Ecco cosa si può fare per limitare gli effetti dei cambiamenti climatici che danneggiano l’agricoltura

11 ottobre 2021
  • Tema affascinante e attuale affrontato nel corso di un convegno che si è svolto a Verona. Il Veneto è avanti anche perché affronta questi problemi difficili e cerca soluzioni possibili. Mentre la politica siciliana pensa ad elicotteri e agli aerei anfibi…  
  • Il ritorno delle fitopatie che non si vedevano da decenni 
  • “Dobbiamo puntare su strumenti innovativi come app, big data, sensori, immagini satellitari e droni, che potranno rendere le coltivazioni italiane più adatte al clima che cambia”
  • La questione dei finanziamenti

Tema affascinante e attuale affrontato nel corso di un convegno che si è svolto a Verona. Il Veneto è avanti anche perché affronta questi problemi difficili e cerca soluzioni possibili. Mentre la politica siciliana pensa ad elicotteri e agli aerei anfibi…  

I cambiamenti climatici stanno cambiando il volto dell’agricoltura mondiale. Si può fare qualcosa per mitigarne gli effetti? Sì. Il tema è stato affrontato nel corso di un convegno che si è svolto a Verona, promosso da Confagricoltura. Incontro importante del quale scrive ITALIAFRUIT NEWS. Alcune indicazioni sono arrivare. Come quelle illustrate da Stefano Vaccari, direttore del Crea, Consiglio per la ricerca e l’economia in agricoltura: “Serve un nuovo approccio al modo di fare agricoltura, con stazioni meteo nelle principali aree produttive, modelli previsionali e alert per gestire meglio l’imponderabile e capire in tempo reale l’evoluzione della produzione”. Di un centro per le previsioni meteorologiche parla da qualche anno Mario Pagliaro, chimico del Cnr e appassionato di climatologia. Lo ha proposto al Governo regionale siciliano. Solo che la politica siciliana sembra più interessata agli elicotteri e gli aerei per spegnare gli incendi… Ovviamente le previsioni meteo corrette non bastano. Servono anche Ricerca, miglioramento genetico (senza scadere negli Oorganismi Geneticamente Modificati) e nuove tecnologie.

Il ritorno delle fitopatie che non si vedevano da decenni 

Durante il convegno si è parlato del ritorno delle fitopatie. Si tratta di alterazioni delle piante di natura fisiologica. Detto in parole più semplici, non si tratta di malattie provocate da miceti, virus, batteri, insetti, acari o da altri esseri del regno animale, ma di alterazioni che la pianta produce da sé, magari in certe particolari condizioni. Vaccari ha parlato di gemme che spuntano in anticipo, di fisiopatie che ricompaiono dopo decenni di assenza. “Stiamo perciò lavorando per produrre nuove varietà di piante che si adattino alle nuove condizioni, senza però cambiare il prodotto, perché anche tra vent’anni i consumatori vorranno i kiwi, le mele, i vini. Con il genome editing, che non è Ogm perché si rafforzano le piante utilizzando il loro Dna, stiamo ottenendo piante resistenti alle malattie, altre allo stress idrico e altre ancora agli eccessi di calore. Stiamo lavorando anche sull’agricoltura di precisione con sistemi previsionali per la difesa delle colture, di simulazione per ottimizzare le risorse idriche, di previsione delle rese per i seminativi”.

“Dobbiamo puntare su strumenti innovativi come app, big data, sensori, immagini satellitari e droni, che potranno rendere le coltivazioni italiane più adatte al clima che cambia”

Insomma, la scienza va avanti. E prova anche a fronteggiare, nei limiti del possibile, gli effetti provocati dai cambiamenti climatici. Sono tanti gli studi in atto per produrre piante in grado di resistere al caldo e di essere coltivare con poca acqua. Magari cambiando anche qualche caratteristica. Così come nell’uva da tavola sono già diffuse le varietà apireni, si sta cercando – per citare un esempio – di produrre melanzane senza semi. Alla fine si scopre che, oggi, per limitare i danni, si deve provare a monitorare l’andamento del clima. Per prevenire i danni da siccità con opportune irrigazioni. O per cercare di proteggere le piante dall’arrivo di gelate (tecnica, questa, che nella Piana di Catania si utilizza già da decenni per tutelare gli agrumi). Sull’importanza delle prevenzione Alberto De Togni, presidente di Confagricoltura Verona, è stato chiarissimo: “I cambiamenti climatici, con frutta e orticole falcidiate da eventi sempre più violenti e imprevedibili stanno mettendo a dura prova l’agricoltura, che anche quest’anno ha pagato un prezzo altissimo con intere colture decimate da grandine e tempeste, oltre che da gelate tardive e lunghi periodi di siccità. Dobbiamo puntare su strumenti innovativi come app, big data, sensori, immagini satellitari e droni, che potranno rendere le coltivazioni italiane più adatte al clima che cambia. L’agricoltura del futuro dovrà passare anche attraverso una gestione più oculata delle risorse idriche e il risparmio energetico, formando una nuova generazione di imprenditori che sia in grado di gestire e maneggiare i nuovi strumenti di precisione”.

La questione dei finanziamenti

E i finanziamenti? Non c’è da aspettarsi molto dalle banche. Dovrebbero essere soprattutto le Regioni a investire nelle tecnologie (a cominciare dalle previsioni meteo). Ma ci vorrebbe una politica illuminata. Solo che in questo momento storico, in Italia, al massimo abbiamo gli ‘illuminati’… Mentre nelle Regioni – a parte qualche caso sporadico – c’è ben poco. Eppure – soprattutto al Sud e in Sicilia dove lo Stato si fa sentire solo per le ‘rapine’ (vedere lo scippo dei fondi Pnrr a Sud e Sicilia e la truffa dell’Autonomia differenziata che servirà solo per rubare altre risorse al Mezzogiorno per darle al Nord) – è con le Regioni che bisogna insistere, lavorando per una nuova politica e per una nuova classe dirigente che non può essere espressa dai partiti politici nazionali.

QUI L’ARTICOLO DI ITALIAFRUIT NEWS PER ESTESO

Foto tratta da Libero Pensiero

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