Gli ‘europeisti’ vogliono un ‘golpe leghista’ per sbarazzarsi di Salvini? Gli eventuali effetti in Sicilia/ MATTINALE 450

24 settembre 2021
  • E’ l’Unione europea dell’euro che sta cercando di mettere in minoranza nella Lega Matteo Salvini?
  • Ormai è ufficiale: quello di Mario Draghi è il Governo di Confindustria contro le istanze popolari e contro il Sud e la Sicilia (al netto degli ‘ascari’ siciliani, ovviamente, pronti al ‘lecchinaggio’ verso i nuovi padroni)
  • Un ‘golpe’ per disarcionare Matteo Salvini dalla segreteria della Lega? E’ l’unica possibilità per gli eventuali ‘golpisti-leghisti-europeisti’… 
  • I possibili candidati della Lega alla presidenza della Regione siciliana? Luca Sammartino e Nino Minardo

E’ l’Unione europea dell’euro che sta cercando di mettere in minoranza nella Lega Matteo Salvini?

C’è grande fermento nella Lega, a Roma e in Sicilia. Con molta probabilità, l’Unione europea dell’euro sta provando a spaccare questo partito. E lo sta facendo utilizzando il tradizionale egoismo delle Regioni Lombardia e Veneto. Tanti osservatori danno Giancarlo Giorgetti, attuale Ministro dello Sviluppo economico leghista, come un possibile avversario di Matteo Salvini. Noi non crediamo molto a questa tesi. Giorgetti non ha la statura politica per confrontarsi con Salvini. E sta dimostrando di essere un pessimo uomo di governo. A nostro modesto avviso, l’unico che potrebbe prendere il posto di Salvini – ammesso che ci riesca – è il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che invece ha dimostrato di essere un ottimo uomo di governo. Ma sono discorsi molto aleatori. Che convenienza avrebbe, infatti, Zaia a mettersi contro Salvini? Il quale, in questa fase, non sta muovendo molte pedine. Ha assecondato le Regioni Lombardia e Veneto che gli hanno chiesto di entrare a far parte del Governo di Mario Draghi. Ma quando in Aula ci sono di mezzo questioni politiche delicate si smarca, e lascia ai parlamentari la libertà di azione. E infatti sul voto finale sul Green pass hanno votato a favore 69 parlamentari su 132 (gli altri hanno disertato la votazione).

Ormai è ufficiale: quello di Mario Draghi è il Governo di Confindustria contro le istanze popolari e contro il Sud e la Sicilia (al netto degli ‘ascari’ siciliani, ovviamente, pronti al ‘lecchinaggio’ verso i nuovi padroni)

I giornali e le televisioni filogovernative – che sono la stragrande maggioranza – continuano a celebrare Draghi come il salvatore. Ma in queste ore il presidente del Consiglio ha commesso un grave errore: prendersi gli appalusi a scena aperta di Confindustria. Perché è stato un errore? Perché Confindustria ha chiesto e ottenuto dall’attuale Governo due provvedimenti impopolari: lo sblocco dei licenziamenti e lo sblocco dei fitti. Non solo. Sono le imprese del Nord che hanno preteso e ottenuto dal Governo Draghi una parte dei fondi del Pnrr del Sud e della Sicilia, lasciando intere province del Sud e della Sicilia senza risorse europee. Con gli appalusi degli industriali a Draghi i cittadini del Sud e della Sicilia non hanno molti motivi per apprezzare il Governo Draghi (il riferimento è ai meridionali e ai siciliani che seguono i fatti economici). Così oggi il Governo Draghi è ormai, ufficialmente, il Governo che piace a Confindustria e al Nord. Questo, inevitabilmente, mette in difficoltà i partiti politici che lo sostengono, che i voti li prendono dal popolo e non dai confindustriali. Questo spiega perché lo stesso Governo Draghi, pur avendo in Parlamento una maggioranza ‘bulgara’, va avanti a colpi di voti di fiducia: è evidente che il capo del Governo teme di andare alla normale gestione parlamentare delle leggi che arrivano in Aula: dibattiti, votazione sugli articoli e sugli emendamenti. Così pone a ripetizione la fiducia. In un altro articolo illustreremo perché, in prospettiva, i conti nel Governo Draghi cominciano a non tornare, checché ne dicano le fanfare che lo incensano un giorno sì e l’altro pure. Diamo solo un dato: il Governo, pur con la forza mediatica che sta impiegando, pur con le forzature che sta mettendo in campo (vedi la vergogna del Green pass all’italiana, di fatto il tentativo di costringere i cittadini a vaccinarsi, pena la perdita di diritti) non riesce a scalfire lo zoccolo duro dei 14 milioni circa di italiani che non ne vogliono sapere di farsi inoculare il vaccino anti-Covid delle multinazionali farmaceutiche.

Un ‘golpe’ per disarcionare Matteo Salvini dalla segreteria della Lega? E’ l’unica possibilità per gli eventuali ‘golpisti-leghisti-europeisti’… 

Ma la Lega non è in fermento solo a Roma. Anche in Sicilia le acque sono in movimento. Fino a questo momento, se non ci saranno scissioni nella Lega, lo schema per la Sicilia dovrebbe essere il seguente: la presidenza della Regione siciliana dovrebbe andare alla Lega; il Comune di Catania a Fratelli d’Italia; mentre il Comune di Palermo è in bilico tra Forza Italia e gli ex democristiani del Cantiere Popolare. Ribadiamo: questo schema vale se non interverranno novità dentro la Lega, che è oggetto della solita ‘OPA’ da parte degli ‘europeisti’. Per essere chiari: gli ‘europeisti’ sono quelli che, tra il 2013 e il 2014, hanno spaccato Forza Italia con la creazione del Nuovo Centrodestra dell’ex Ministro Angelino Alfano; e sono anche quelli che – non sappiamo con quali ‘mezzi’ – hanno praticamente distrutto il Movimento 5 Stelle facendolo diventare quello che è oggi: un Movimento di poltronisti che ‘scodinzolano’ al cospetto del PD. Alla fine di questa esperienza Alfano è scomparso dall’agone politico, mentre Giuseppe Conte dovrebbe provare a salvare il salvabile del Movimento 5 Stelle: cosa difficile, perché per riuscirci dovrebbe staccarsi dal PD e, soprattutto, dovrebbe chiudere con il Governo Draghi. Ci riuscirà? Ci sembra improbale. Ebbene, lo stesso trattamento gli ‘europeisti’ lo vorrebbero riservare alla Lega, fomentando una scissione che dovrebbe indebolire questo partito: e vogliono farlo in fretta, perché in questo momento hanno grossi problemi con l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Ci riusciranno? Non lo sappiamo. L’operazione Alfano, in Forza Italia, è stata fatta con il consenso di Berlusconi che, in cambio, non ha avuto ‘camurrie’ con le sue aziende. A portare i grillini nel recinto del Pd ha pensato Beppe Grillo. Ebbene, non sappiamo cosa ci guadagnerebbero Zaia e Giorgetti spaccando la Lega: magari contribuirebbero a far eleggere al Quirinale un altro esponente del PD, magari Romano Prodi, che è tornato a ‘cassariarsi tutto’, come dicono a Catania. E poi che farebbero? Diverso è il discorso di un ‘golpe’, cioè di un ‘siluramento’ di Salvini per assumere il controllo della segreteria della Lega. Ma la metà dei parlamentari della Lega che non segue il Governo Draghi non è un segnale incoraggiante per gli eventuali ‘golpisti-leghisti-europeisti’…

I possibili candidati della Lega alla presidenza della Regione siciliana? Luca Sammartino e Nino Minardo

Lo scenario romano, evidentemente, influenzerà la Sicilia. Se non interverranno novità, il centrodestra dovrebbe vincere le elezioni regionali, le elezioni comunali a Palermo e le elezioni comunali a Catania. Per vincere il centrosinistra dovrebbe spaccare il centrodestra e portarsene un ‘pezzo’ dalla propria parte. La speranza del centrosinistra siciliano è legata alla eventuale spaccatura della Lega. Ciò posto, senza variazioni, nel centrodestra siciliano c’è un accordo politico forte, al netto di due soggetti in uscita che invece vorrebbero ancora restare protagonisti: il presidente della Regione, Nello Musumeci, e il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè. Qui i partiti – ad eccezione di Forza Italia versione Miccichè – sono uniti negli obiettivi, ma non nei nomi. Luca Sammartino, ad esempio, ha lasciato il PD per i renziani per poi approdare nella Lega con l’obiettivo di diventare il candidato alla presidenza della Regione siciliana. Ma nella Lega siciliana ci dovrebbe essere già chi, da tempo, scalda i motori per una possibile candidatura. Chi? Anche, perché no?, il coordinatore regionale dei leghisti, Nino Minardo. O altri candidati ancora. E’ per questo che noi non vediamo più come possibile candidato del centrodestra alla guida della Sicilia l’uscente Nello Musumeci. Ed è sempre per questo che vediamo lui e il citato Miccichè in un possibile Listone per Draghi. Sì, anche Miccichè, che nel centrodestra non potrebbe mai e poi mai prendersi per la terza volta la presidenza dell’Assemblea regionale siciliana. Su Catania non crediamo ci siano problemi per un sindaco di Fratelli d’Italia. Su Palermo, invece, c’è ‘maretta’. Francesco Scoma ha fatto lo stesso percorso di Sammartino: è passato da Forza Italia ai renziani per poi approdare alla Lega nelle stesse ore in cui annunciava di volersi candidare a sindaco di Palermo. Ma qui ci sono altri possibili candidati: per esempio, l’attuale assessore reginale alla Formazione professionale, Roberto Lagalla e, magari, l’ex presidente del Parlamento siciliano, Francesco Cascio. Insomma, un po’ di ‘folla’ a Palermo c’è…

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