Il Decreto sul green pass? Un cortocircuito logico che mette in discussione lo Stato di diritto

24 luglio 2021
  • Il decreto legge varato dal Governo Draghi, pur non introducendo un vero e proprio obbligo, adotta misure che si traducono, di fatto, in una limitazione della libertà di movimento
  • O c’è l’obbligo, e quindi una sanzione, o l’obbligo non c’è, e nessuna conseguenza negativa può essere prevista per l’inadempimento
  • Confusione, confusione e ancora confusione

di Marco Morana

Il decreto legge varato dal Governo Draghi, pur non introducendo un vero e proprio obbligo, adotta misure che si traducono, di fatto, in una limitazione della libertà di movimento

La Costituzione italiana, parla chiaro: nessun trattamento sanitario può essere imposto se non in base alla legge. Questo, in buona sostanza, stabilisce l’articolo 32 della Carta fondamentale del nostro Paese. Senza legge, nessun obbligo di vaccino dunque. Ma cos’è un obbligo? Un vincolo giuridico che obbliga uno o più soggetti a tenere un determinato comportamento. Ciò che rende obbligatorie le indicazioni di una norma, non è tanto la norma stessa laddove recita cosa è obbligatorio fare. Piuttosto, le conseguenze che ne derivano, sempre secondo la norma, per l’inottemperanza a quell’obbligo: una sanzione. Penale o amministrativa, ad esempio. Un obbligo non supportato da conseguenze afflittive, per chi contravviene l’obbligo stesso, non ha senso. Giammai, tuttavia, qualcuno potrebbe essere preso con la forza e obbligato a fare qualcosa. Il decreto legge, licenziato, pochi giorni fa, dal Consiglio dei ministri che prevede l’introduzione del green pass, effettivamente, non parla di obbligo vaccinale contro il Covid 19. Spiega che è possibile ottenere il pass dopo avere effettuato la vaccinazione ( ha una validità di sei mesi) o dopo un tampone negativo (che vale solo 48 ore, ed è costoso e fastidioso). Senza questo documento, non ci si può sedere nei bar (si può consumare al bancone) e nei ristoranti al chiuso, né accedere a sale scommesse, palestre, cinema e teatri, né assistere a eventi sportivi. Ne deriva che il decreto, pur non introducendo un vero e proprio obbligo, adotta misure che si traducono, di fatto, in una limitazione della libertà di movimento.

O c’è l’obbligo, e quindi una sanzione, o l’obbligo non c’è, e nessuna conseguenza negativa può essere prevista per l’inadempimento

Però, da questo concetto non si scappa: o c’è l’obbligo, e quindi una sanzione, o l’obbligo non c’è, e nessuna conseguenza negativa può essere prevista per l’inadempimento. E qui sta il nocciolo della questione. Se si prevede l’obbligo, occorre una legge votata dal Parlamento. Una legge, però, supportata da ragioni scientifiche solide. Del tipo: nessun dubbio che il vaccino serva alla tutela della salute di tantissime persone, e che senza il vaccino morirebbero tanti individui. Ancora, che senza il vaccino il contagio non si ferma e non c’è altro modo per fermarlo. Dovrà poi, sempre la legge votata dal Parlamento, dimostrare che il numero di vaccinati, successivamente contagiati, è irrilevante. E che irrilevante è il numero di morti fra i soggetti cui è stato inoculato il vaccino. Dall’obbligatorietà ne conseguirebbe il risarcimento danni per coloro che hanno avuto effetti negativi dalla vaccinazione: se c’è obbligo, non c’è libertà di scelta. Il risarcimento, in questi casi, è un principio sacrosanto, ribadito dalla Corte Costituzionale. Nulla di tutto ciò è previsto. E’ stato, invece, partorito (dopo un simposio di cervelli mica da ridere) il solito decretino che impone qualcosa, senza meglio precisare le regioni scientifiche che stanno a fondamento della decisione. Sul piano scientifico, anzi, il decreto appare lacunoso, se non addirittura contraddittorio. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha giustificato l’adozione del provvedimento con il semplice aumento dei contagi, dovuto alla famosa variante Delta. Ma il decreto introduce un nuovo criterio per
l’adozione delle zone colorate: non conterà più l’indice e la percentuale di contagi ma il numero di ricoveri ordinari e in terapie intensive. E quindi, perché ci si allarma per il solo aumento dei contagi?

Confusione, confusione e ancora confusione

E’ intuitivo, poi: entrati nelle zone hot, arancione e rosso, il green pass è praticamente inutile. A cosa serve, dunque? Se è previsto il green pass, a cosa servono le zone colorate? Se sono previste le zone colorate, a cosa serve il green pass? Inoltre: se c’è il green pass, perché tenere comunque distanziamento e mascherine? Qualcuno ha avanzato le ipotesi che se la situazione dovesse precipitare verso l’arancione o il rosso, si potrebbe rendere più severe le restrizioni per i non vaccinati. Ma se si passa ai colori più pieni, il green pass è perfettamente inutile. O lo si rende utile all’uopo, cambiando colore? A cosa servirebbe restringere ulteriormente per i non vaccinati e passare ad un colore più tenue, permissivo, utile all’utilizzo del green pass, se tutto dipende dal numero di ricoverati? Si mettano da parte le convinzioni personali e le tifoserie contrapposte: pro e contro i vaccini, pro e contro il green pass. Appena si prova a fare chiarezza, mettendo insieme fatti, leggi, Costituzione, viene fuori un cortocircuito logico. Inestricabile. E tutto ciò si verifica ormai da un anno e mezzo. Dove è finito lo Stato di diritto, in questo Paese?

Foto tratta da I Liberali

 

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