La ‘nuova’ Formazione Professionale siciliana? Caporalato da 8 euro l’ora, contratti farlocchi e fuga dall’Albo

4 giugno 2021

Quanto la cura è peggiore del male 

“Nuove imprese sociali, nuovi accreditamenti, enti certificatori… certificatori di un sistema vecchio che aveva trovato nuove e fresche energie, risorse”

“…tutta sintomatologia clinica che segnala come la nuova cura è ‘na pigghiata po’ culu'”

E i controlli? Credere per fede…

da Costantino Guzzo
vicepresidente Associazione Sindacale Lavoratori 99,9%
riceviamo e pubblichiamo

Quanto la cura è peggiore del male 

Spesso la cura fa più danni del male. Il paradigma che “il nuovo sia buon progresso” ormai è sul banco degli imputati nell’epoca della postmodernità. È vero, caro assessore Roberto Lagalla, che ci fu un tempo in cui la Formazione Professionale generò malcostume, corruttela, familismi e anche il sistema di scambio che trasversalmente attraversò i sistemi sociali della nostra terra, le sue classi di governo, i suoi uffici di controllo e financo i sindacati! È vero, e la cosa fu possibile rendendo strumentale e, anno dopo anno, inoculando vizi di burocrazia, faziosità politica, raggiro in quella legge regionale, la n. 24/76, che esprimeva al meglio la morbosità del suo virus nell’istituto della “rendicontazione” finale. Rendicontazione che il Dio Kronos aveva stabilito che in Sicilia dovesse avvenire a tempo debito: cioè parecchi anni dopo la chiusura delle corsualità.

“Nuove imprese sociali, nuovi accreditamenti, enti certificatori… certificatori di un sistema vecchio che aveva trovato nuove e fresche energie, risorse”

Non solo, ma le scienze mediche, la oftalmologia mai riuscirono a curare gli occhi di quei funzionari chiamati a rendicontare: occhi che si chiudevano spesso, non riuscivano a osservare le quisquilie sulle carte e che ad altri, invece, apparivano travisazioni, veri e propri interessi, cattivo utilizzo del danaro pubblico, delle ‘casse’ regionali. Sic! Un trentennio di queste cose per scontrarsi poi con i presunti principii europeisti che avrebbero dovuto risanare il settore, restituirlo ad una moralità superiore ed anche modernizzarlo. Si inaugurò così l’era del “costo orario”! Salutata con giubilo dai furbacchioni siculi ma anche dalla dotta Eurocrazia in doppiopetto blu: quella dell’inglese, dell’informatica e della sicurezza sul lavoro. Si diede l’addio a parole vetuste come “risparmio”, contratto a tempo indeterminato, congruità prezzi. Si inaugurò l’era dello “spendere tutto”, parcellizzare i contratti di lavoro, distribuire a tutti mancette “orarie”, docenti esperti affiancati a titolari, tecnici in aula assistenti dei cattedratici. Nuove imprese sociali, nuovi accreditamenti, enti certificatori… certificatori di un sistema vecchio che aveva trovato nuove e fresche energie, risorse.

“…tutta sintomatologia clinica che segnala come la nuova cura è ‘na pigghiata po’ culu'”

Orbene, la storia continua! L’ alcova è sempre calda! La cura europea, il finanziamento europeo, si sta rivelando peggiore del male. Possibile che in pochi si senta quanto le pustole bubboniche siano maleodoranti? Possibile che i fatti degli ultimi anni riguardanti la Formazione Professionale, finiti nella cronaca dei giornali, non siano riusciti a far riflettere gli onesti ? Non c’è da gonfiarsi il petto assessore Lagalla, non c’è da sbandierare il nuovo, il moderno, la bontà di chissà quale avvento. Di certo c’è soltanto che la cura da lei applaudita cancella e viola tanti diritti dei lavoratori facendoli retrocedere nella marcia della civiltà del lavoro: mancato rispetto del Contratto Collettivo Nazionale di lavoro, vero e proprio caporalato quando si offre al docente la somma oraria di 8 euro ora, abolizione delle ore a disposizione che erano parte integrante della professionalità del formatore, applicazione di contratti farlocchi derivati da contrattazione di altre categorie, fuga proditoria da ogni Albo professionale vecchia garanzia della continuità lavorativa… tutta sintomatologia clinica che segnala come la nuova cura è “na pigghiata po’ culu”, opla’, perdonate il vernacolare stringente.

E i controlli? Credere per fede…

Il piano di resilienza ha le sue ipocrisie, ipocrisie che non sono solo linguistiche: per inciso, noi detestiamo la parola resilienza, neologismo tossico da porto delle nebbie. Il piano di resilienza, come dicevamo, è ipocrita come quel Fondo Sociale Europeo, la santa manna dell’Eurocrazia che produce i nuovi sistemi d’impresa teleguidati e soggiogati ai bandi e ai finanziamenti tinti d’azzurro! L’Avviso 33 ne è figlio e i lavoratori pian piano fanno esperienza e aprono gli occhi su come opera la sodomia istituzionale e su come, attimo dopo attimo, essi stiano perdendo diritti e danaro. Ancora una cosa: il nuovo sbandierato sistema di cura parla di controllo, di somme da utilizzare per i controlli e di protocolli con Istituzioni per il controllo! Orbene, assessore Lagalla, avevamo segnalato tante cose da controllare… gli occhi si sono aperti? Era bravo l’oftalmologo ? Noi ancora non ne sappiamo nulla!

 

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