IAL Cisl: prima o poi la verità salterà fuori, se chi di dovere continuerà a tacere grideranno le pietre

28 maggio 2021
  • Storie di lavoratori che hanno perso  il posto di lavoro, anni di contribuzione, Tfr, emolumenti e che oggi si tenta di delegittimare 
  • L’interesse economico non è giusto solo quando produce il profitto dei padroni, ma è giustissimo anche quando produce il dignitoso tenore di vita dei lavoratori
  • Prima o poi i Tribunali dovranno esprimersi e con loro i media, che attualmente son distratti da altre cose

da Tiziana Iocolano
Responsabile Provinciale Siracusa/Ragusa
Associazione Sindacale Lavoratori 99,9%

Storie di lavoratori che hanno perso  il posto di lavoro, anni di contribuzione, Tfr, emolumenti e che oggi si tenta di delegittimare 

Delegittimare o dare patenti di giustizia e legalità: è il gioco sporco che dagli inizi degli anni ’80 si svolge nella nostra società siciliana e nelle nostre Istituzioni, a tutti i livelli. Della tal cosa si occuparono personaggi illustri della politica, della letteratura, opinionisti mentre, invece, tal altri pagavano con la vita le risultanze del malefico dibattito: magistrati e anche comuni cittadini, gente votata esclusivamente alla repressione degli atti, dei fenomeni, che vedevano violare la legge, la sua oggettività. Non “grida” manzoniane ma leggi proprie ad uno Stato di diritto e di certezza del diritto. La riflessione, nella fattispecie, attinge all’esperienza, ai fatti, alle storie degli ex lavoratori dello IaL Cisl, numerosi, numerosissimi, che non solo hanno perso il posto di lavoro, anni di contribuzione, Tfr ed emolumenti ma che oggi si tenta di delegittimare, di presentare come ingenui agenti di oppositori occulti, faziosi, istigatori utilizzando, per far questo, la legge al modo di “grida manzoniane”.

L’interesse economico non è giusto solo quando produce il profitto dei padroni, ma è giustissimo anche quando produce il dignitoso tenore di vita dei lavoratori

Anche per questa vicenda, legata al fallimento del noto Ente di formazione sindacale, si tenta di alzare la cortina fumogena per aggrovigliare la matassa, confondere i fatti e portare nel caos la narrazione: abitudine propria della macchina burocratica italiana, per la quale e attraverso la quale non si approda mai al riconoscimento del diritto. Oltre ad altre azioni amministrative e legali, parallele, i lavoratori, nel tempo, hanno inviato alla Amministrazione regionale “Atti di costituzione e messa in mora per danni e il loro risarcimento”; atti articolati che chiedono conto alla pubblica amministrazione delle funzioni di controllo, di applicazioni di leggi di garanzia e altri fatti che non avrebbero garantito il loro interesse a norma di legge. Orbene, a distanza di tempo, l’assessorato dell’Istruzione e della Formazione Professionale, il 20 Maggio scorso, risponde con una propria nota, certamente irrituale nella quantità delle firme apposte, ben quattro e con una serie di preamboli interpretativi che, piuttosto che entrare nel vivo, al cuore della faccenda, cincischia, annebbia, ruota intorno la discussione mortificando la logica, il diritto ma soprattutto non chiarisce percorsi, andando piuttosto nel verso di un confronto oppositivo e sagace. Chiaramente, mentre gli stessi lavoratori continuano a chiedersi il perché sia stato loro negato il piacere di vedere sulla nota, fra tante firme, quella importante e attesa di un altro dirigente, molto esperto di cose della Formazione e maggiormente coinvolto nella vicenda, gli stessi concordano sul fatto che ormai è giunto il momento di dibattere di tutto in una aula di Tribunale: per onor di verità innanzitutto, per rispetto di loro stessi, della loro vita e del loro interesse economico. Sì, state leggendo bene, “economico”: perché l’interesse economico non è giusto solo quando esso produce il profitto dei padroni ma è giustissimo anche quando produce il dignitoso tenore di vita dei lavoratori.

Prima o poi i Tribunali dovranno esprimersi e con loro i media, che attualmente son distratti da altre cose

Non è il caso di approfondire tutti i punti della vertenza e di gridare qui leggi, commi, interpretazioni. Vogliamo però definire la cornice, contestualizzare gli avvenimenti e osservare come ciò che accadde per lo Ial Cisl sia frutto di una mentalità, di un sistema di pensiero dedito all’interpretazione della legge, non per la distribuzione dei diritti ma bensì per la difesa di privilegi. L’autorità di gestione, definizione attribuita al dirigente generale dell’assessorato, in cosa e su cosa esercita il proprio controllo di legittimità sui finanziamenti che arrivano dall’Unione Europea ? E’ possibile che la legge non preveda altri tipi più articolati di controllo del danaro comunitario? Costi, benefici, economie, voci di spesa, contratti, diritti: sono cose che non riguardano un’autorità di gestione e non sono negli interessi della cosa pubblica? A cosa è servita la Cassa integrazione se nello stesso periodo l’Ente risultava finanziato? Gli Enti morali, le Fondazioni e le personalità giuridiche simili come rispondo in ordine alla responsabilità delle loro azioni allorquando ricevono finanziamenti pubblici? C’è forse il rischio che possano trasformarsi in un “pozzo di San Patrizio”, dove il danaro pubblico vien gettato, garantendo l’immunità dei responsabili dietro la particolarità di tale personalità giuridica? C’è da piangere sul sistema, sull’intero sistema che ha attenzionato la Formazione professionale come una mucca da cui attingere il latte: prima o poi i Tribunali dovranno esprimersi e con loro i giornali, i media, che attualmente son distratti da ben altre cose. Ma vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre.

 

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