Quando Leoluca Orlando, Luciano Violante e il Pci attaccavano Giovanni Falcone: i ricordi di Claudio Martelli

24 maggio 2021
  • Le verità amare di quasi 30 anni fa su Giovanni Falcone e l’ipocrisia di oggi
  • Quando Pci e vertici della Magistratura facevano a gara per ‘bocciare’ Giovanni Falcone
  • Falcone Direttore degli Affari Penali, l’astio del Pci: “… un magistrato che ha perso la sua indipendenza vendendosi ai socialisti e a Martelli”
  • La Procura Nazionale Antimafia non è un’idea di Falcone, ma di Leo Valiani 

Le verità amare di quasi 30 anni fa su Giovanni Falcone e l’ipocrisia di oggi

Sulla pagina Facebook di Gaetano Zingales – Socialisti siciliani va un bel ricordo di Giovanni Falcone firmato da Claudio Martelli, già vice segretario del Psi e, all’epoca dei fatti – cioè negli anni della strage di Capaci – Ministro della Giustizia. E’ uno scritto che riprendiamo con grande piacere, perché restituisce alcune verità sulle quali vale la pena di riflettere, anche se, da allora ad oggi, sono passati quasi trent’anni.

Quando Pci e vertici della Magistratura facevano a gara per ‘bocciare’ Giovanni Falcone

“Adesso è facile celebrare Falcone – scrive Martelli -. Invece non era affatto facile essergli amici quando nel 1991 lo invitai a venire a Roma a lavorare con me al Ministero della Giustizia. Gli offrii l’incarico più importante perché ne avevo grande stima e sapevo che in Sicilia non poteva più lavorare. Molti colleghi, prima di destra poi di sinistra, si dedicavano a denigrarlo, chi per invidia chi per loschi traffici. I giornalisti più accecati dalla faziosità rincaravano e dilatavano i sospetti. Cosa Nostra con la complicità di poliziotti e agenti dei servizi gli organizzò un attentato in casa e colleghi e giornalisti insinuarono che se l’era preparato da solo per farsi pubblicità”. L’attentato al quale si riferisce Martelli avvenne nella villa dell’Addaura. Impressionante quello che scrive l’ex Ministro socialista: “I corvi con le toghe gli rovesciarono addosso calunnie infamanti – ricorda sempre Martelli – protetti dall’anonimato. Il CSM aveva respinto tutte le sue aspirazioni: ad assumere la guida dell’Ufficio Istruzione e poi della Procura di Palermo. La Suprema Corte di Cassazione aveva bocciato l’assunto fondamentale dei suoi processi e cioè che la mafia avesse una struttura unitaria e gerarchica, insomma una ‘cupola’ di comando. L’ANM lo aveva bocciato quando si candidò per il CSM. Il suo capo, Gianmanco 8Pietro Giammanco, in quegli anni capo della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo ndr), gli sottraeva le inchieste più importanti. L’allora – e tuttora – sindaco di Palermo (il riferimento è a Leoluca Orlando ndr) giunse a denunciarlo al CSM perché ‘tiene nascosti nei cassetti della Procura i nomi dei mandanti politici dei più gravi delitti di mafia’. E il CSM lo sottopose a un interrogatorio umiliante”.

Falcone Direttore degli Affari Penali, l’astio del Pci: “… un magistrato che ha perso la sua indipendenza vendendosi ai socialisti e a Martelli”

“Gli attacchi del fuoco amico – scrive sempre Martelli – non cessarono quando divenne Direttore degli Affari Penali, anzi, l’accanimento del PCI contro di lui si fece ancora più aspro, delegittimandolo come ‘un magistrato che ha perso la sua indipendenza vendendosi ai socialisti e a Martelli’. Ma a Roma almeno poteva lavorare protetto dalla stima del Presidente della Repubblica, del Ministro della Giustizia, e del Ministro degli Interni, Scotti e di tanti collaboratori ed estimatori. Capì che facevo sul serio e che dal Ministero potevamo attuare il disegno che insieme avevamo concepito: trasformare in leggi la sua ineguagliata esperienza di contrasto alla mafia. Così varammo norme inedite di cooperazione tra tutti gli organi dello Stato – Governo, magistratura, Forze di polizia – dando vita a norme nuove e a nuovi e più efficaci strumenti di contrasto al crimine organizzato. A cominciare dalla Procura Nazionale Antimafia che doveva coordinare l’impegno delle varie procure distrettuali, supplire alle loro eventuali carenze, dirimere le loro dispute”.

La Procura Nazionale Antimafia non è un’idea di Falcone, ma di Leo Valiani 

Martelli racconta la nascita della Procura Nazionale Antimafia che è stata sempre attribuita a Falcone. “Quelli che allora lo denigravano – scrive il leader socialista – oggi gli attribuiscono anche il merito della Super Procura. Un eccesso di lode se non frutto di ignoranza insincero e sospetto. Non fu Falcone a concepirla. Era una vecchia proposta del senatore Valiani (si dovrebbe trattare del senatore a vita Leo Valiani ndr) che io ripresi dalle sue carte dimenticate, aggiornai e trasformai in legge. Falcone ne fu felice, ancor più sapendo che per quel compito nuovo volevo lui”. L’ex Ministro socialista chiude il suo ricordo con una ‘stoccata’ per Luciano Violante, esponente storico del Pci: “Ieri Luciano Violante non ha fatto autocritica per l’avversione di trenta anni fa, però l’ha ammessa attribuendola però ‘a tutta la sinistra’. Prima di tutto questa non sarebbe una scusante, in secondo luogo Violante dimostra ancora una volta di perdere il pelo ma non il vizio: se socialisti, radicali, repubblicani erano d’accordo su Falcone vuol dire che ad essere contraria non era tutta la sinistra, ma i comunisti (e nemmeno tutti basti pensare a Chiaromonte) e in particolare proprio Violante, maestro di ipocrisia e doppie verità”.

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