In Sicilia è in atto un vero e proprio processo di desertificazione bancaria. Sono infatti sempre meno gli sportelli sparsi nell’Isola e sempre meno sono quindi i lavoratori. Lo dice il rapporto sul credito siciliano presentato dall’assessore all’Economia Gaetano Armao. In Sicilia ci sono ancora molte criticità. Una di queste è proprio la desertificazione degli sportelli bancari siciliani, con la conseguente riduzione dei dipendenti “ben oltre i livelli medi del Paese – spiega il report – e solo in parte giustificata dell’evoluzione tecnologica e digitale”.
54 sportelli in meno nel 2020
A fine 2020 le banche con sede legale nell’Isola erano 18, delle quali 15 di credito cooperativo, una società per azioni e due banche popolari, per un totale di 283 sportelli che si aggiungono agli 869 dei grandi gruppi per un totale di 1.179. “Dal 2008 — spiega l’assessore all’economia – c’è stata una riduzione del 35,4 per cento, pari a 644 sportelli, 54 cancellati solo nel 2020. Tendenza, questa, che, pur in linea con quella del Sud, è sensibilmente maggiore rispetto al Centro-Nord. È un quadro con chiari e scuri da cui scaturisce la conferma che anche nel settore credito permane il divario Nord-Sud che si aggrava se connesso alla condizione insulare che svantaggia ancora più i territori”.
I prestiti costano di più sull’Isola
Fra gli altri indicatori, i depositi sono aumentati in un anno da 63 a 70 miliardi di euro, gli impieghi sono rimasti invariati anche se sono aumentati quelli verso le imprese (un aumento di circa 600 milioni di euro), le sofferenze sono diminuite (dal 6,8 al 4,9 per cento). Altra criticità riguarda i tassi d’interesse sui prestiti alle famiglie. Le banche ai siciliani chiedono più garanzie rispetto al resto d’Italia ma soprattutto fanno pagare di più il denaro. In Sicilia i tassi d’interesse sono mediamente più alti rispetto al resto della Penisola e del Mezzogiorno.
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