Perché i continui attacchi al Reddito di cittadinanza presente, in varie forme, in tanti paesi europei?

5 luglio 2021
  • Il Reddito di cittadinanza italiano va migliorato e applicato meglio, non eliminato 
  • Il fuoco incrociato di Confindustria e patronati vari
  • Prima del Reddito di cittadinanza l’Italia era fanalino di coda europeo in tema di tutele in fase di inoccupazione e prevenzione della povertà
  • Le tutele negli altri Paesi europei
  • Perché è importate mitigare lo spettro della povertà

dalla Segreteria Generale Confederazione ORSA
riceviamo e pubblichiamo

Il Reddito di cittadinanza italiano va migliorato e applicato meglio, non eliminato 

L’incredibile campagna mediatica contro sussidi e reddito di cittadinanza sta toccando vette parossistiche. La
possibilità che si possa avere una scelta che vada oltre la disperazione non è contemplata nell’orizzonte
imprenditoriale nostrano, perché ostacola i principi del liberismo selvaggio cui la classe lavoratrice italiana
era ormai assuefatta. Sarà anche vero che il Reddito di cittadinanza (Rdc), ancora perfettibile, non sta affatto
risolvendo i problemi di povertà dei percettori ma è innegabile che sta avendo un effetto positivo
imprevedibile, di fatto permette alle persone di evitare il ricatto dello sfruttamento, dell’accettare lavori al
limite dello schiavismo; e questo non sta andando assolutamente giù a una classe imprenditoriale che
manifesta, con attacchi continui e forsennati ai sussidi, la propria natura da padroni delle ferriere. Una classe
dirigente come quella italiana, fatta in larga parte di ereditieri di patrimoni familiari, aziende, titoli, corsie
preferenziali… fa la morale a chi è aggrappato al Rdc che dura al massimo18 mesi, si aggira in media sui 500
euro (checché ne dicano nei numeri buttati a caso per far colpo nei dibattiti) e con il quale, tenuto conto dei
vincoli, ci puoi fare solo la spesa e comprare medicine. Siamo al vampirismo sociale esibito e rivendicato. Solo
per questo il Rdc andrebbe difeso strenuamente dal sindacato e da qualsiasi forza politica che si dica vicina
ai lavoratori.

Il fuoco incrociato di Confindustria e patronati vari

Mai come quest’anno assistiamo a una vera e propria canea sulla presunta mancanza di
lavoratori disposti a “mettersi in gioco” per far ripartire il Paese, giovani che non vogliono lavorare, fannulloni
che preferiscono il divano e il sussidio e coi loro comportamenti frenano la grande ripresa nazionale dopo il
lockdown. Sul banco degli imputati, ovviamente, il Reddito di cittadinanza, sotto il fuoco incrociato di
Confindustria e gran parte della politica, insieme con il blocco dei licenziamenti e a qualsiasi cosa che possa
lontanamente assomigliare a una minima tutela dei lavoratori. Con l’estate poi, il settore turistico, che
detiene una certa centralità nel tessuto economico del Paese, è particolarmente sensibile all’argomento,
vista l’elasticità” storica nell’applicazione del CCNL verso gli stagionali. Ed è qui che si verificano gli abusi più plateali
con lavoratori pagati 4 euro l’ora, l’uso e l’abuso di lavoro nero, di turni e ritmi massacranti, di part-
time e lavoro intermittente diffuso. Eppure tutto questo non viene minimamente toccato dalla logorrea a reti unificate che piange l’assenza di mano d’opera. Si tratta della solita battaglia ideologica delle classi
dirigenti produttive che rivendicano la rimozione di qualsiasi vincolo legislativo al libero mercato.

Prima del Reddito di cittadinanza l’Italia era fanalino di coda europeo in tema di tutele in fase di inoccupazione e prevenzione della povertà

L’attacco al Rdc si fonda sulla pretesa di un esercito di riserva di disperati, una mano d’opera bisognosa, a basso costo,
intercambiabile, sempre disponibile. Indirettamente questo principio è stato sostenuto anche da Draghi, al
vertice di Porto, quando ha dichiarato che “la legislazione del lavoro protegge i garantiti e pregiudica
l’efficienza e la crescita”. E dunque siamo sempre li, al costante attacco ai lavoratori e ai loro diritti, alimentata
non solo dalle associazioni delle imprese, ma anche dalla politica che coltiva da anni il mito dell’imprenditore
buono portatore di progresso, i cui interessi particolari debbono essere eletti a istanze generali per il bene
del Paese e dell’economia nazionale. Prima del Rdc l’Italia era fanalino di coda europeo in tema di tutele in
fase di inoccupazione e prevenzione della povertà, nel vecchio Continente misure simili si adottano da
parecchio tempo e non si sono mai registrati gli allarmi paradossali che solo nel nostro Paese attecchiscono
nell’opinione pubblica, con la complicità dei media nazionali asserviti al sistema.

Le tutele negli altri Paesi europei

In Francia il Rdc viene chiamato Revenu de solidarité active (RSA). Può essere percepito da chi ha almeno 25
anni o da chi, pur avendo un’età inferiore, è genitore single. I dati possono essere inseriti sul sito del ministero della Solidarietà: l’apposito form, nel quale vanno specificate le condizioni del richiedente, stabilisce
l’importo a cui si ha diritto. La base si aggira attorno ai 400 euro e, anche in questo caso, la presenza di figli
determina un aumento della cifra. La Spagna ha introdotto da qualche anno reddito di cittadinanza, anche se lo Stato centrale ha demandato alle Regioni la facoltà di riconoscere e disciplinare liberamente il sussidio. A Madrid e in Andalusia si chiama
Reddito minimo di inserimento (“Renta Mínima de Inserción”), in Catalogna Reddito garantito di cittadinanza
(“Renta garantizada de ciudadanía”), in Galizia Reddito di integrazione sociale, nei Paesi Baschi Reddito di
garanzia delle entrate. La Finlandia offre un Reddito di cittadinanza garantito di 560 euro mensili a 2000 cittadini disoccupati. I 2000
disoccupati che usufruiscono del Reddito base non dovranno fornire giustificazioni sul modo in cui
spenderanno i soldi. La somma verrà detratta da altri eventuali sussidi ricevuti. Il salario base, inoltre, viene
mantenuto anche nel caso in cui il beneficiario trovi un lavoro. In Olanda il Reddito di cittadinanza esiste già a partire
dagli anni ’60. Col passare degli anni però il bijstand (questo il suo nome) è cambiato sostanzialmente
fino al ridimensionamento del 2012, quando il sussidio per disoccupati cronici si è spostato dall’individuo al nucleo sociale del richiedente. Sulla base di quella norma, il Reddito di cittadinanza in Olanda oggi viene assegnato
ai nuclei abitativi, familiari o no, con l’idea di responsabilizzare il cittadino.

Perché è importate mitigare lo spettro della povertà

Il Rdc italiano non è ancora una Legge perfetta ma allinea il Paese ai principi di civiltà e solidarietà che in gran
parte d’Europa sono serviti e servono a mitigare lo spettro della povertà. Il Governo che punta alla ripresa
sbloccando i licenziamenti non può abbandonare a se stessi i potenziali licenziati (l’Ufficio parlamentare del
Bilancio prevede la perdita di oltre 70mila posti di lavoro) dopo il breve periodo garantito dagli
ammortizzatori sociali. Non si può liquidare il sussidio derubricandolo a espediente ad uso e consumo dei
fannulloni. Il Rdc si deve radicare nelle dinamiche sociali come fase transitoria, in attesa di un lavoro e di un
salario rispondenti ai dettami costituzionali che non vanno enunciati alla bisogna ma applicati nella vita di
tutti i giorni:
Art. 4: La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano
effettivo questo diritto…
Art. 36: Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e
in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa…
Le risorse per garantire l’esistenza dignitosa di tutti i cittadini vanno individuate nell’eterno illecito
dell’evasione fiscale, mai affrontato con il giusto rigore, che vede l’Italia in testa alla classifica europea con
191 miliardi di tasse evase, pari al 23,28 del PIL. Con questi numeri certificati dal Governo, appare ovvio che
gli evasori non sono da ricercare fra i fruitori del Rdc e neanche fra i lavoratori dipendenti tassati alla fonte…

 

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