Palermo colma di rifiuti a 40 gradi da un mese. Ciro Lomonte: “Commissariamento”. La Lega teme il fallimento della Rap

8 agosto 2021
  • Noi abbiamo pubblicato quasi cento interventi dell’Associazione Comitati Civici che denunciano la mancata raccolta dell’immondizia a Palermo. Sono tornati i roghi di rifiuti
  • Ciro Lomonte ricostruisce i rapporti tra politica e la raccolta dei rifiuti, che a Palermo è la chiave del potere di due ‘famiglie politiche’: Leoluca Orlando e Gianfranco Miccichè
  • Marianna Caronia e Igor Gelarda: ” Non vorremmo che dietro ci fosse un ben più grave disegno per portare al fallimento l’Azienda” con riferimento alla Rap

Noi abbiamo pubblicato quasi cento interventi dell’Associazione Comitati Civici che denunciano la mancata raccolta dell’immondizia a Palermo. Sono tornati i roghi di rifiuti

“Facciamo seguito alle numerose segnalazioni relative al sito in oggetto per segnalare che la situazione peggiora sempre più. Sono presenti ben due discariche, a pochi metri di distanza fra di loro, entrambe a ridosso del muro di cinta di una scuola pubblica, la Rosolino Pilo. Si tratta dei sacchi di plastica, vetro e montagne di cartoni abbandonati da cittadini che, volendo fare la differenziata, ritengono di compiere il loro dovere abbandonando i rifiuti differenziati ai piedi delle campane stracolme. Questo perché il servizio ha subito una vera e propria interruzione da tempo. Da ogni parte della città arrivano segnalazioni sulle campane non svuotate da mesi”. Così due giorni fa ha scritto Giovanni Moncada, presidente dell’Associazione Comitati Civici di Palermo, raccontando quello che succede in via Rocco Jemma, a ridosso della scuola Rosolino Pilo. In realtà, quasi tutta Palermo è ridotta così, dove più, dove meno. Ovviamente, nelle periferie la presenza di rifiuti abbandonati tocca livelli impensabili. Non a caso l’esasperazione dei cittadini è tale che c’è chi pensa di affrontare il problema dando fuoco all’immondizia. Noi, a questo punto, non sappiamo cosa dire. In condizioni normali il fuoco sarebbe da stigmatizzare. Il problema è che le condizioni igieniche della città sono ormai precarie: con tutta questa immondizia non raccolta, con una città a 40 gradi da quasi un mese, con topi e scarafaggi che girano in insozzano tutto, beh, c’è da aspettarsi di tutto… La gente non è stupida e siccome nessuno interviene arriva il fuoco. I rifiuti in fiamme producono veleni? Sì, a cominciare dalla diossina. Ma i rifiuti abbandonati a 40 gradi per giorni e giorni con topi e scarafaggi che girano non sono meno rischiosi delle fiamme.

Ciro Lomonte ricostruisce i rapporti tra politica e la raccolta dei rifiuti, che a Palermo è la chiave del potere di due ‘famiglie politiche’: Leoluca Orlando e Gianfranco Miccichè

Che fare? Un’analisi su quello che sta succedendo – con precisi riferimenti al recente passato – arriva dal segretario politico del Movimento Siciliani Liberi, Ciro Lomonte: “L’Azienda comunale dei #rifiuti è l’Azienda chiave del #potere delle due #famiglie politiche di #Palermo – scrive Lomonte -. Infatti Diego #Cammarata (sindac di palermo dal 2001 al 2011 ndr) fu costretto dal suo dante causa, Giovanni #Miccichè detto “Gianfranco”, ad una gigantesca infornata di personale che condurrà al fallimento dell’Azienda (che allora si chiamava Amia ndr). Quando, nel 2012, torna al potere l’altra famiglia politica, il sindaco non rimuoverà uno solo dei numerosi dirigenti lasciati da Cammarata, in larga parte gli stessi che Cammarata aveva trovato, nominati dalle amministrazioni #Orlando degli anni ’90. Dai primi anni 2000, Palermo dovrebbe essere nella #legalità, che nel settore dei rifiuti prevede un minimo del 65% di raccolta #differenziata. Palermo, dopo la forte accelerazione impressa negli anni ’90 dal giovane Ettore Artioli, oggi non arriva al 20% (Ettore Artioli è stato presidente dell’Amia negli anni ’90 del secolo passato e ha gestito con grande professionalità l’Azienda putand anche sulla differenziata, come ricorda Lomonte ndr). Nessuna autorità di controllo interviene. Una recente istruttoria della #Corte dei Conti regionale ha assolto da ogni responsabilità politici e amministratori. Evidentemente non sono riusciti a capire di chi sia la responsabilità per cui, a 25 anni dal decreto ‘Ronchi’, Palermo non riesca a fare la raccolta differenziata. Continui cambi alla presidenza della partecipata: ma risultato invariato. Ma ora che Palermo non può più continuare a scaricare 100 tonnellate di rifiuti a #Bellolampo (la discarica di Palermo ormai satura ndr) ogni giorno, ma deve portarli fuori città pagando oltre 100 euro a tonnellata il gestore della discarica, si prospetta dopo quello di #Amia il #fallimento di #Rap (la Rap è la società che ha preso il posto dell’Amia ndr). Fallimento che prima che #economico, è #politico e #culturale. È stata proprio l’obsolescenza culturale che Orlando rimproverava ai suoi avversari, fra cui solo apparentemente Miccichè (in realtà solido #alleato), a impedirgli di comprendere come la pulizia della città si sarebbe accompagnata alla nuova economia #circolare dei rifiuti che rende florida, pulita e attraente la quinta città della Sicilia (Marsala), e vede Palermo sporca, povera e schernita sui social da residenti e turisti per i cumuli dei rifiuti nelle strade alle fine del 2021. È troppo chiedere di #commissariare il Comune di Palermo? O almeno la Rap? A nessuna #autorità preposta ai controlli viene in mente che la città sommersa dall’immondizia sia una #bomba ad orologeria per la salute dei #cittadini?”. Lomonte arriva alla conclusioni alle quali siamo arrivati noi: con tutta questa immondizia non raccolta, con le strade e i marciapiedi che non si puliscono da anni, Palermo rischia.

Marianna Caronia e Igor Gelarda: ” Non vorremmo che dietro ci fosse un ben più grave disegno per portare al fallimento l’Azienda” con riferimento alla Rap

Sulla vicenda intervengono due esponenti della Lega della città, Marianna Caronia, parlamentare regionale e probabile candidata a sindaco di Palermo, e il capogruppo Igor Gelarda: “Per LA Rap il futuro è sempre più nero, e lo è anche per la tenuta del sistema dei rifiuti a Palermo. Adesso le dimissioni del Direttore generale, Roberto Li Causi, che fino all’ultimo ha cercato di fare del suo meglio, ma che forse oggi era diventato scomodo. Dimissioni che portano un altro elemento di grande incertezza nella organizzazione e nella gestione aziendale. Vi è con tutta evidenza una grave responsabilità politica, che ricade sull’amministrazione comunale e in particolare sull’assessore Sergio Marino, spesso responsabile dei rapporti con Rap ed oggi anche del bilancio. Il mancato avvio di un qualsivoglia contenzioso con la Regione per i gravissimi ritardi sulla VII vasca, ma anche sui 7,5 milioni stanziati per legge a favore della Rap e mai trasferiti, conferma una precisa volontà politica che ha messo in secondo piano l’Azienda e la città rispetto ai giochi di potere e ai rapporti personali dell’assessore e del sindaco con la struttura regionale. Non vorremmo che dietro ci fosse un ben più grave disegno per portare al fallimento l’Azienda. Anche se come Lega siamo pronti a fare le barricate perché l’azienda non fallisca. A pagarne le conseguenze sono già oggi i palermitani, nella speranza che non si arrivi ad un nuovo fallimento, che aprirebbe un baratro sul futuro del servizio e dei lavoratori, costretti dalla carenza di organico e con pochi mezzi a sopperire alla incapacità del Comune. Palermo rischia di essere vittima ancora una volta di questo sindaco”. La domanda potrebbe essere: chi favorirebbe il fallimento della Rap?

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