J'Accuse

A proposito dello scritto che circola sulla rete sul virus SARS-COV-2 che non replicherebbe nei vaccinati: ma è così?/ SERALE

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  • Vaccinazione e replicazione del virus: c’è chi prova a semplificare argomenti complessi, ma non sempre l’operazione riesce. Anzi 
  • Il virus replica sempre, anche nei vaccinati: in questi ultimi replica meno (forse), ma replica. I casi eclatanti di vaccinati colpiti dal virus nel Regno Unito e in Israele
  • La malattia di Marek

Vaccinazione e replicazione del virus: c’è chi prova a semplificare argomenti complessi, ma non sempre l’operazione riesce. Anzi 

Sulla rete circola uno scritto che magnifica gli attuali vaccini anti-Covid che merita di essere riportato e commentato perché, sotto il profilo scientifico, non è affatto convincente. Leggiamolo insieme:

“Così forse è più chiaro spiegato in modo Elementare
Io sono vaccinato
Io entro in contatto con la variante Delta
Io prendo il raffreddore
Io però non replico il virus
Il virus dopo qualche giorno muore
Nei giorni in cui il virus non è ancora morto, io entro in contatto con te e ti trasmetto il virus
Se tu sei vaccinato
Tu non replichi il virus
Il virus, che ha vita di qualche giorno, muore definitivamente
Se tu non sei vaccinato
Il virus si moltiplica
Replicandosi può mutare
La mutazione è casuale
Una di queste mutazioni può produrre una variante resistente agli anticorpi prodotti col vaccino
Conclusione:
Se tutti siamo vaccinati, non replichiamo il virus, il virus non può mutare, e dopo un po’ scompare.
Se molti non sono vaccinati il virus replica, quindi muta, quindi il rischio di una variante ‘cattiva’
Se hai capito il concetto copia ed incolla sulla tua home. #fermiamoilvirus#”.

Il virus replica sempre, anche nei vaccinati: in questi ultimi replica meno (forse), ma replica. I casi eclatanti di vaccinati colpiti dal virus nel Regno Unito e in Israele

In questo scritto c’è, come dire?, troppo ottimismo. Infatti il virus replica sempre, anche nei vaccinati: in questi ultimi replica meno (forse), ma replica. Non sono gli stessi produttori di vaccini anti-Covid a invitare i vaccinati a continuare a indossare le mascherine e a mantenere le distanze? Questo perché anche i vaccinati possono prendere il virus e possono trasmetterlo. La caratteristica dei Coronavirus è legata all’alta deriva antigenica: per cui un virus che ha replicato è già una micro-variante di se stesso; dalla sommatoria di tante micro-varianti viene fuori, ogni tanto, casualmente, una macro-variante che noi chiamiamo K, I, Delta e via continuando. Quindi questo vaccino protegge chi lo fa dalla malattia grave (forse: ne sapremo di più in Autunno); ma finché il virus avrà la possibilità di replicarsi produrrà varianti. E siccome colpisce anche i vaccinati – il numero di vaccinati colpiti da questo virus è eclatante nel Regno Unito e in Israele – anche i vaccinati replicano il virus e producono varianti.

La malattia di Marek

C’è anche un altro aspetto, tipico di questi vaccini anti-Covid che proteggono o dovrebbero proteggere dalla malattia ma non dall’infezione (nello scritto, correttamente, si evidenzia il fatto che chi entra in contatto con la variante Delta prende il raffreddore: cosa possibile). Tale aspetto è stato segnalato da Marco Lo Dico, veterinario, specialista in Malattie Infettive, Profilassi e Polizia Veterinaria: “Normalmente un patogeno che circola in natura, convivendo con il suo ospite, attenua la sua virulenza adattandosi all’ospite. Per le varianti che si selezionano sotto pressione vaccinale, con vaccini che non proteggano dall’infezione, può essere il contrario… Ci sono numerosi lavori in medicina veterinaria che lo dimostrano! La pressione selettiva di vaccini che proteggono dalla malattia, ma non dall’infezione può causare un adattamento inverso. Nell’adattamento naturale i più fragili e i virus più patogeni divengono un limite alla diffusione del virus. Il soggetto morto esaurisce in sé la diffusione del virus, come il ceppo più virulento uccide l’ospite, ma anche se stesso riducendo la sua possibilità di circolare nella popolazione. Nei vaccini che non proteggono dall’infezione, invece, i soggetti vaccinati sono protetti dalla malattia o comunque fanno forme ‘frustre’ e meno gravi, ma consentono la circolazione del virus e, continuando a circolare senza esaurirsi nell’ospite, possono favorire la selezione di varianti più virulente. Non è un dogma, ma una probabilità. Probabilità che è evidente ed evidenziata in forme epidemiche in veterinaria e confermata da studi in medicina veterinaria, che in ambito virologico sono, per ovvi motivi, più completi di quanto possa avvenire in medicina umana”. E ancora: “Studi sulla possibilità che una pressione vaccinale con un vaccino che non previene dall’infezione e che quindi possa contribuire all’insorgenza di forme più virulente sono stati effettuati e sono ben noti da tempo. Un esempio può essere la malattia di Marek nei polli, patologia che determina danni economici ingenti quando entra in un pollaio. Ebbene, l’uso di vaccini che proteggono dalla malattia e non dall’infezione utilizzati in massa nei pollai ha evidenziato la selezione di ceppi sempre più virulenti. La mia non è una ipotesi, ma una evidenza scientifica conosciuta da chi conosce le malattie infettive. Spesso, sentendo parlare alcuni esperti infettivologi umani dubito che le conoscano o, se le conoscono, fanno finta di non conoscerle. Non so se sono riuscito a illustrare il fenomeno, ma i dati scientifici in altre circostanze hanno dimostrato questo e, nel rispetto del principio di precauzione, se ne dovrebbe tenere conto”.

 

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