Adesso l’Italia punta sul grano duro e tenero prodotto nel Paese dei canguri

9 novembre 2021
  • Tra Agosto e Settembre l’Italia ha importato oltre 100 mila tonnellate di grano australiano 
  • Anche l’Australia è un grande produttore di grano e lo esporta in mezzo mondo
  • In leggero miglioramento il clima in Russia, se è vero che la siccità ha mollato la presa in alcune zone 
  • Qualche problema invece in Ucraina dove le piogge cominciano a scarseggiare 

Tra Agosto e Settembre l’Italia ha importato oltre 100 mila tonnellate di grano australiano 

Non sappiamo se quest’anno i grandi produttori di pasta industriale italiana siano comunque riusciti – o magari ci riusciranno nei prossimi mesi – ad acquistare grano duro canadese (in questo momento gli agricoltori del Canada che producono grano duro non sono molto orientati a vendere: aspettano che il prezzo cresca). Ma un dato è già acquisito: l’Italia , quest’anno, ha acquistato e continua ad acquistare grano australiano, duro e tenero. La notizia la leggiamo in una nota di Sandro Puglisi nella pagina Facebook di Amici del “Grano Duro di Sicilia”: “L’Italia è stata un grande acquirente di grano australiano per tutto l’anno. Ad Agosto e Settembre acquistate rispettivamente 56.322 t e 50.500 t, per un totale di 106.822 t.”. La qualità del grano canadese? Se coltivato nelle zone quasi desertiche le rese sono sì basse, ma la qualità del grano è alta per contenuto proteico, presenza di glutine, colore e peso specifico del chicco. Non sappiamo che tipo di glutine ci sia nel grano duro australiano: ci auguriamo che non sia come quello canadese che si ‘appiccica’ nell’intestino… Ma questi sono discorsi un po’ troppo tecnici. La notizia è che l’Italia, almeno per quest’anno, sembra interessata al grano australiano. Ne sapremo qualcosa quando questo grano duro australiano diventerà – se lo diventerà – pasta? O continueremo a leggere nelle etichette pasta prodotta con “grano Ue” o con “grano non-Ue”? A quando le etichette della pasta con l’indicazione precisa dell’origine del grano? Quando la televisione ci racconterà per filo e per segno, nelle pubblicità, da dove arriva il grano con il quale è stata prodotta la pasta?

Anche l’Australia è un grande produttore di grano e lo esporta in mezzo mondo

In attesa di queste risposte abbiamo già una risposta importante. I cambiamenti climatici hanno ‘terremotato’ le produzioni di grano in Canada, negli Stati Uniti d’America e in Russia, ovvero nei tre Paesi dove si produce più grano al mondo. Così quest’anno è spuntato il grano australiano. Magari Puglisi ci racconterà anche dove finisce il grano prodotto in India dove sono state registrate grandi produzioni di grano che in parte viene esportato. Insomma, dovevano arrivare i cambiamenti climatici per scoprire quanto sia importante l’informazione corretta in agricoltura e, segnatamente, nel mondo del grano, duro e tenero. E visto che il Paese dei canguri sta diventando un riferimento per la produzione di grano, è bene informarsi sul clima. Questa settimana, in Australia – leggiamo su SWB – sono previste piogge”. Da qui la domanda: “Come la pioggia influenzerà la qualità dei raccolti australiani?”. “Nel frattempo – leggiamo sempre su SWB – l’Australia ha esportato 1.309.094 tonnellate di grano a Settembre, in calo del 38% rispetto al totale di Agosto di 2.115.064 tonnellate, secondo gli ultimi dati sulle esportazioni dell’Australian Bureau of Statistics (ABS). La Corea del Sud con 213.506 t è stato il mercato principale per le esportazioni di Settembre, seguita dalla Cina con 135.713 t e dall’Indonesia con 119.600 t. Altri importanti mercati di volume includevano le Filippine con 98.808 t, il Giappone con 83.805 e l’Italia”. Dell’Italia abbiamo già detto. Va aggiunto che il nostro Paese non ha acquistato solo grano duro australiano, ma anche grano tenero: per la precisione, poco più di 80 mila tonnellate di grano tenero (per la cronaca, ricordiamo che l’Italia è un grande importatore di grano tenero canadese, varietà Manitoba, ma anche il tenero canadese ha subito un crollo di produzione).

In leggero miglioramento il clima in Russia, se è vero che la siccità ha mollato la presa in alcune zone 

Qualche notizia anche dalla Russia, che rimane il più importante produttore ed esportatore di grano del mondo. Questo nonostante la riduzione delle esportazioni del 32%, effetto della riduzione della produzione e dell’aumento della tassa sull’esportazione. I prezzi del grano russo sono in aumento. “Secondo l’IKAR – leggiamo sempre su SWB – il grano russo con carico di proteine ​​del 12,5% dai porti del Mar Nero per la fornitura nella seconda metà di Novembre era di 326 dollari a tonnellata libera a bordo (FOB) alla fine della scorsa settimana, in aumento di 2 dollari rispetto alla settimana precedente. Anche SovEcon ha registrato un aumento del grano di 2 dollari, fissandolo a 327 dollari la tonnellata. L’orzo è aumentato di $ 8 a $ 293 la tonnellata, nel frattempo. Il grano russo di terza classe, parte europea della Russia, escluse le consegne, è stato valutato a 14.900 rubli/t (209,2 $), +50 rubli dalla settimana precedente (Sovecon)”. Ci sono zone della Russia dove permane la siccità e altre dove sono arrivate le piogge che favoriscono lo sviluppo dei cereali invernali seminati per il raccolto del prossimo anno.

Qualche problema invece in Ucraina dove le piogge cominciano a scarseggiare 

Ma se in alcune zone della Russia sono tornate le piogge, nel bacino del Mar Nero, la siccità persiste, in particolare in Ucraina. Una mancanza di piogge che interessa, scrive SWB, “circa 1/3 delle superfici e riducendo così le stime di semina autunnale sui cereali invernali. Secondo il ministro dell’Agricoltura ucraino, fino ad oggi è stato raccolto l’87% della superficie coltivata a grano, compreso un raccolto fino ad oggi di 32,3 milioni di tonnellate di grano, 9,6 milioni di tonnellate di orzo e 22,8 milioni di tonnellate di mais. Nel frattempo, le esportazioni di grano dell’Ucraina sono aumentate del 17% a 12,8 milioni di tonnellate finora in questa stagione secondo il ministero dell’Agricoltura. Le esportazioni totali di cereali sono aumentate del 19% a 20,4 milioni di tonnellate, di cui 4,5 milioni di orzo e 2,8 milioni di mais”.

Foto tratta da ResearchGate

 

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