Ci ha lasciati il grande Franco Battiato, la Sicilia perde uno dei suoi figli migliori

18 maggio 2021
  • La Sicilia è in lutto, la musica è in lutto, la cultura è in lutto
  • “Il silenzio del rumore delle valvole a pressione…”
  • “Per capire bisogna ascoltare, serve animo sgombro: abbandonarsi, immergersi”
  • In quattro mesi da assessore regionale è riuscito a dare ‘originalità’ alla politica

La Sicilia è in lutto, la musica è in lutto, la cultura è in lutto

E’ morto Franco Battiato. La Sicilia è in lutto. La cultura è in lutto. Se n’è andato un grande, un grandissimo artista dallo stile unico, irripetibile, inimitabile. Ha lasciato questo mondo dopo una lunga malattia. Aveva compiuto da poco 76 anni. Non è esagerato affermare che la sua musica, le sue canzoni hanno accompagnato l’Italia per quasi 60 anni. Perché Battiato comincia poco più che ventenne negli anni ’60 del secolo passato. Il suo grande amico Giorgio Gaber lo invita in televisione. Corre l’anno 1967. Da allora non si fermerà più, anche se i cambiamenti nella sua attività di artista non mancheranno. Negli anni dei mondiali di calcio vinti dall’Italia di Enzo Bearzot – 1982 – le canzoni di Battiato erano entrate nell’immaginario collettivo. I testi particolari, la musica altrettanto particolare lasciavano il segno. Ma Battiato, nei primi anni ’80 del secolo passato, aveva alle spalle almeno 15 anni di attività. Abbiamo ricordato il 1967, l’anno della sua partecipazione alla trasmissione “Diamoci del tu” condotta da Giorgio Gaber e Caterina Caselli. E prima c’era stata una breve parentesi e Roma e poi il trasferimento a Milano: “Milano allora era una città di nebbia, e mi sono trovato benissimo. Mettevo a frutto la mia poca conoscenza della chitarra in un cabaret, il ‘Club 64’, dove c’erano Paolo Poli, Enzo Jannacci, Lino Toffolo, Renato Pozzetto e Bruno Lauzi. Io aprivo lo spettacolo con due o tre canzoni siciliane: musica pseudobarocca, fintoetnica. Nel pubblico c’era Giorgio Gaber che mi disse: ‘Vienimi a trovare’. Il giorno dopo andai. Diventammo amici” (Wikipedia).

“Il silenzio del rumore delle valvole a pressione…”

Impossibile ricordare tutta l’opera di Franco Battiato. Noi proviamo a citare il periodo dell’artista che va dal 1971 al 1975. E, in particolare, una l’album Pollution. E’ il periodo sperimentale della musica di avanguardia e colta. Però noi, da quindicenni, ci vedevamo qualcosa in più, qualcosa di insolito, parole che hanno lasciato il segno:

Il silenzio del rumore
Delle valvole a pressione
I cilindri del calore
Serbatoi di produzione
Anche il tuo spazio è su misura

Non hai forza per tentare di cambiare il tuo avvenire
Per paura di scoprire libertà che non vuoi avere
Ti sei mai chiesto quale funzione hai?
Quale funzione hai ti sei mai chiesto?
Per paura di scoprire libertà”.

Ecco, in questo testo abbiamo riconosciuto in Battiato non soltanto il grande artista, ma anche l’artista impegnato. Parole che ci ricordano una sorta di socialismo libertario. E anche se – soprattutto negli anni successivi – era quasi impossibile la ricerca di matrici ‘politiche’ nell’arte di Battiato, l’idea che in lui ci fosse un po’ di sinistra vera, tosta, anche se imperniata sulla libertà come valore inviolabile, non ci ha mai abbandonati. Impossibile, con Battiato e la sua arte immensa, non fare avanti e indietro. Del resto, la sua arte era un continuo viaggio nello spazio e nel tempo, nella cultura occidentale e in quella orientale. Eh sì, perché di orientale, l’artista non aveva solo i natali all’ombra dell’Etna, a Riposto, ma anche una curiosità e una passione per l’Oriente.

“Per capire bisogna ascoltare, serve animo sgombro: abbandonarsi, immergersi”

Ha fatto sognare, Battiato? Sì, ha fatto sognare e ha fatto riflettere. Come e forse più dei tanti cantanti e musicisti che Catania ha regalato al mondo della musica. I suoi testi non sempre erano immediati. Ci colpì, un giorno, una sua dichiarazione: “Una ragazza di quindici anni mi ha scritto dicendo che non le frega niente di quello che dico, che comunque le piace da pazzi. Per me questo è il massimo, perché non voglio dire niente, oppure tutto”. E ancora: “Credo, al contrario di quelli che non hanno capito niente dei miei testi e li giudicano una accozzaglia di parole in libertà, che in essi ci sia sempre qualcosa dietro, qualcosa di più profondo… Quando si intende adattare un testo alla musica si scopre che non è sempre possibile. Finché non si fa ricorso a quel genere di frasi che hanno solo una funzione sonora. Se si prova allora ad ascoltare e non a leggere, perché il testo di una canzone non va mai letto ma ascoltato, diventa chiaro il senso di quella parola, il perché di quella e non di un’altra. Per capire bisogna ascoltare, serve animo sgombro: abbandonarsi, immergersi. E chi pretende di sapere già rimane sordo”.

In quattro mesi da assessore regionale è riuscito a dare ‘originalità’ alla politica

Un grande in tutto, Battiato. Anche la sua comparsa in politica è stata artistica. Correva l’anno 2013. Alla presidenza della Regione siciliana era stato eletto Rosario Crocetta, centrosinistra. Per la precisione, PD. Da questa esperienza la Regione siciliana sarebbe venuta fuori rovinata finanziariamente. Eppure Crocetta – che a suo modo era un personaggio naif – si concesse il lusso di nominare Franco Battiato assessore regionale al Turismo. Durò pochissimo la stagione di Battiato assessore regionale: dal Novembre del 2013 al Marzo del 2014. Il patatrac arrivò con un intervento dell’artista al Parlamento europeo in veste di assessore al Turismo della Regione siciliana. Parlando della politica italiana affermò: “Queste troie che si trovano in Parlamento farebbero qualsiasi cosa. E’ una cosa inaccettabile, sarebbe meglio che aprissero un casino”. Era una ‘lettura artistica’ della politica che venne travisata. I farisei del perbenismo dissero che le sue parole erano “gravi e inaccettabili, certamente non istituzionali ed offensive”. In realtà, le sue parole erano come quelle di alcune sue canzoni: non andavano ‘lette’, ma ‘ascoltate’. Ma la politica siciliana ha mai ‘ascoltato’ veramente qualcuno?

Foto tratta da Castello di Belgioioso

 

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