Tu ordini, ci vanno loro, i nuovi schiavi del lavoro disumanizzato. Ma a Palermo i lavoratori super-sfruttati si ribellano

22 giugno 2021
  • Ogni tanto il sindacato riscopre le proprie radici e difende i lavoratori. Succede persino alla Cgil di Palermo che prende le difese dei super-sfruttati Rider di Glovo
  • Se cambi pettinatura o ti fai la barba la app non ti riconosce e per 15 giorni non lavori. Nemmeno gli schiavi dell’antica Roma venivano trattati così!
  • Siamo preoccupati per i sindacalista della Cgil che difende questi lavoratori. Non è che dall’Unione europea liberista arriverà l’ordine di trasferirlo nei campi di pomodoro del Nord Africa per ‘rieducarlo’ come ai tempi di Pol Pot in Cambogia? 

Ogni tanto il sindacato riscopre le proprie radici e difende i lavoratori. Succede persino alla Cgil di Palermo che prende le difese dei super-sfruttati Rider di Glovo

“Tu ordini, ci andiamo noi”. In verità ci vanno loro: loro sono i Rider, lavoratori precari, ma così precari che più precari non si può. Sono, per la precisione, i Rider del gruppo spagnolo Glovo di Palermo, che da oggi, come leggiamo in un comunicato della Cgil, sono in stato di agitazione. Decisione adottata oggi nel corso di un’assemblea che si è svolta in una piazza Politeama con gli alberi tagliati per fare posto agli eterni appalti ferroviari. “Per i lavoratori di Glovo la situazione è diventata insostenibile – dichiara il segretario generale Nidil Cgil Palermo, Andrea Gattuso -. Da un lato, la perdita di guadagni di circa il 20 per cento a partire da quando è stato sottoscritto l’accordo che abbiamo contestato tra Ugl e Assoldelivery. Questo ha comportato per Palermo compensi tra i più bassi d’Italia, che spesso sono inferiori ai 2 euro, penalizzando i lavoratori che, col caldo torrido, stanno nel traffico e girano in moto a loro spese. Dall’altro lato, il fatto che, nell’ultimo mese in particolare, si stanno verificando moltissimi problemi legati all’applicazione. L’app chiede il riconoscimento facciale, procedura da poco introdotta, che comporta per i rider ogni giorno l’identificazione con un selfie. Spesso capita, per banali errori di sistema o per problemi legati all’aspetto diverso di un lavoratore rispetto alla foto del documento personale, che l’identità del corriere non venga riconosciuta. I rider vengono bloccati anche per due settimane. Lo riteniamo discriminatorio. Il riconoscimento facciale con l’app si blocca anche davanti a modifiche minime come il taglio di capelli o una barba accorciata o più lunga. Di frequente, per questo motivo, vengono rilevati errori nel punteggio e molti corrieri si sono visti scalare il punteggio d’eccellenza. Col punteggio inferiore, si ha difficoltà a trovare slot orari buoni e quindi si guadagna di meno”.

Se cambi pettinatura o ti fai la barba la app non ti riconosce e per 15 giorni non lavori. Nemmeno gli schiavi dell’antica Roma venivano trattati così!

Insomma, se vuoi lavorare per Glovo non devi cambiare pettinatura, sennò la app non ti riconosce. E se ti fai crescere la barba? Pure: non ti riconosce. E se ti fai la barba? Pure: non ti riconosce. Se vuoi lavorare per Glovo e andarci tu devi rimanere tale e quale, sennò ti bloccano o, se sono buoni, ti fanno guadagnare meno. E siccome già si guadagna assai… Da quello che capiamo, gli schiavi, nell’antica Roma, erano trattati molto meglio, anche se non c’era ancora l’Ugl… Insomma, questi lavoratori che fanno le consegne a domicilio se la passano addirittura peggio dei giornalisti che vengono pagato ad articolo. Incredibile! Diciamo che, con l’Unione europea dell’euro liberista, la situazione, per i Rider, è di gran lunga peggiore rispetto agli anni di Nerone… Per fortuna, come leggiamo sempre nel comunicato della Cgil, che i ‘capi’ della Glovo, per dirla con Fantozzi, sono “umani”: “Per la prima volta – leggiamo sempre nel comunicato – Glovo, l’11 giugno scorso, ha dato la sua disponibilità a un incontro col sindacato. Se da un lato l’azienda si è mostrata disponibile ad ascoltare le nostre richieste, tra cui quella di una sede fisica dell’azienda a Palermo e della consegna dei dispositivi di protezione ai Rider, fino ad oggi non è arrivata nessuna risposta ai problemi evidenziati. La situazione è diventata insostenibile”.

Siamo preoccupati per i sindacalista della Cgil che difende questi lavoratori. Non è che dall’Unione europea liberista arriverà l’ordine di trasferirlo nei campi di pomodoro del Nord Africa per ‘rieducarlo’ come ai tempi di Pol Pot in Cambogia? 

“Come Nidil Cgil Palermo – prosegue Gattuso – continuiamo a chiedere che anche Glovo si allinei a quelle che sono le sentenze dei Tribunali, a partire da quello di Palermo alle indagini condotte dalla Procura di Milano, e che cambi modello di business inquadrando i propri corrieri per quello che realmente sono: lavoratori subordinati”. Siamo esterrefatti: apprendiamo così che in Italia, dopo il Jobs Act del ‘mitico’ Matteo Renzi, esistono ancora i diritti dei lavoratori. Possibile? “Non possiamo più sopportare che i lavoratori vengano trattati come numeri, il cui unico confronto con l’azienda è una bot chat – conclude il segretario Nidil -. Non ci rassegniamo alla disumanizzazione del rapporto di lavoro e all’asservimento alla logica dell’algoritmo. Le persone che lavorano sono persone in carne ossa, le loro esigenze e i bisogni allo stato sono completamente trascurati”. Ci chiediamo e chiediamo: questo sindacalista della Cgil resterà a Palermo o lo spediranno in Nord Africa a raccogliere il pomodoro trattato con tutti i pesticidi del mondo a 5 euro al giorno? Intanto è ‘sgomento’ nel PD per la Cgil che è tornata a difendere i lavoratori… Che cosa penseranno a Bilderberg della Cgil?

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