Quando in Inghilterra si sorrideva con la fotomanipolazione con ‘decapitazione’

27 luglio 2021
  • L’inventore di questa tecnica fotografica è il  fotografo svedese, Oscar Gustave Rejlander, venuto a Londra per esercitare il suo mestiere  
  • In bilico tra vizio e virtù. E la Regina Vittoria…

di Nota Diplomatica

L’inventore di questa tecnica fotografica è il  fotografo svedese, Oscar Gustave Rejlander, venuto a Londra per esercitare il suo mestiere  

È curioso che il primo importante utilizzo della fotomanipolazione sia stato la ‘decapitazione’ dei soggetti fotografati. La seconda metà del 19° secolo in Inghilterra vide un grande boom di “headless portraits”, strani ritratti in cui la persona fotografata appariva senza la testa sul collo, tenuta piuttosto tra le mani o su un vassoio. Non c’è nessuna comoda spiegazione storica per il fenomeno, una vera e duratura mania. Forse semplicemente faceva ridere, allora. La tecnica adottata – la brutale ma efficace trasposizione di due immagini negative combinate per formarne una positiva finale con le caratteristiche di entrambe – pare sia stata inventata attorno al 1856 da un fotografo svedese, Oscar Gustave Rejlander, venuto a Londra per esercitare il suo mestiere. Le tecniche solitamente attribuite a lui, il fotomontaggio e la stampa combinata, erano alla base delle manipolazioni fotografiche che ebbero poi un grande successo – anche internazionale – nella tarda era vittoriana.

In bilico tra vizio e virtù. E la Regina Vittoria…

Rejlander era famoso nella sua epoca grazie a uno spettacolare fotomontaggio – “The Two Ways of Life” – che combinava con grande perizia 32 immagini individuali. L’opera, una complessa allegoria sulla scelta tra il vizio e la virtù, inizialmente era stata accolta con grande sospetto dai benpensanti inglesi di allora in quanto conteneva elementi di parziale nudità. L’obiezione fu spazzata via quando la Regina Vittoria ne acquistò una copia per il consorte, il Principe Alberto.  Il fotografo svedese collaborò perfino con Charles Darwin per documentare il suo “The Expression of the Emotions in Man and Animals”, anche se oggi è ricordato principalmente per il semplice trucco della decapitazione – che ebbe però la virtù di generare reddito per un’intera generazione di fotografi inglesi meno abili di lui. ll più noto dei suoi “eredi commerciali” fu Samuel Kay Balbirnie, un fotografo di Brighton – un’importante stazione balneare sulla costa meridionale inglese. Balbirnie piazzava inserzioni sui giornali offrendo “HEADLESS PHOTOGRAPHS – Ladies and Gentlemen Taken Showing Their Heads Floating in the Air or in Their Laps“. La mania perdurò fino ai primi anni del Novecento prima di scomparire.

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