Nella Formazione professionale siciliana si sta riformando il sistema delle clientele tra corruzione e bisogno

13 ottobre 2021
  • Nel settore formativo siamo punto e a capo
  • Il sistema  “votoscambista”
  • “Chi continua a credere in questo sindacalismo ha già perso la partita per la dignità”

da Costantino Guzzo
vice presidente Associazione Sindacale Lavoratori 99,9%
riceviamo e pubblichiamo

Nel settore formativo siamo punto e a capo

Facciamo una riflessione collettiva, come ripete spesso l’ottimo Konare’. Per 40 anni e più, la Formazione Professionale siciliana è stata in mano ad Enti di emanazione sindacale, IAL, Ecap, Enaip e quant’altro. Tali Enti, chiaramente, hanno agito in forma sussidiata, sussidiara, ausiliaria per una finalità costituzionale a cui la Regione siciliana doveva attendere: la Formazione Professionale dei lavoratori siciliani. I sindacati della triplice, purtroppo, si son trovati così ad operare da un lato come Enti padronali, datori di lavoro e, dall’altro, come agenzie sociali di rappresentanza dei diritti dei lavoratori. Questo è stato il “vulnus”, il grande cancro che ha avvermato il sistema e che ha indebolito i diritti dei lavoratori nonché la democrazia in Sicilia. Allorché un lavoratore avesse avuto uno scontro frontale per la difesa dei propri diritti, a chi avrebbe potuto rivolgersi? Al sindacato ? A quale sindacato se proprio stava subendo il sopruso dal sindacato per cui operava? E così ad uno ad uno i lavoratori hanno accettato l’inaccettabile, dal ritardo nel pagamento delle mensilità, arrivato a volte al limite del biennio, alle mancate progressioni di carriera, all’accettare che gente incapace e senza titoli rivestisse ruoli dirigenziali e altre qualifiche superiori del mansionario del CCNL.

Il sistema  “votoscambista”

C’è da dire anche, come la trasmissione Report ha documentato, che il doppio ruolo assunto dai sindacati, padroni e rappresentanti dei lavoratori, ha fatto fiorire un sistema di clientele “votoscambista” che ha assurdamente gonfiato il sistema portandolo alla esplosione che ha ‘macellato’ migliaia di lavoratori che hanno infine perso “l’asino e le carrube”. Al centro di tutto “il lavoro”, merce di scambio con chiunque detenesse un potere di controllo, fosse esso politico o amministrativo o giuridico. Tante funzioni pubbliche sono state messe a tacere: bastava offrire semplice occupazione, bastava offrire lavoro. Gravissimo che in questo sistema di prevaricazione violenta e subdola, realmente fascista giacché usa tale prevaricazione per arrivare al consenso, sia caduta la classe sindacale siciliana. Così vanno letti i fatti della vicenda di Francantonio Genovese, così va letta la sentenza del Tribunale fallimentare di Palermo che sequestra oltre 14 milioni di euro ai rappresentanti sindacali di un Ente direttamente o indirettamente emanazione di un grande sindacato territoriale, così va letta la vicenda dell’immobile di Termini Imerese inserito nello stesso fallimento.

“Chi continua a credere in questo sindacalismo ha già perso la partita per la dignità”

La rete violenta di prevaricazione non teme nulla, come i veri fascisti non temono nulla: vanno avanti non ascoltando le ragioni del popolo, tronfi del loro sistema di potere e sicuri che le parole d’ordine dei loro gagliardetti, “corruzione e bisogno”, avranno la meglio.
Non solo, ma hanno pure il coraggio di dare del fascista a chi usa il megafono per chiedere quella giustizia che mai l’azione sindacale o i tribunali difendono. Aspettiamo da questi prevaricatori da due anni una fantomatica riqualificazione, aspettiamo indennità arretrate, soldi, pignoramenti, aspettiamo che un Albo venga a servire a qualcosa, aspettiamo risposte alle nostre denunce e ai nostri esposti: la maggior parte di noi ha 30 anni almeno di servizio e, dopo esser stata usata e spremuta, si trova a vivere una quotidianità di pena e miseria, se non economica sicuramente morale. Ma la vera prevaricazione violenta e fascista che oggi esclude noi, si sta riorganizzando e sta nuovamente fecondando il suo sistema clientelare: il gagliardetto è sempre lo stesso, “corruzione e bisogno”. Chi continua a credere in questo sindacalismo ha già perso la partita per la dignità.

 

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