, far lavorare i percettori del Reddito di cittadinanza nei Comuni rischia di creare nuovo precariato. In questo scenario l’agricoltura siciliana non può essere rappresentata da chi toglie risorse finanziarie alla cura del territorio – e quindi danneggiando l’agricoltura – per continuare a foraggiare e, addirittura!, a incrementare il peso dei precari nelle pubbliche amministrazioni della Sicilia. Per questo è lodevole lo sforzo di un Sicilianismo moderno, che guarda alla Catalogna, un’idea di una Sicilia diversa, dove l’agricoltura e l’ambiente trovino il giusto equilibrio. E’ la grande scommessa aperta alla società civile e al mondo economico portata avanti da alcuni soggetti politici come Identità Siciliana, Gran Sicilia, Siciliani Liberi e anche dai Socialisti siciliani di Agostino Cascio.

L’andamento del mercato internazionale del grano. I costi di importazione del cibo in aumento dell’11% per i Paesi sviluppati e deello stratosferico 20% per i Paesi in via di sviluppo

Chiusa la digressione politica sul futuro della Sicilia – necessaria, perché il futuro dell’agricoltura siciliana passa da un cambio radicale della politica siciliana con il superamento del clientelismo che spreca risorse – torniamo al grano. Partiamo da un dato segnalato da Puglisi: l’aumento dei costi dell’energia, dei costi di produzione e del costo del cibo segnalati dall’ONU. Che ha pubblicato un rapporto che indica che i Paesi in via di sviluppo risentiranno dell’aumento dei costi di importazione del cibo. I costi di importazione del cibo aumenteranno dell’11% per i Paesi sviluppati, ma di uno sbalorditivo 20% per i Paesi in via di sviluppo. Morale: viviamo in un mondo dove si allarga la ‘forbice’ tra Paesi sviluppati economicamente e Paesi in via di sviluppo.

La questione del grano OGM di Brasile e Argentina

I mercati agricoli statunitensi sono in rialzo. Con “grandi guadagni nel grano, che ha visto la maggior parte dei contratti aumentare di oltre l’1%. I prezzi del grano sono aumentati notevolmente e i trader hanno distribuito un altro giro di guadagni dopo essersi impegnati in acquisti più tecnici. In effetti, il grano di Chicago è stato, ad un certo punto durante la sessione, superiore di 21,75 usc/bu, ma è comunque riuscito a chiudere in positivo di 9,5 usc/bu. Il frumento Minni è aumentato di 7 usc/bu mentre il frumento del Kansas è aumentato di 10,5 usc/bu. Tutto il complesso del grano è stato stimolato dall’ottimismo delle esportazioni e dalla prospettiva di una riduzione delle forniture globali”. Interessante una notizia che riguarda il mais, i cui prezzi, sulla scia del grano della crescita del prezzo del grano, sono in salita, anche se in misura minore. “Pertanto, il divario di prezzo tra grano e mais rimane molto elevato, spingendo i produttori di mangimi a incorporare il mais nelle loro formulazioni”. Leggendo non soltanto le considerazioni di Puglisi, ma anche atri articoli ciò che si coglie è una grande attenzione all’andamento del clima, dagli Stati Uniti alla Russia all’Ucraina (che fino ad oggi non ha scontato grandi problemi climatici, ma che sembra cominci a confrontarsi con il clima un po’ ballerino). Si temono problemi, dalla siccità alle inondazioni. Nel complesso ci si avvicina al 2022 con i prezzi dei cereali in crescita. Una brutta notizia arriva dal Brasile e dall’Argentina, dove si parla di grano OGM resistente alla siccità. Questo è un problema, sia per il grano in sé, sia per il fatto che il grano OGM può finire anche nei mangimi per gli animali e, di conseguenza, nell’organismo umano. la questione è complessa e non può esaurirsi in poche battute. Una discussione andrebbe fatta, tenendo fuori le multinazionali che producono sementi OGM, sennò si rischia di ripetere i tragici errori che si stanno consumando con i vaccini anti-Covid, alcuni dei quali ritirati precipitosamente. I Paesi del mondo non possono diventare i campi di sperimentazione degli OGM prodotti dalle multinazionali, come sta avvenendo oggi.

La Bielorussa metterà in pratica l’embargo sul gas verso l’Europa?

Dalla Russia arrivano le stesse notizie. La produzione di grano russo ha subito riduzioni e questo Paese riduce le esportazioni, mentre il prezzo aumenta. Le tensioni sono crescente, perché dall’Australia arrivano altre brutte notizie, ovvero timori per la qualità del grano alla luce delle abbondanti piogge. Timori superati in Francia, che ha venduto in grano nonostante l’inondazione subita lo scorso Luglio. la dimostrazione che quando c’è carenza di prodotto non si va molto per il sottile. Un elemento da segnalare in questo fine settimana è la “fermezza del dollaro nei confronti dell’euro” che rende i prodotti europei competitive nello scenario internazionale. Brutte notizie per i fertilizzanti, i cui prezzi – soprattutto per gli azotati – restano molto alti. Molto dipenderà dall’Unione europea priva di una vera politica estera, che continua a infastidire la Bielorussia. Continuando di questo passo non è da escludere un embargo sul gas verso l’Europa con un ulteriore aumento del costo dell’energia e di altri fattori della produzione, fertilizzanti in testa.

 

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