Appello contro l’azione disciplinare che potrebbe colpire la siciliana ribelle Nunzia Alessandra Schilirò

28 settembre 2021
  • La cosa che colpisce è che questo appello – lanciato da Byoblu – fino ad ora sia stato condiviso da una sola forza politica, Italexit di Paragone. Che fine ha fatto la sinistra italiana che si batteva per rendere democratica la vita dei militari?
  • La degradazione del generale dei Carabinieri Pappalardo dopo tanni anni non è un po’ tragicomica? 
  • La necessità di interrompere la deriva autoritaria in atto

La cosa che colpisce è che questo appello – lanciato da Byoblu – fino ad ora sia stato condiviso da una sola forza politica, Italexit di Paragone. Che fine ha fatto la sinistra italiana che si batteva per rendere democratica la vita dei militari?

Due siciliani, in questo momento, sono nell’occhio del ciclone: Nunzia Alessandra Schilirò, vice questore di Roma, catanese, e ex generale dei carabinieri Antonio Pappalardo, palermitano, 75 anni, leader dei Gilet arancioni, protagonista di proteste anche accese e ogni tanto un po’ sopra il rigo. Le ‘malelingue’ raccontato che i provvedimenti adottati nei confronti di Pappalardo – in verità piuttosto tardivi – servirebbero per giustificare la ‘punizione’ che il Governo italiano si accingerebbe ad appioppare alla battagliera vice questore Schilirò, rea non solo di aver partecipato alla marcia dei 100 mila di Roma contro il Green pass, ma di essere anche intervenuta criticando l’esecutivo. La poliziotta ha definito “illegittimo” il Green pass e ha rivendicato “il sacro dovere della disobbedienza civile dinanzi a leggi ingiuste”. Insomma, siccome Pappalardo, al potere e ai potenti d’Italia, gliene ha dette di tutti i colori, sarebbe un po’ sconveniente ‘castigare’ la vice questore siciliana senza avere prima ‘castigato’ il generale ribelle di Palermo.

La degradazione del generale dei Carabinieri Pappalardo dopo tanni anni non è un po’ tragicomica? 

Ora, nonostante la degradazione del generale dell’Arma Pappalardo e l’annunciato ‘castigo’ per la Schilirò, a noi questa storia fa un po’ sorridere. Che senso ha, dopo tanti anni, prendersela con il generale Pappalardo? E anche sulla Schilirò, che senso ha criticarla se, da anni, si parla di rendere liberi di parlare gli esponenti delle forze dell’ordine? E’ stata, la democratizzazione dei militari, una battaglia della sinistra italiana. Vero è che il PD non può più essere considerato un partito politico di sinistra, però è molto singolare che, fino ad ora, in difesa della coraggiosa esponente della Polizia, l’unica forza politica che ne sta rendendo le difese è Italexit di Gianluigi Paragone. Chissà, magari tra qualche giorno ci saranno altre forze politiche disposte a formare l’appello lanciato da Byoblu, dove si chiede di interrompere il procedimento disciplinare nei riguardi di Nunzia Alessandra Schilirò. Al Governo di Mario Draghi, infatti, la protesta contro il Green pass -che coinvolge non soltanto i non vaccinati contro il Covid, ma anche tanti cittadini vaccinati che non condividono questa sorta di ricatto. Il Green pass, infatti, non ha alcunché di scientifico, dal momento che anche un vaccinato può infettarsi e infettare. Il Governo ha messo in campo il green pass per convincere-costringere i cittadini a vaccinarsi, pena la perdita di diritti: atteggiamento, questo, tipico dei regimi totalitari.

La necessità di interrompere la deriva autoritaria in atto

“Nunzia Alessandra Schilirò, vicequestore di Roma – si legge nell’appello di Byoblu – che può esibire una fulgida carriera costellata di attività meritorie nel contrasto alla criminalità, con molti casi risolti di femminicidio, è sotto azione disciplinare da parte del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno. La celerità nel rispondere, con durezza, al “delitto” della Schilirò è pari solo alla prudente lentezza con cui lo stesso Ministero ha reagito, nel recente passato, ai rave party all’insegna dell’illegalità o allo sfruttamento dell’immigrazione. Evidentemente, Nunzia Alessandra si è macchiata di un’illegalità ben più grave, di un crimine addirittura intollerabile agli occhi di chi gestisce le forze dell’ordine e la pubblica sicurezza in Italia”. E ancora: “La dottoressa Schilirò ha semplicemente esercitato, da privata cittadina, alcuni diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione: 1) il diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi di cui all’art. 17 della Costituzione; 2) Il diritto di associarsi liberamente di cui all’art. 18 della Costituzione; 3) il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione di cui all’art. 21 della Costituzione; 4) il diritto concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale di cui all’art. 49 della Costituzione. Nessuno di questi diritti può essere conculcato, qualunque sia la condizione personale del soggetto che abbia deciso di esercitarli. E ciò in base ad un’altra norma basilare, l’articolo 3, secondo cui tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, senza distinzione, tra l’altro, di opinioni politiche e di condizioni personali e sociali. L’attacco politico, mediatico e amministrativo in atto nei confronti del vicequestore di Roma è tanto più grave in quanto non va solo a colpire un comune cittadino, mettendolo alla gogna per aver espresso le proprie legittime opinioni ma – peggio – punta a censurare e ridurre al silenzio un servitore dello Stato che ha adempiuto a un preciso dovere contemplato dalla stessa Costituzione italiana su cui ha giurato: il dovere di difendere la Patria (“sacro dovere del cittadino” secondo l’articolo 52) e di adempiere ai propri “doveri inderogabili di solidarietà politica e sociale” di cui all’articolo 2”. Nell’appello si sottolinea “l’urgenza improcrastinabile di interporre una barriera di libertà contro la deriva liberticida e autoritaria in atto”. E ancora: “La lenta, ma progressiva erosione del diritto di esprimersi, sta diventando una frana inarrestabile che va ad influire direttamente sull’uomo e sulla donna che indossano una divisa”.

 

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