Le Tragicomiche politiche: i grillini, Nello Musumeci, Rifondazione comunista di Palermo e gli ex democristiani in cerca d’autore/ MATTINALE 486

10 settembre 2021
  • L’Italia affonda, ma la politica riesce ancora a fare sorridere: almeno questo!
  • I parlamentari grillini di Camera e Senato che sfuggono a Giuseppe Conte
  • … e SebastiaNello Musumeci s’inniu a ‘ripararisi’ da Giorgia Meloni
  • Dopo dieci anni con Leoluca Orlando, con la città (che hanno amministrato) che cade a pezzi, i ‘compagni’ di Rifondazione comunista vogliono costruire “l’alternativa di sinistra”. Ma si rendono conto? 
  • Gli ex democristiani siciliani in cerca d’autore: aiutiamoli a fargli capire che il loro tempo è finito

L’Italia affonda, ma la politica riesce ancora a fare sorridere: almeno questo!

Il MATTINALE di oggi lo dedichiamo alla politica che fa sorridere. Eh già, perché in un Paese – l’Italia – che affonda giorno dopo giorno (la vera notizia di queste ore è il contrasto tra le previsioni ottimistiche sull’economia del Belpaese del Governo di Mario Draghi e le multinazionali e, in generale, i gruppi imprenditoriali che si accingono a lasciare l’Italia per delocalizzare le proprie attività: cosa, questa, che provocherà migliaia di nuovi disoccupati: ma, tranquilli, il PIL crescerà, ci dicono Draghi e la Banca d’Italia…) non mancano le scene comiche. Nei ne abbiamo individuato quattro. Il nuovo leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che cerca di convincere i parlamentari grillini di Camera e Senato a ‘cacciare’ 2 mila e 500 euro al mese; il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci che, rifiutato dal centrodestra siciliano, se ne va a cercare protezione dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni (della serie “chiama la mamma”); Rifondazione comunista di Palermo che, dopo avere governato il capoluogo siciliano con Leoluca Orlando, con il PD e con altre belle compagnie, adesso annuncia di voler “costruire l’alternativa di sinistra”; e infine gli ex democristiani che prima mostrano i muscoli facendo credere chissà che cosa e poi si dileguano, in ordine sparso, a destra e a manca, alla ricerca di improbabili candidature e di altrettanto improbabili ‘strapuntini’.

I parlamentari grillini di Camera e Senato che sfuggono a Giuseppe Conte

La scena più comica, in assoluto, è quella dei grillini. Ne hanno scritto, nei giorni scorsi, Il Fatto Quotidiano e Il Riformista. Nonostante e epurazioni e le fughe, i parlamentari grillini, tra Camera e Senato, sono ancora tanti. Ma, a quanto pare, sarebbero in pochi i parlamentari che versano 2 mila e 500 euro al mese (mille euro per il Movimento e mille e 500 euro per i progetti legato alla ‘collettività’). Una bella grana per Conte, che dovrebbe convincere i riottosi a pagare. La domanda è: perché mai i parlamentari di un Movimento ormai allo sbando dovrebbero versare l’obolo di 2 mila e 500 euro mensili (a quanto sembrerebbe ci sarebbero anche gli arretrati) se Conte, fino ad oggi, non è riuscito nemmeno ad elaborare uno straccio di progetto politico? In questo momento i parlamentari grillini non sanno come finirà con il vincolo del doppio mandato; ma, anche se si dovesse decidere che tutti i parlamentari uscenti si potranno candidare, ebbene, ciò significherebbe poco o nulla. In questo momento non si capisce se il Movimento continuerà ad esistere o se confluirà nel PD, che dovrebbe garantire una decina di seggi – non di più – ai ‘capi’ grillini. L’alternativa – Conte che riuscirà a presentare il Movimento 5 Stelle alle elezioni politiche del prossimo anno che garanzie dà? Continuando ad appoggiare il Governo di Mario Draghi sono destinati a scomparire. Siccome sono queste le due opzioni – e in nessuna delle due opzioni si prospetta qualcosa per i parlamentari grillini uscenti, perché questi ultimi dovrebbero pagare in alcuni casi gli arretrati e 2 mila e 500 euro al mese per i prossimi sette-otto mesi? Da qui le scene tragicomiche. Conte che richiama all’ordine i parlamentari grillini. Peccato che questi ultimi, prima con il Governo con la Lega e, soprattutto, da quando Beppe Grillo ha imposto il Governo con il PD, sono stati costretti a rimangiarsi, uno dopo l’altro, tutti gli impegni che avevano assunto con gli elettori. Ormai, in termini di ‘contenuti politici’, non c’è alcuna differenza tra Movimento 5 Stelle e PD. La storia del Movimento – con la scusa della ‘crescita’ e della ‘maturazione’ – è stata getta alle ortiche; gli elettori dei grillini – che sono tutti ‘ideologici’ – mai e poi mai li rivoteranno. Insomma, i parlamentari nazionali grillini sono in uscita (ma è così ovunque: ovunque i grillini sono in disarmo: ormai non si presentano nemmeno alle consultazioni elettorali, com’è avvenuto alle suppletive di Roma, dove hanno ceduto al PD, perché “tanto a voi non vi vota più nessuno”) e dovrebbero sostenere Conte che li tiene ‘prigionieri’ nel Governo Draghi? Però Conte insiste: ai parlamentari calabresi avrebbe detto che, se non obbediscono, non li inviterà alle manifestazioni in Calabria, dove tra qualche settimana si voterà per le elezioni regionali (immaginiamo il dispiacere, se è vero che i Calabria, per i grillini, si prospetta una batosta storica…).

… e SebastiaNello Musumeci s’inniu a ‘ripararisi’ da Giorgia Meloni

Andiamo a Nello Musumeci, presidente di quello che resta della Regione siciliana. Accentratore, forte con i deboli e debole con i forti (Roma in Sicilia fa quello che vuole), Musumeci vorrebbe la ricandidatura. Ma ha contro quasi tutto il centrodestra. Che gli avrebbe recapitato un vecchio adagio siciliano: “Caro Nello, unni ti facisti ‘astati ora ti fa ‘u mmernu” (traduzione per i non siciliani: per oltre quattro anni hai fatto di testa tua e adesso vuoi che ti rieleggiamo per altri cinque anni? te lo puoi scordare!). Così SebastiaNello, fresco di intimidazione (che gli ha consentito di incassare solidarietà dall’universo mondo), se n’è andato a cercare protezione da Mamma Giorgia Fratellona d’Italia: come se Giorgia Meloni avesse il potere di fare ‘ingoiare’ al centrodestra siciliano la ricandidatura di Musumeci alla guida della Sicilia. Ebbene, che il candidato alla presidenza della Regione siciliana si deciderà a Roma, beh, non ci sono dubbi: ma dubitiamo che Matteo Salvini e Giorgia Meloni ricandideranno in Sicilia un presidente che, sulla gestione della pandemia, ha letteralmente ‘coricato’ la sua Giunta sulle posizioni del Green pass del capo del Governo Draghi e del Ministro della Salute, Roberto Speranza. Molto più realistica la prospettiva di un seggio al Senato per Musumeci, giusto per non lasciarlo ‘a piedi’, o una ‘fuitina’ dello stesso Musumeci – insieme con l’altro ‘genio’ della politica siciliana, Gianfranco Miccichè – verso il centrosinistra in un Listone per Draghi. Siamo prevenuti con Musumeci? Sì: non abbiamo ‘digerito’ la pessima gestione degli incendi estivi che sono costati alla Sicilia quasi 80 mila ettari di boschi bruciati. Il presidente della Regione era stato avvertito da sindacati (CIGL, CISL, UIL, Sifus) già a Maggio che il Governo sta commettendo errori; anche noi, come I Nuovi Vespri, ci abbiamo provato. Ma Musumeci ha tirato dritto per la sua strada: i risultati li abbiamo visti. Ora se ne deve andare a casa!

Dopo dieci anni con Leoluca Orlando, con la città (che hanno amministrato) che cade a pezzi, i ‘compagni’ di Rifondazione comunista vogliono costruire “l’alternativa di sinistra”. Ma si rendono conto? 

Al terzo posto delle Tragicomiche – ma non per minore importanza – ci sono i ‘compagni’ di Rifondazione comunista di Palermo che, dopo aver passato una decennale ‘Estate’ al governo della città (governo si fa per dire…) con il democristiano Leoluca Orlando, con gli uomini di Totò Cardinale da Mussomeli, con i renziani e con tutto il trasformismo del centrodestra cittadino passato, armi e bagagli, nel centrosinistra a ‘trazione’ PD, adesso si riuniscono e, come se nulla fosse, ‘appizzano’ manifesti sulla rete annunciando una mirabolante ricerca dell’alternativa di sinistra. Anzi, per la precisione, “Per costruire l’alternativa di sinistra”, congresso provinciale di Palermo. Basta con questa finta sinistra, che, insieme con il sindaco e con le altre forze politiche che hanno governato la città, hanno portato Palermo allo sbando, tra immondizia per le strade (leggere fallimento della raccolta differenziata), il dramma del cimitero dei Rotoli, il Comune con i conti in ‘rosso’, le periferie abbondonate, un Tram allucinante e tutto il resto. Rifondazione comunista di Palermo non è estranea al disastro della città. Ed è anche la dimostrazione che la sinistra – almeno a Palermo – è morta e sepolta, a meno che Potere al Popolo non riesca a salvare il salvabile, dopo una stagione da dimenticare.

Gli ex democristiani siciliani in cerca d’autore: aiutiamoli a fargli capire che il loro tempo è finito

Chiudiamo con gli ex democristiani non confluiti (o non ancora confluiti) nel PD. Sono sempre le stesse facce: Saverio Romano, Roberto Lagalla, Toto Cordaro, Mimmo Turano, più alcuni renziani in cerca d’autore, da Nicola D’Agostino a Edy Tamajo, più altri ex parlamentari che vorrebbero riprovarci, da Michele Cimino a Beppe Picciolo. Chi buonnu chisti? C’è chi sogna di fare il sindaco di Palermo, chi il sindaco di Messina. In realtà, sono tutti in uscita. La realtà – la vera realtà – è che gli unici democristiani siciliani in grado di resistere a tutte le intemperie sono altri e non loro. Uno di questi è Totò Cuffaro, che ormai veleggia verso il sogno di rilanciare la DC. Forse tutti questi farebbero bene a ritirarsi e, da fuori, a dare una mano a Cuffaro. Ricordiamoci che fino a quando al potere in Italia c’è stata la DC non saranno mancate le pecche, ma nessuno ha svenduto ‘pezzi’ dell’apparato produttivo all’estero, come avvenuto nei primi anni ’90 dopo Tangentopoli, e a nessuno è venuto in testa di stravolgere la Costituzione italiana con una maggioranza semplice, come ha fatto la finta sinistra italiana. Per non parlare di quanto sta avvenendo oggi con l’attacco alle libertà fondamentali nel nome della pandemia, ma in realtà per favorire grandi interessi economici e finanziari.

 

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