Garibaldi e la ‘conquista’ di Palermo? Una farsa ‘pilotata’ dagli inglesi. A 18 mila soldati borbonici venne impedito di combattere!

27 maggio 2021
  • La finta ‘conquista’ di Palermo è una delle tante pagine vergognose dell’impresa dei Mille. Se ai 18 mila soldati borbonici fosse stato consentito di combattere garibaldini, mercenari e picciotti d mafia sarebbero stati polverizzati! 
  • Il Contrammiraglio Mundy, grande protagonista della corruzione
  • Il Generale lascia sguarnita la porta di accesso dei garibaldini  a Palermo
  • Il “Dittatore sardo” del Contrammiraglio Mundy è in realtà Garibaldi che gli inglesi considerano “piemontese”
  • I finti giornalisti e le false informazioni alla stampa internazionale
  • Gran pavese per tutte e per tutti
  • «God save the Queen» a bordo dell’Hannibal 

La finta ‘conquista’ di Palermo è una delle tante pagine vergognose dell’impresa dei Mille. Se ai 18 mila soldati borbonici fosse stato consentito di combattere garibaldini, mercenari e picciotti d mafia sarebbero stati polverizzati! 

Il 27 Maggio del 1860 Garibaldi entra a Palermo. Con l’ausilio del volume di Giuseppe Scianò (E nel mese di Maggio del 1860 la Sicilia diventò colonia!) ripercorreremo la “conquista di Palermo”, provando a fare giustizia di tutte le bugie raccontate su questa storia. Garibaldi e i garibaldini non hanno vinto a Calatafimi: grazie agli ufficiali corrotti del regno delle Due Sicilia, i soldati Duosciliani, che avevano praticamente battuto e messo in fuga i garibaldini, su ordine degli alti ufficiali borbonici corrotti, sono costretti a ritirarsi. I garibaldini prenderanno batoste anche a Monreale e ad Altofonte. Insomma, nonostante i sodi degli inglesi, nonostante i mercenari pagati sempre dagli inglesi (mercenari-assassini ai quali i Comuni siciliani dedicano ancora oggi vie e piazza!) Garibaldi ha subito sconfitte e umiliazioni su tutta la linea, anche se la stampa internazionale foraggiata sempre dagli inglesi ha scritto l’esatto contrario. Garibaldi, prima di entrare a Palermo, chiede agli inglesi precise garanzie. Non vuole più rischiare: chiede che i generali corrotti del Regno delle Due Sicilie tengano bloccati i militari in mare e in terra. Di questo si dovranno occupare gli inglesi piazzato con le proprie navi nel porto di Palermo. Per dirla in breve, l’eroi dei due mondi, prima di muovere verso il capoluogo siciliano vuole la garanzia che gli ufficiali del Regno delle Due Sicilie siano dei traditori. E queste garanzie gliele dovranno dare proprio dagli inglesi, veri padroni della situazione in Sicilia…

Il Contrammiraglio Mundy, grande protagonista della corruzione

“Ad appena due giorni dal suo arrivo a Palermo – scrive Scianò – il Contrammiraglio Mundy è già il personaggio più importante della città. Per ciò che rappresenta, ovviamente. Il 23 maggio riceve la visita del Luogotenente del Re, il Generale Ferdinando Lanza, accolto con tutti gli onori del proprio rango. Riceve, altresì, le visite degli ufficiali delle altre marine militari, presenti nella rada del porto di Palermo. Questi ufficiali, nei fatti, gli riconoscono la leadership morale e politica”. Il Generale Lanza, per la cronaca, è l’ufficiale Duosiciliano che dovrà bloccare i suoi soldati per spianare la strada a Garibaldi. “Dopo essersi trattenuto due ore, il Generale Lanza lasciò la nave salutato da diciannove colpi di cannone” scrive Scianò. Che poi cita le memorie del contrammiraglio inglese Mundy: “Subito dopo la sua partenza ricevetti la visita del commodoro austriaco e dei comandanti delle navi da guerra straniere, i quali erano tutti ansiosi di ottenere informazioni circa i progressi dell’insurrezione. Sebbene notassi tra loro divergenze di opinione su molte questioni di carattere politico, li trovai tutti d’accordo nel voler negare agli ufficiali delle rispettive navi il permesso di andare a terra, sia in città che nei dintorni. Sembrarono quindi stupiti quando li informai che non interferivo mai nelle libere scelte degli ufficiali, salvo che nelle più gravi circostanze. Al contrario, ritenevo che la loro presenza a terra, con alcune limitazioni, si sarebbe risolta in un vantaggio per l’ordine pubblico, in quanto avrebbe mostrato, come infatti avvenne, piena confidenza nelle amichevoli disposizioni dei due partiti verso gli ufficiali della Marina britannica, che sbarcavano per proprio svago e diporto vestendo l’uniforme del loro rango, senza pensare affatto ad immischiarsi negli affari degli isolani”.

Il Generale lascia sguarnita la porta di accesso dei garibaldini  a Palermo

Commenta Scianò: “Appare – a questo punto – quasi beffarda la precisazione finale, secondo la quale, gli ufficiali Inglesi non pensavano affatto di immischiarsi negli affari degli isolani. Sarà proprio il Mundy infatti ad inviare incontro a Garibaldi ufficiali Inglesi. Nonché il celebre Colonnello Eber, ungherese, del quale avremo modo di parlare a lungo. Il 23 maggio è giornata densa di avvenimenti. Il Mundy ha anche il piacere di ricevere un bel biglietto per uno strano invito. Ecco come racconta l’aneddoto: ‘Il Conte Tasca, che possiede una villa in posizione elevata fuori Porta Termini, ha offerto un biglietto di ammissione per tutti gli ufficiali che io voglia prescegliere affinché possano avere l’opportunità di osservare gli avvenimenti e di riferire in proposito. Chiesi venia di dover declinare questa gentile proposta’. La notorietà del percorso (non già della data esatta creduta il giorno 24, anziché il 27 maggio) che il Duce-Dittatore avrebbe fatto per occupare Palermo, rende più evidenti le responsabilità ed il tradimento del Luogotenente Lanza, che cercherà con ogni mezzo di rendere vulnerabile proprio quel lato della città. Ed il Lanza ha, a portata di mano, oltre 18.000 soldati bene addestrati e volenterosi di battersi. Ebbene: il gentile invito del conte Tasca, soprattutto, ci dà la conferma del clima politico e serve a dimostrare ulteriormente che alcuni nobili Siciliani sono impazienti di vedere la concretizzazione dell’occupazione Piemontese della Sicilia tanto che il conte Tasca… l’anticipa di tre giorni”.

 

Il “Dittatore sardo” del Contrammiraglio Mundy è in realtà Garibaldi che gli inglesi considerano “piemontese”

“Il Contrammiraglio Mundy ha buone notizie sul Dittatore sardo – scrive sempre Scianò – Il Mundy ha, comunque, il piacere di far sapere ai suoi lettori di avere acquisito moltissime informazioni sui movimenti di Garibaldi. Sono informazioni manipolate con grande classe, ovviamente. Ad esempio il Contrammiraglio scrive che la notte precedente, cioè del 22 maggio, il Duce dei Mille, al Parco (Altofonte) ha dormito in casa dell’eletto (ossia del consigliere anziano o vice sindaco di quel Comune) e che poi era partito per «Bagheria e Misilmeri, villaggi a nove o dieci miglia circa ad oriente di Palermo”. Mundy entra poi nei dettagli: “Da Misilmeri esiste una carreggiabile per Palermo ed anche un sentiero dietro le montagne per Mezzagno e Belmonte, da dove un altro tratturo conduce attraverso una gola alla piana ad occidente di Maria di Gesù. È probabile che per mezzo di questa via secondaria i supremi capi delle Squadre, La Masa e Fuxa, si riuniranno alle forze del Dittatore Sardo. Si dice che un attacco da questo lato sia fissato per domani”. Commenta Scianò: “È corretto il Mundy quando indica Garibaldi con il titolo di Dittatore Sardo (che poi vuol dire piemontese), ma esagera quando esalta la partecipazione popolare e delle masse di rivoltosi che gli andrebbero incontro, come vedremo meglio via via che andremo avanti con gli avvenimenti. Ha infatti le sue ragioni quando scrive: ‘Ieri, ottomila uomini delle reali truppe si erano messi in marcia da Monreale e avevano preso la strada che conduce alla stretta di Piana dei Greci, direzione in cui si erano visti i Piemontesi (sic). Siccome non erano numerosi si sperava di distruggerli prima che potessero riunirsi alla massa principale dei paesi in rivolta (sic)’. Solita musica, insomma: i regi sono sempre numerosi come le cavallette ed i paesani sono in rivolta ed impazienti di rivoltarsi e di aggregarsi ai Garibaldini e a quel galantuomo del Re Sabaudo. È, questo, ciò che vorrebbe sentirsi dire il Governo Inglese ed è anche quello che si deve dare in pasto all’opinione pubblica internazionale. Un solo lapsus: il Mundy chiama Piemontesi i Garibaldini. Lo ringraziamo per questo squarcio di verità.
O, per meglio dire: per questo lapsus. Il Mundy però, evita di evidenziare che è sguarnita la parte della città che guarda verso Gibilrossa e Villabate, comprese la Porta Sant’Antonino e la Porta Termini. Non è un caso. Pur essendovi migliaia di soldati a disposizione e truppe scelte imbottigliate nelle cinque navi da guerra che il Lanza blocca nel porto e nelle fortezze di mare. E che resteranno in queste condizioni fino all’ingresso di Garibaldi”. Da questo passaggio viene fuori con chiarezza la corruzione degli alti ufficiali borbonici, che invece di servire il proprio re Francesco II lo pugnalavano alle spalle in cambio di soldi e – questo si vedrà poi – per diventare generali dell’esercito piemontese. Vergogne su vergogne rigorosamente nascoste nei libri di storia!

I finti giornalisti e le false informazioni alla stampa internazionale

Proseguiamo con il racconto di Scianò a proposito della battaglia di Palermo. “Lo sanno tutti. Anche il conte Tasca. Si sa in particolare da che parte Garibaldi dovrà entrare in città. Gli Inglesi hanno una mappa precisa della dislocazione delle difese disposta dal Lanza. Ed il corrispondente del Time (guarda caso ungherese ed agente dello spionaggio inglese) Ferdinando Eber, si preoccupa ogni giorno – fingendo di fare il giornalista – di controllare che tutto proceda secondo i piani prestabiliti. Rilevando dati sulla posizione di fortezze, sulla qualità e la quantità delle truppe, sui mezzi ecc. Parlavano di piani prestabiliti. Ma da chi? Da chi ben sappiamo. Con sorpresa del conte Tasca – dicevamo – l’entrata di Garibaldi a Palermo non potrà avvenire prima del giorno 27 maggio 1860. Si festeggia il compleanno della Regina Vittoria d’Inghilterra. Non sarà tuttavia una giornata persa quella del 24 maggio per la Flotta Inglese. E neppure noiosa. Alle otto del mattino l’Hannibal, infatti, alza lo stendardo reale sull’albero maestro. Tutta la squadra britannica esibisce il Gran Pavese. È già festa. È infatti il genetliaco (o più semplicemente: il compleanno) della Regina Vittoria. E in onore di S.M. Britannica, anche le navi militari Austriache, Americane, Francesi, Sarde (Piemontesi), Turche, Spagnole, Duosiciliane ed altre di ogni nazionalità, seguono l’esempio delle navi Inglesi”.

Gran pavese per tutte e per tutti

“Ovviamente l’allegria non è condivisa dalla cittadinanza di Palermo – scrive Scianò – troppo angosciata per l’avvicinarsi dell’invasione e dei combattimenti, previsti da un giorno all’altro. A mezzogiorno gran fracasso. I cannoni sparano le salve prescritte per il saluto reale. Li sentono, dall’alto dei monti che circondano Palermo, i soldati Duosiciliani ed i Garibaldini. Gli alti ufficiali di tutte le navi da guerra presenti nel porto di Palermo, tirano fuori le divise di gran gala per il grande ricevimento sull’Hannibal. Non sarà un ricevimento comune. Né mancheranno le belle ed eleganti signore”. Eh già, perché tutti sanno che a Palermo ci dovrà essere una battaglia per darla in pasto alla stampa internazionale. Bisognerà fingere di sparare, fingere, perché, come già accennato, i soldati del Regno delle Due Sicilie non dovranno combattere. I cittadini di Palermo, però, temono che i picciotti di mafia, che si accompagnano ai garibaldini, ne approfittino per derubare.

«God save the Queen» a bordo dell’Hannibal 

“Alle 19 (del giorno 24 maggio 1860) – scrive Scianò – si svolge finalmente il tanto atteso ricevimento a bordo dell’Hannibal. È un’altra esibizione del ruolo egemone del Mundy, nonché della superiorità Britannica e del suo diritto di supervisione su ciò che accade in quei giorni a Palermo ed in Sicilia. ‘Fu un successo in ogni senso’, scrive soddisfatto il Contrammiraglio, al quale lasciamo il compito di descrivere il party: ‘Alle sette ricevetti a bordo della Hannibal per un pranzo di gala in onore della festività della Regina i Comandanti delle navi ai miei ordini e i Comandanti delle navi da guerra straniere, e cioè: il Commodoro Wüllersdorf, della fregata austriaca Schwartzemberg; il Com.te Barry, del piroscafo austriaco Dandolo; il conte Lefevre, della fregata francese Vauban; il Com.te Boyer, del piroscafo francese Mouette; il Com.te Palmer, della corvetta americana Iroquois; il Com.te Flores, della corvetta napoletana Ercole; e il Com.te marchese d’Aste, del piroscafo sardo Governolo’. Dopo aver elencato i presenti il Mundy racconta: ‘L’unico brindisi proposto fu alla salute della nostra graziosa sovrana, al quale tutti i miei ospiti si unirono con molta cordialità. Dopo che la nostra eccellente banda, il cui maestro era un napoletano, ebbe suonato due volte il God Save the Queen, il riservo che aveva regnato fino allora sembrò sciogliersi e la conversazione divenne Generale. Poiché era presente il Comandante della forza navale di Sua Maestà Siciliana, era necessario esser cauti nel parlare del presente stato di cose in città ed evitare di fare allusione, per quanto possibile, agli avvenimenti in atto nell’Isola. Fortunatamente si osservò la dovuta circospezione e non accadde nulla di increscioso. La riunione fu un successo in ogni senso, poiché il party oltrepassò i termini di tempo cui si è abituati in Marina e vi regnò molta cordialità e sentimento conviviale. Notai naturalmente che il marchese D’Aste, che rappresentava la Marina di Re Vittorio Emanuele, e il Capitano di vascello Flores, che comandava la squadra di Francesco II, non scambiarono convenevoli durante la serata. Probabilmente il malcelato desiderio del Governo Sardo d’un successo dei ribelli è stato la causa di questa freddezza’. Non si comprende bene se, dietro l’aria affettatamente seriosa, il Contrammiraglio faccia o no ironia quando stigmatizza la freddezza dell’ufficiale Duosiciliano Flores nei confronti del rappresentante della marina militare di Vittorio Emanuele II, Marchese D’Aste. Vuole cioè far finta di credere che veramente il Governo di Torino sia estraneo alla spedizione garibaldina in Sicilia? Sarebbe paradossale, in quanto lo stesso Mundy ha indicato talvolta i Garibaldini con la denominazione di Piemontesi, e ha definito Dittatore piemontese l’eroico Garibaldi. E, cosa più grave, invasione illegale quella dei Garibaldini. Ovviamente il Mundy opera affinché i suoi lettori pensino che lui stesso ed il Governo di S.M. Britannica siano del tutto estranei alle vicende raccontate”.

Domani la seconda puntata 

Foto tratta da do in Italy

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