Sul Titanic

Recovery, manca il voto di 8 Paesi Ue. Il dubbio è che si tratti di un MES rafforzato. Per Sud e Sicilia sarà una doppia fregatura!

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  • Il Recovery si fonda sull’emissione di Bond. E ci vuole l’accordo di tutti i Paesi Ue. I dubbi della Finlandia e la probabile richiesta di ‘riforme’ da imporre all’Italia
  • Ci sono Paesi europei che non sono contro i Recovery perché sono contro l’Italia: sono contro il Recovery perché non vogliono cedere altra sovranità alla Ue e considerano tale strumento un MES addirittura rafforzato 
  • Come finirà? Può succedere di tutto. Anche il no di alcuni Paesi. In ogni caso, i soldi in prestito saranno vincolati a una serie di ‘riforme’ ammazza diritti sociali 

Il Recovery si fonda sull’emissione di Bond. E ci vuole l’accordo di tutti i Paesi Ue. I dubbi della Finlandia e la probabile richiesta di ‘riforme’ da imporre all’Italia

Si parla tanto – e a ragione – del Recovery Plan o Fund. Si parla poco, invece, del dibattito in corso in alcuni Paesi dell’Unione europea che non hanno ancora ratificato questo nuovo strumento di finanziamento. Ricordiamo che la Ue non ha alle spalle una vera e propria Banca Centrale  che i 750 miliardi di euro del Recovery dovranno essere reperiti nel mercato finanziario con l’emissione di Bond. Ora è bene non dimenticare che non tutti i 27 Paesi della Ue sono d’accordo sul Recovery, tant’è vero che, a distanza di quasi un anno, non tutti i Parlamenti dei 27 Paesi dell’Unione hanno ratificato questa forma di finanziamento a debito. Vediamo, per grandi linee, come stanno le cose a fine Aprile 2021. Cominciamo col dire che, se è passato quasi un anno dalla decisione di ricorrere all’emissione di questi Bond per lare il via al Next Generation Eu da 750 miliardi per fronteggiare la crisi economica provocata dalla pandemia, beh, è evidente che ci debbono essere dei problemi. Il primo scolio è arrivato dalla Germania. O meglio, dalla Corte Costituzionale tedesca. Non è stato uno stop insormontabile, tant’è vero che è stato superato dopo circa un mese. Più che altro è stato un messaggio alla cancelliera Angela Merkel, che è un po’ la garante di questa operazione. Martedì 27 Aprile è stata la volta della Finlandia, Paese che non ha mai ‘digerito’ l’accordo sul Recovery. Ebbene, il Parlamento finlandese ha stabilità che, per approvare questo nuovo strumento serve una maggioranza qualificata, perché si tratta di un nuovo trasferimento di poteri all’Unione europea. Rilievo ineccepibile. Il problema – che non è di poco conto – è che in questo momento la Finlandia è in fibrillazione. La premier, la giovane  socialdemocratica Sanna Marin, è appoggiata da una coalizione di cinque partiti che non riescono a trovare l’accordo per approvare il Bilancio. La sinistra e i centristi sono ai ferri corti e nessuno vuole cedere. Non si esclude una crisi di Governo. In questo scenario trovare nel Parlamento finlandese la maggioranza qualificata per approvare il Recovery non sarà una cosa facile.

Ci sono Paesi europei che non sono contro i Recovery perché sono contro l’Italia: sono contro il Recovery perché non vogliono cedere altra sovranità alla Ue e considerano tale strumento un MES addirittura rafforzato 

Il Recovery è un’arma a doppio taglio. E’ una sorta di cavallo di Troia con il quale la Ue estorce sovranità ai Paesi dell’Unione. E non tutti i Paesi Ue sono d’accordo. In parole più semplici, il Recovery si configura come una sorte di MES in grande che, gettato fuori dalla porta, rientrerebbe dalla finestra. Fino ad oggi sono 19 su 27 i Paesi Ue che hanno approvato il Recovery. All’appello ne mancano 8. C’è l’Austria che dovrebbe votare entro la fine di Maggio. Tutto tranquillo? Gli ‘europeisti’ dicono di sì. Ma c’è anche chi ricorda che l’Austria è un altro di quei Paesi europei che non sembra molto d’accordo su questa forma di indebitamento. Si dice che per il sì chiedono condizioni precise. Tradotto: riforme in stile Troika: argomento del quale nessuno in Italia parla. E he dire di Romania e Ungheria? Si sa che ancora i Parlamenti di questi due Paesi non hanno votato. E dell’Olanda? E’ un Paese che non ama l’Italia. Una Camera olandese ha già detto sì. La vera partita si giocherà al Senato di questo Paese. Come per l’Austria, è probabile che chiedano ‘riforme’: parola che, in gergo europeistico, significa lacrime e sangue per i cittadini. In Estonia la destra è contraria al Recovery. In Polonia non sono affatto d’accordo sul Recovery. Prendono tempo. Il Parlamento polacco non è d’accordo: non è solo un problema di danaro: in Polonia non vogliono cedere la sovranità alla Ue. Il ragionamento è semplice: una volta passato tale principio lo faranno sempre. Come dargli torto? Anche in Irlanda pongono un problema di sovranità.

Come finirà? Può succedere di tutto. Anche il no di alcuni Paesi. In ogni caso, i soldi in prestito saranno vincolati a una serie di ‘riforme’ ammazza diritti sociali 

Che succederà? Può succedere di tutto. Anche che alcuni Paesi europei dicano no. Un fatto è certo: senza le ratifiche la Commissione europea non può emettere i Bond. La fretta nel consegnare il piano, da parte del Governo italiano, è stata immotivata. Perché ancora il sì di quattro-cinque Paesi europei non è affatto scontato. E, in ogni caso, sarà un sì – ammesso che sarà un sì – vincolato a una serie di riforme che rischierebbero di mettere in ginocchio non tanto l’economia italiana, che è già in ginocchio, quanto la popolazione italiana. Perché, ad esempio, è stata cassata Quota 100? Perché la prima condizione che chiederanno per erogare i fondi del Recovery all’Italia sarà la ‘riforma’ del sistema pensionistico per fare andare la gente in pensione il più tardi possibile, meglio se da ‘morti’… E la stessa cosa sarà per la pubblica amministrazione e, in generale, per la spesa pubblica italiana. In questo scenario per il Sud Italia e per la Sicilia si profila una doppia beffa: non solo Sud e Sicilia subiranno lo scippo di 77 miliardi di euro, ma i cittadini di questa parte dell’Italia verranno chiamati a fare ‘sacrifici’ ulteriori per garantire l’erogazione dei fondi Recovery al Nord. Non parliamo di prelievi forzosi dal risparmio (anche se, in prospettiva, non vanno esclusi): parliamo di servizi che, al Sud e in Sicilia, verranno ulteriormente tagliati. E siccome già Sud e Sicilia per servizi – sanità, scuola, trasporti – e la passiamo bene…

Foto tratta da Welfare Network 

 

 

 

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