Incredibile: si sono presi a umma umma il grano duro antico siciliano Perciasacchi e gli hanno cambiato il nome! E’ normale tutto questo?/ MATTINALE 491

15 settembre 2021
  • Una storia di colonizzazione ai danni della Sicilia che viene denunciata dal presidente di Simenza, Giuseppe Li Rosi 
  • ” Il nostro Perciasacchi, dal momento della sua iscrizione al Registro delle varietà da conservazione, è stato richiesto in Italia e in Europa per produrre pasta di eccellenza. Ma questa situazione è risultata indigesta ad alcuni grandi operatori del settore…”
  • Da almeno cinque anni alcune multinazionali cercano di mettere le mani sui grani antichi siciliani
  • Finirà come il grano duro Senatore Cappelli, che è stato scippato a Sud, Sicilia e Sardegna da un gruppo del Nord Italia?

Una storia di colonizzazione ai danni della Sicilia che viene denunciata dal presidente di Simenza, Giuseppe Li Rosi 

Dopo lo scippo agli agricoltori di Sud, Sicilia e Sardegna della varietà di grano duro Senatore Cappelli, che il Governo nazionale ha, di fatto, consegnato a una società del Nord Italia (la SIS di Bologna: cosa c’entri Bologna con il grano duro è un mistero…), dopo che alcune Regioni del Nord Italia hanno cominciato a coltivare grani antichi siciliani, è in atto un tentativo di scippare alla Sicilia una varietà di grano antico di grande pregio: il Perciasacchi , addirittura provando a cambiargli il nome! La storia – come ora racconteremo – è nell’aria da tre quattro anni. La notizia di questi giorni è che Simenza – una delle più importanti esperienze in materia di tutela della biodiversità siciliana – ha denunciato il tentativo di questo nuovo scippo a Roma e ha coinvolto la Regione siciliana. Cosa sta succedendo lo ha illustrato in un post su Facebook il presidente di Simenza, Giuseppe Li Rosi: “Stiamo assistendo ad una ennesima colonizzazione post-moderna della Sicilia che continua a non avere alcuna giustificazione morale e politica. Da circa un anno, alcuni soggetti non aggettivabili hanno approfittato di una legge truffa (leggasi Registro Volontario) che ha permesso di iscrivere come varietà ‘Khorasan‘, quello che con buona probabilità è il nostro ‘Perciasacchi’. La Sicilia ha tanti difetti, ma possiede il più straordinario patrimonio di agrobiodiversità d’Europa”.

” Il nostro Perciasacchi, dal momento della sua iscrizione al Registro delle varietà da conservazione, è stato richiesto in Italia e in Europa per produrre pasta di eccellenza. Ma questa situazione è risultata indigesta ad alcuni grandi operatori del settore…”

“La missione di Simenza, sin dalla fondazione – prosegue Li Rosi – è quella di tutelare e valorizzare il patrimonio di agrobiodiversità siciliana. Abbiamo fatto il possibile e l’impossibile per regolamentare l’iscrizione delle nostre 54 popolazioni di grano al Registro nazionale delle varietà di Conservazione, condizione necessaria per realizzare una filiera certificata a tutela del consumatore e degli agricoltori onesti. Abbiamo formato agricoltori sementieri per lo sviluppo e la valorizzazione dei grani ‘antichi’ per concretizzare filiere
e costituendo un mirabile esempio di una nuova economia sana e sostenibile. Il nostro Perciasacchi, dal momento della sua iscrizione al Registro delle varietà da conservazione, è stato richiesto in Italia e in Europa per produrre pasta di eccellenza. Ma questa situazione è risultata indigesta ad alcuni grandi operatori del settore, che hanno pensato di sostituire la denominazione ‘Perciasacchi’ con ‘Khorasan’ approfittando del suddetto artificio legislativo. Per evitare ulteriori danni agli agricoltori custodi siciliani, agli operatori del settore e ai consumatori, Simenza sta portando avanti un’azione nelle sedi istituzionali. Siamo già stati convocati dalla IX Commissione Agricoltura in Senato e abbiamo sollecitato e supportato dal punto di vista scientifico l’assessorato regionale all’Agricoltura, che ci ha assicurato la sua volontà di procedere in tal senso, a richiedere chiarimenti e l’istituzione di un tavolo tecnico al MIPAAF. Cercheremo, confidando anche nel vostro appoggio, di evitare che sia perpetrato l’ennesimo scippo ‘autorizzato’ ai danni della Sicilia e di iniziare un processo di de-colonizzazione per bloccare questo tentativo di appropriazione indebita di risorse genetiche. Vi ringraziamo per l’attenzione per le eventuali condivisioni”.

Da almeno cinque anni alcune multinazionali cercano di mettere le mani sui grani antichi siciliani

In verità, è da almeno cinque anni che grandi gruppi economici e finanziari internazionali speculativi cercano di mettere le mani sui grani antichi della Sicilia. Tre anni fa abbiamo segnalato, grazie sempre a Li Rosi, un convegno andato in scena a Bologna. Appuntamento che, in un certo senso, ha anticipato quanto sta succedendo oggi. Il titolo del nostro articolo di tre anni fa è: “Gli americani del Kamut si vogliono prendere i grani antichi della Sicilia? Parla Giuseppe Li Rosi“. Tre anni fa ammettevamo che il convegno di Bologna ci era sfuggito (ma perché nei fatti che riguardano i tentativi di colonizzare i grani del Sud Italia e della Sicilia ricorre sempre Bologna?). “E invece è stato un convegno molto importante – ci ricordava tre anni fa Li Rosi – che ci dà la misura del segno dei tempi… Il convegno internazionale di Bologna è stato organizzato da un gruppo economico – la Kamut Enterprise – che fino ad oggi ha fatto grandi numeri con il Kamut-Khorasan (QUI UN APPROFONDIMENTO). Solo che, oggi, il mondo è cambiato. E questo gruppo non fa più i numeri di qualche anno fa. E allora…“E allora stanno cercando alternative. E, se proprio la volete sapere tutta, a mio modesto parere potrebbero aver gettato gli occhi sui grani antichi della Sicilia”. Già tre anni fa si parlava del Khorasan. Tre anni fa ponevamo la seguente domanda a Li Rosi: “Se non ricordiamo male, il grano venduto con il marchio Kamut è geneticamente molto simile alla nostra varietà antica Perciasacchi. O almeno così scrive Giuseppe Russo, che su tale materia non è l’ultimo arrivato, secondo il quale la varietà di grano duro antico della Sicilia, Perciasacchi, sarebbe assimilabile al grano venduto con il marchio Kamut (il nome della varietà è Khorasan): insomma, sarebbero lo stesso tipo di grano, cioè il Triticum turgidum ssp. turanicum (QUI UN ARTICOLO). Lei che ne pensa?”. Secca la risposta di Li Rosi: “Non entro nel merito delle analisi biomolecolari, ma dico che questo dà forza alla mia tesi: gli americani potrebbero aver gettato gli occhi sui grani antichi della Sicilia”.

Finirà come il grano duro Senatore Cappelli, che è stato scippato a Sud, Sicilia e Sardegna da un gruppo del Nord Italia?

Per la cronaca, il tanto celebrato Kamut non è una varietà di grano duro, ma un marchio che si coltiva in Montana e in Canada. Del grande inghippo del Kamut abbiamo scritto nel Giugno scorso dopo un servizio di Report. Il Kamut non fa più i numero di un tempo e allora… Tre anni fa Li Rosi precisava: “Per mia abitudine, mi attengo ai fatti. Un noto gruppo statunitense che da anni opera con successo nel mondo dei cereali, dal 13 al 15 giugno scorso, organizza un convegno internazionale a Bologna. Parteciparvi costa 400 euro. Le relazioni sono in inglese. La maggior parte degli agricoltori che vi ha preso parte non era italiana e meno che mai siciliana. Hanno parlato di innovazione legata alla valorizzazione della biodiversità dei grani italiani. E’ chiaro che hanno parlato anche dei grani antichi della Sicilia”. La domanda oggi è: riusciranno “alcuni soggetti non aggettivabili”, come li ha definiti Li Rosi, a utilizzare il grano duro antico siciliano Perciasacchi, chiamato con un altro nome? Questi ultimi, tra qualche anno, diranno che gli ‘abusivi’ sono gli agricoltori siciliani e si prenderanno la varietà Perciasacchi con il nome cambiato, impedendo agli agricoltori siciliani di coltivarlo senza il loro ‘permesso’, com’è avvenuto con il Senatore Cappelli? Noi, ormai, ci aspettiamo di tutto. Ricordiamo che quando si profilò all’orizzonte l’operazione Senatore Cappelli, lo scippo era così assurdo e così colonialista che sembrò una follia nordista: e invece oggi la varietà Senatore Cappelli la gestiscono i bolognesi. Ricordiamoci che in Italia, quando c’è da derubare il Sud e la Sicilia, tutto diventa facile e lecito…

Foto tratta da Pane e Caffè

 

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