Quando tra il 2004 e il 2011 Julian Assange svelò i reali interessi degli Stati Uniti in Afghanistan (video Byoblu)/ SERALE

18 agosto 2021
  • Già quindici anni fa il giornalista australiano, che meriterebbe il Premio Pulitzer e invece è braccato da mezzo mondo, aveva svelato i retroscena di una guerra iniziata nel 2001 
  • La “guerra senza fine” degli USA e il parallelo con la Siria 
  • Migliaia di civili uccisi dai militari americani

Già quindici anni fa il giornalista australiano, che meriterebbe il Premio Pulitzer e invece è braccato da mezzo mondo, aveva svelato i retroscena di una guerra iniziata nel 2001 

Sotto il titolo “Ecco cosa diceva  Julian Assange sulla guerra in Afghanistan” va un sevizio molto interessante di Byoblu. Parlare del fondatore di Wiki Leaks è importante, perché il giornalista che ha messo a soqquadro i Paesi che dominano il mondo – quasi sempre con le armi e le guerre – sulla guerra in Afghanistan sa molte cose. Alcune, magari, non è riuscito a rivelarle, perché è inseguito dalle Polizie di mezzo Pianeta, ma altre è riuscito a rivelarle prima di finire prigioniero. “Era il 2011, la guerra in Afghanistan imperversa da un decennio – leggiamo su Byoblu -. Inizialmente sembrava che il conflitto afghano sarebbe stato più un’operazione anti-terrorismo e invece la realtà fu che gli Stati Uniti non riuscivano, o non volevano, venirne fuori presto”. E infatti sono rimasti fino a qualche giorno fa, anche se poco prima della fine del suo secondo mandato l’allora presidente USA Obama si era impegnato a lasciare l’Afghanistan nel 2016. I Democratici pensavano di vincere facilmente le elezioni presidenziali del 2016: invece l’anima popolare dell’America fu protagonista di un clamoroso ‘incidente di percorso, eleggendo il Repubblicano Donald Trump.

La “guerra senza fine” degli USA e il parallelo con la Siria 

Ma torniamo a Julian Assange, che nel 2011 parla proprio della guerra in Afghanistan e dice: “L’obiettivo è usare l’Afghanistan per lavare denaro dalle basi imponibili degli Stati Uniti e dell’Europa attraverso l’Afghanistan e riportarlo nelle mani di un’élite della sicurezza transnazionale. L’obiettivo è una guerra senza fine, non una guerra di successo“. Il giornalista australiano – che per quello che ha saputo meriterebbe il Premio Pulitzer, introduce il concetto di “guerra infinita” (endless war). “Non già quindi un conflitto contro un nemico ben chiaro e un obiettivo certo da perseguire, ma una guerra da portare avanti fino a quando gli interessi, soprattutto economici, possono essere soddisfatti”, leggiamo sempre su Byoblu. Che fa il parallelo con la Siria, “dove proprio nel 2011 inizia un altro sanguinoso conflitto destinato a durare un decennio. Qui l’obiettivo ufficiale è la rimozione dal potere di Bashar al-Assad, presidente siriano. In realtà le vere intenzioni di chi ha scatenato il conflitto (Stati Uniti e alleati quali l’Arabia Saudita e l’esercito democratico siriano) sono quelle di portare il caos nell’intera regione e impedire la crescita economica e politica della Siria, esempio di laicità dello Stato che si oppone ad ogni estremismo islamico”. Ci permettiamo di aggiungere un altro obiettivo degli americani: portare il caos per consentire al capitalismo liberista che oggi domina il mondo di avvicinarsi alla Russia di Putin.

Migliaia di civili uccisi dai militari americani

“Nel 2010 – ricorda Byoblu – Wikileaks aveva pubblicato una mole gigantesca di documenti riguardanti la politica americana in Afghanistan, dal 2004 al 2009. Per la prima volta venivano offerti al pubblico documenti classificati come segreti e che mostravano il vero volto degli USA. Nelle carte segrete la prova che l’esercito alleato, guidato dagli Stati Uniti, ha ucciso migliaia di civili in azioni non dichiarate, oltre al fatto che il Pakistan e l’Iran fossero coinvolti nell’appoggio ai talebani. Julian Assange aveva avvertito il mondo che gli americani non stavano esattamente esportando la democrazia in Afghanistan, ma organizzando una guerra per un proprio tornaconto economico”.

P.s.

La “guerra infinita” è anche una guerra dove le multinazionali che producono e vendono armi fanno affari d’oro.

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