Sabrina Figuccia spiega perché all’AMAT di Palermo sono stati bloccati gli stipendi dei dipendenti

30 settembre 2021
  • Sempre più problematico lo scenario finanziario dell’Azienda per il trasporto pubblico delle persone di Palermo (AMAT)
  • L’analisi della consigliera comunale Sabrina Figuccia
  • Il taglio del 10% del contratto di servizio 
  • Le preoccupazioni dei sindacati

Sempre più problematico lo scenario finanziario dell’Azienda per il trasporto pubblico delle persone di Palermo (AMAT)

Che succede all’AMAT di Palermo? L’Azienda per il trasporto pubblico della città, questo è noto, non naviga in acqua tranquille. Ma, a quanto pare, la situazione finanziaria si va aggravando, tanto che i dipendenti sono scesi in piazza. A quanto pare, la Ragioneria avrebbe bloccato gli stipendi. Commenta Sabrina Figuccia, consigliere comunale della Lega, che conosce a fondo i problemi dell’AMAT: “Sono passati gli anni, ma alcuni personaggi ancora resistono…e si vede. L’Azienda di trasporto pubblico locale cittadina negli ultimi anni è stata orientata chiaramente nella stessa direzione della cugina AMIA, e ormai non è tanto lontana dal copiarla”. Per la cronaca, l’AMIA è, anzi era l’Azienda che faceva capo al Comune che si occupava della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. Azienda fallita e sostituita dalla RAP. Insomma, per Sabrina Figuccia l’AMAT potrebbe fallire.

L’analisi della consigliera comunale Sabrina Figuccia

La battagliera consigliera comunale ricorda il “contratto di servizio capestro, che accolla all’AMAT il costo di gestione del Tram, che ha affossato i conti aziendali”. Le vicissitudini del Tram di Palermo noi le citiamo spesso: opera faraonica, costata una baca di denaro pubblico (320 milioni di euro per 15 Km di Tram senza gallerie!). Un Tram che, per molte ore del giorno gira quasi a vuoto, con pochissimi passeggeri, ma che viene tenuto in piedi, con costi salatissimi, perché deve giustificare gli appalti milionari per altre sei linee di Tram (in queste ore il Consiglio comunale di Palermo deve esaminare un atto, già ‘bocciato’, che in modo rocambolesco, con interpretazioni urbanistiche molto temerarie, ripropone le nuove linee di Tram che – ribadiamo – il Consiglio comunale ha già ‘bocciato’). Tornando ai conti ‘ballerini’ dell’AMAT, Sabrina Figuccia si sofferma anche sulla “erosione del capitale sociale aziendale” e sulla “vicenda Tarsu/Tosap che fa ridere sia nel merito che nel metodo”.

Il taglio del 10% del contratto di servizio 

Così si arriva alle polemiche di queste ore: “il paventato taglio del 10% del contratto di servizio – dice sempre Sabrina Figuccia . Insomma questa amministrazione ha usato negli anni l’AMAT come un vero e proprio bancomat, ma ormai i fondi sono finiti. I dipendenti, pochi, manifestano sotto il palazzo di città per un già programmato ritardo dei pagamenti degli stipendi. Pochi dipendenti, appunto, e questa è la misura di quanto le parti sociali presenti in Azienda abbiano fallito. I lavoratori non si sentono rappresentati da chi è rimasto immobile vedendosi passare sotto gli occhi, a volte anche in maniera compiacente, la distruzione di quella che doveva essere il fiore all’occhiello di questa città. Palermo ha bisogno di un rinnovamento profondo – conclude la consigliere comunale – gli attori adesso in campo sono assolutamente inadeguati, legati ancora alle dinamiche del manuale Cencelli che ha reso ostaggio l’Azienda fino a ieri…beate e agognate promozioni”

Le preoccupazioni dei sindacati

Sul Giornale di Sicilia leggiamo una dichiarazione di Carlo Cataldi, coordinatore regionale Cobas trasporti, che ricorda i problemi legati alla “questione della pandemia. Perché se in tempi pre COVID-19 gli autobus potevano garantire una capienza al 100%, le cose si complicano con le restrizioni anti-contagio. Per garantire un servizio efficiente bisognerebbe incrementare il numero di mezzi per le strade. E invece mentre in tutta Italia ci sono più autobus a disposizione dei cittadini, a Palermo si fa sì che il servizio pubblico subisca dei tagli”. Aggiunge Corrado Maria, segretario Ugl: “Speriamo che oggi qualcuno ci ascolti, questa storia deve finire: chi lavora deve essere pagato”.

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