Covid, Sindacato Infermieri all’attacco: mille e 848 sanitari contagiati in 30 giorni. Situazioni gravi in Sicilia

15 settembre 2021
  • Parla Antonio De Palma, presidente del Sindacato degli Infermieri italiani Nursing Up: “Se ad oggi, 50 infermieri al giorno, quasi tutti vaccinati, si ammalano ancora di Covid, abbiamo diritto a una spiegazione. Vogliamo che sia fatta luce su quanto sta accadendo”
  • “Nessuno ha il diritto di nascondere la verità, quando in ballo c’è la salute degli infermieri e dei cittadini”
  • ” Chiediamo ora di conoscere qual è la finestra temporale di efficacia del vaccino al quale volontariamente ci siamo sottoposti”
  • Pesante la denuncia sulla gestione Covid in Sicilia: “Alcuni dei professionisti che si sarebbero infettati a Palermo, evidentemente all’oscuro delle loro condizioni, avrebbero infettato anche altri colleghi, pazienti e forse anche loro familiari”

Parla Antonio De Palma, presidente del Sindacato degli Infermieri italiani Nursing Up: “Se ad oggi, 50 infermieri al giorno, quasi tutti vaccinati, si ammalano ancora di Covid, abbiamo diritto a una spiegazione. Vogliamo che sia fatta luce su quanto sta accadendo”

Colpiscono, per i contenuti e per il tono accorato, le dichiarazioni di Antonio De Palma, presidente del Sindacato degli Infermieri italiani Nursing Up. Tema: i tanti infermieri colpiti dal Covid. “I dati dell’Istituto Superiore della Sanità sono inconfutabili e non possono passare, pericolosamente, sotto traccia – leggiamo su in salute news -. 1.848 operatori sanitari contagiati negli ultimi 30 giorni: numeri preoccupanti, se si pensa che sono trascorsi ben 17 mesi dall’inizio della Pandemia, e il 70% degli italiani, ovviamente compresi infermieri e medici, sono stati sottoposti alle due dosi di farmaco anti-Covid. Cosa succede? Certo non ci troviamo solo di fronte alla problematica, fin troppo sottovalutata, della non totale efficacia dei vaccini. Lo sapevamo, noi infermieri, quando abbiamo deciso di sottoporci, coscientemente, in massa, alle somministrazioni. Ne erano e ne sono a conoscenza i cittadini. Ma non ci vengano a dire, di fronte all’esplodere delle varianti, che è tutto sotto controllo e che dovevamo aspettarcelo. La rabbia di un sindacato delle professioni sanitarie come il nostro, che da sempre lotta al fianco degli infermieri, non sta tanto nell’apprendere dei nuovi contagi, perché siamo abituati alla lotta, alla sofferenza. Abbiamo pagato in termini di infezioni e vite umane come nessuno, e certo continueremo a farlo. Ci indigna non sapere cosa sta accadendo realmente. L’INAIL parla chiaro: l’82% degli operatori sanitari che si ammalano, nel comparto sanità, sono ancora infermieri. La categoria, che oggi, in assoluto, è al primo posto come numero di decessi, tra tutti i lavoratori italiani, è la nostra. Qui non si tratta di sterili polemiche, siamo quelli abituati a combattere e a farlo nel silenzio delle stanze e delle corsie degli ospedali. Ma se ad oggi, 50 infermieri al giorno, quasi tutti vaccinati, si ammalano ancora di Covid, abbiamo diritto a una spiegazione. Vogliamo che sia fatta luce su quanto sta accadendo”.

“Nessuno ha il diritto di nascondere la verità, quando in ballo c’è la salute degli infermieri e dei cittadini”

Il sindacato degli infermieri parla di “situazioni non del tutto chiare”. E aggiunge: “Vogliamo comprendere fino a che punto gli infermieri già vaccinati si stanno ammalando di nuovo, vogliamo sapere se questa impennata di casi è stata presa in considerazione dagli organismi di vigilanza al fine di valutare la reale efficacia del vaccino”. Antonio De Palma lancia alcuni interrogativi: “Insomma, se in un contesto tanto ristretto, cioè quello degli ospedali italiani, dove il rischio di imbattersi nel virus è superiore, in un solo mese il numero dei nuovi operatori sanitari infettatati è schizzato a quota 2.000 nonostante tutte le norme di prevenzione oggi applicate, dalle mascherina alle tute ed ogni quant’altro, cosa accadrebbe ai normali cittadini vaccinati, se ci fosse una recrudescenza di pervasività del SARS-CoV-2, e quindi se il virus tornasse a circolare, anche per poco tempo, nelle scuole, negli uffici o nei locali pubblici italiani dove non c’è lo stesso livello di utilizzo degli strumenti di prevenzione come invece accade nei nosocomi? Se il numero di cittadini re-infettati in rapporto al loro numero complessivo fosse percentualmente analogo a quello degli infermieri che oggi si infettano negli ospedali, potremmo davvero essere certi dell’attuale, dichiarato, livello di protezione attribuito ai vaccini? I dati dell’ISS vanno presi sul serio: nessuno ha il diritto di nascondere la verità, quando in ballo c’è la salute degli infermieri e dei cittadini. Vogliamo sapere cosa succede nelle aziende sanitarie pubbliche. Troppo comodo chiudere a qualsiasi informazione verso l’esterno. Chi ha paura dell’opinione pubblica? Chi ha paura dell’azione del sindacato e di quella degli organi di stampa?”.

” Chiediamo ora di conoscere qual è la finestra temporale di efficacia del vaccino al quale volontariamente ci siamo sottoposti”

Altre dichiarazioni del segretario del Nursin Up li leggiamo su Affaritaliani.it, dove si parla, tra le altre cose, della situazione degli infermieri in Sicilia. Il sindacato ricorda i 12 infermieri del 118 contagiati nelle ultime ore nella nostra Isola. E sottolinea “la mancanza di una comunicazione spontanea da parte dell’Azienda ospedaliera, come già successo nella regione Lazio”. Dura l’accusa ai vertici della sanità: “I nostri referenti ci riferiscono di aziende sanitarie con un atteggiamento ‘di incomprensibile chiusura’, e di infermieri che, per l’ennesima volta, hanno paura di parlare e di raccontare quanto accade nelle realtà ospedaliere sotto ai loro occhi”. Ancora su Palermo: “Diversi professionisti della sanità – dice sempre il segretario nazionale del Nursing UP – avrebbero scoperto di essere infetti dalla sera alla mattina. Parliamo di persone che dovrebbero essere già state vaccinate, sono davvero pochi i nostri dubbi in merito a questo perché è troppo bassa la percentuale di quelli che ancora non hanno ricevuto la doppia somministrazione. Chiediamo ora di conoscere qual è la finestra temporale di efficacia del vaccino al quale volontariamente ci siamo sottoposti”. E ancora: “Vogliamo sapere se la copertura immunitaria generata dal vaccino decresce o meno a un certo tempo dall’avvenuta somministrazione del prodotto. Dobbiamo forse pensare ‘che per la generalità degli operatori sanitari’ una terza dose non sia ritenuta necessaria da parte dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco ndr) perché non serve ai fini del mantenimento di livelli di immunità ottimali? E se così fosse, c’è qualcuno che possa assumersi la responsabilità di rassicurarci sul fatto che l’impennata dei contagi tra gli operatori sanitari, che secondo i dati Iss nei 30 giorni tra luglio ed agosto è passata da circa 250 casi a ben 1951, non sia stata dovuta ad una diminuzione di efficacia del vaccino?”.

Pesante la denuncia sulla gestione Covid in Sicilia: “Alcuni dei professionisti che si sarebbero infettati a Palermo, evidentemente all’oscuro delle loro condizioni, avrebbero infettato anche altri colleghi, pazienti e forse anche loro familiari”

Il Sindacato degli Infermieri “che qualcuno si assuma la responsabilità di dirci se la terza dose di vaccino serve o non serve, corroborando tale assunto con informazioni precise, esaustive e soprattutto suffragate da evidenze scientifiche”. Il Nursing segnala che in alcune aziende sanitarie “risulta inoltre che gli screening per la misurazione del livello anticorpale non vengano effettuati con regolarità”. Poi un’altra accusa alla gestione del Covid in Sicilia, dove i referenti segnalano che, in alcuni enti, un operatore sanitario, per richiedere un tampone, pare che debba dichiarare motivazioni ben precise. “Ma come è possibile tutto questo?”, denuncia De Palma. E aggiunge: “I tamponi non dovrebbero essere effettuati spontaneamente e con cadenza periodica da parte dell’azienda, responsabile per legge dell’incolumità dei propri dipendenti? Quante aziende sanitarie lo fanno? Soprattutto come lo fanno?”. Quindi un’altra denuncia che tocca la Sicilia: “Riceviamo addirittura informazioni, che ad ogni buon fine stiamo provvedendo ad approfondire, secondo le quali alcuni dei professionisti che si sarebbero infettati a Palermo, evidentemente all’oscuro delle loro condizioni, avrebbero infettato anche altri colleghi, pazienti e forse anche loro familiari”.

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