Cuore e Da Quarto a Volturno: la letteratura del Risorgimento al servizio dei Sabaudi (ovvia la ‘secessione’ letteraria di Sud e Sicilia)

12 settembre 2021
  • Edmondo De Amicis diffonde la percezione alterata di un Risorgimento edulcorato e romantico, spacciato come frutto di un ampio movimento popolare e non, come in invece fu, di una minoranza elitaria intellettualmente altolocata (antimeridionale) 
  • Giuseppe Cesare Abba, con il suo ‘Da Quarto al Volturno: noterelle d’uno dei Mille’, trasforma la farsa dei mille in Sicilia – di fatto un imbroglio massonico, mafioso e camorrista pagato dagli inglesi – in un’impresa epica e leggendaria
  • Alla fine, una letteratura minore, al servizio classe dominante liberale e sabauda: il risultato non può che essere l’Italia di oggi, dove i meridionali che contano sono in buona parte indifferenti al Sud o ascari  

di Michele Eugenio Di Carlo

Edmondo De Amicis diffonde la percezione alterata di un Risorgimento edulcorato e romantico, spacciato come frutto di un ampio movimento popolare e non, come in invece fu, di una minoranza elitaria intellettualmente altolocata (antimeridionale) 

Edmondo De Amicis con il romanzo Cuore, pubblicato nel 1886 e anticipato da una battente campagna promozionale dell’editore milanese Treves, mette in luce un presente positivo e in evoluzione, farcito di buoni sentimenti quali la patria, la famiglia, i doveri, lo spirito di sacrificio. Un’opera che ottiene un successo straordinario, che non solo comporta la pubblicazione in pochi mesi di circa quaranta edizioni, ma viene divulgata attraverso i nuovi e moderni programmi che riguardano la scuola e la pubblica istruzione e che i governi liberali apprezzano anche sotto l’aspetto pedagogico ed educativo. Quella che abilmente De Amicis diffonde nel sentire comune è una percezione alterata di un Risorgimento edulcorato e romantico, risultato di un ampio movimento popolare e non di una minoranza elitaria intellettualmente altolocata. Mentre nel campo della poesia saranno i componimenti lirici del marchigiano Luigi Mercantini ad essere apprezzati e diffusi negli ambienti liberali e governativi della seconda parte dell’Ottocento. Infatti, con La spigolatrice di Sapri e L’Inno di Garibaldi, Mercantini diventerà uno dei più apprezzati poeti proprio grazie alla sua ispirazione di natura patriottica e
nazionalista, pur essendo tuttora ritenuto un poeta di secondo piano nell’ambito della letteratura italiana dell’Ottocento. I suoi versi, peraltro, assumeranno una alta valenza educativa e pedagogica, in quanto saranno presenti in tutte le edizioni delle antologie
scolastiche fino ai nostri giorni.

Giuseppe Cesare Abba, con il suo ‘Da Quarto al Volturno: noterelle d’uno dei Mille’, trasforma la farsa dei mille in Sicilia – di fatto un imbroglio massonico, mafioso e camorrista pagato dagli inglesi – in un’impresa epica e leggendaria

Non minor successo ebbe l’opera memorialistica dell’epopea garibaldina scritta da Giuseppe Cesare Abba: Da Quarto al Volturno: noterelle d’uno dei Mille, pubblicato in edizione definitiva nel 1891, quando al trasformismo politico in atto serviva propagandare
un’impresa dei Mille epica e leggendaria, priva di quegli elementi distintivi che avevano caratterizzato la feroce contrapposizione tra i «padri della Patria», perché – scrive Roberto Bigazzi, docente di Letteratura italiana presso l’Università di Siena – occorreva costruire il mito fondativo della nazione, annullando le differenze e le asperità tra i protagonisti. In questo senso l’autore ligure ha influenzato sicuramente l’educazione delle nuove generazioni, e «avendo addolcito gli eventi, eliminato i contrasti, ristabilito le distanze sociali e filtrato i sentimenti giovanili, Abba ha raggiunto facilmente la qualifica di best seller tra i memorialisti dell’Unità d’Italia».

Alla fine, una letteratura minore, al servizio classe dominante liberale e sabauda: il risultato non può che essere l’Italia di oggi, dove i meridionali che contano sono in buona parte indifferenti al Sud o ascari 

Una letteratura minore, quindi, propagandata a servizio della classe dominante liberale e sabauda, mentre come spiega Giovanni Capecchi, docente di Letteratura italiana all’Università per stranieri di Perugia, ci sono quindi circostanze storiche sostanziali motivanti le delusioni di cui ci parla Capecchi, che non solo comportano gli aspetti più significativi della «secessione» letteraria, ma anche l’atteggiamento più contenuto che percorre la letteratura prodotta al Nord, che si manifesta chiaramente «attraverso un ritiro silenzioso e triste alla vita privata da parte di intellettuali che avevano lottato per l’unificazione nazionale o attraverso il culto degli anni eroici del Risorgimento (dal 1821 al 1860). Nel Mezzogiorno intanto, che subisce il peso di politiche fiscali, finanziarie e doganali che, colpendo e affondando l’economia, generando drammatiche condizioni sociali, la «secessione» letteraria sarà poderosa ed irreversibile.

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