Murales dal forte valore simbolico a Palermo all’insegna della legalità

29 aprile 2021
  • Un progetto di arte contemporanea
  • Le opere verranno installate nei luoghi significativi della città
  • Da Giovanni Falcone a Paolo Borsellino al sacerdote Pino Puglisi
  • Un messaggio che diventa simbolo

dallassessorato regionale ai Beni culturali e all’Identità siciliana
riceviamo e pubblichiamo  

Un progetto di arte contemporanea

Un progetto d’arte contemporanea diffusa nella città di Palermo che non si configura come una miscela episodica, ma rappresenta un programma di interventi urbani che ben si sposa con le finalità istituzionali della Regione di preservazione e valorizzazione del territorio. È ciò che connota il progetto d’arte “23 maggio 2021 – Spazi Capaci/Comunità Capaci” curato da Alessandro de Lisi e prodotto dalla Fondazione Falcone e dal Miur che sarà inaugurato il 23 maggio prossimo, in occasione dell’anniversario della strage di Capaci, alla presenza del ministro dell’Istruzione e delle massime autorità dello Stato e che ha ricevuto l’approvazione della Soprintendenza dei Beni Culturali di Palermo.

Le opere verranno installate nei luoghi significativi della città

“Palermo offre i propri palazzi come tele su cui rappresentare, attraverso i colori, immagini dal forte valore simbolico. Le opere che, grazie al progetto, saranno installate in luoghi particolarmente significativi – sottolinea l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – ci ricordano che l’arte è vita e che Palermo e la Sicilia non si piegano alla violenza, continuando a testimoniare, attraverso i propri martiri, l’impegno nell’affermazione dei principi della legalità e del contrasto a tutte le forme di violenza e sopraffazione. Avere accolto il progetto che infonde colore e significato ad alcuni edifici di Palermo è anche la testimonianza di una Soprintendenza per i beni culturali e ambientali, che guarda all’arte anche come forma di rigenerazione urbana”.

Da Giovanni Falcone a Paolo Borsellino al sacerdote Pino Puglisi

Il progetto, rigoroso sul piano della qualità e dei contenuti e rispettoso del paesaggio, corrisponde a un’indagine che si emancipa dalla cronaca stessa e dai riflessi ideologici dello spontaneismo creativo si manifesta in quattro opere tra loro indipendenti e autonome, installate in spazi simbolici di Palermo che testimoniano la lotta contro la mafia. A pochi metri dall’Aula Bunker del carcere Ucciardone, teatro del maxiprocesso, Andrea Buglisi da alcuni giorni sta realizzando “La porta dei Giganti”, due murales raffiguranti uno Giovanni Falcone, sulla facciata di un edificio di via Duca Della Verdura, l’altro, Paolo Borsellino sulla parete di uno stabile di via Sampolo. Davanti all’Albero Falcone – già dichiarato bene di interesse culturale vincolato dall’assessorato dei Beni culturali – verrà collocata “L’attesa”, una scultura dell’artista Peter Demetz che raffigura una giovane donna che rappresenta l’attesa di una città per la Giustizia, a testimonianza dei tanti che non vogliono dimenticare e arrendersi alla mafia. Nel cortile dell’Aula Bunker dell’Ucciardone sarà allestita “Branco”, ’installazione in ferro, lamiere e cemento di Velasco Vitali che rappresenta 54 cani a grandezza naturale che simbolizzano la fame di potere criminale e l’abuso della criminalità mafiosa sulla società, ma anche la reazione, la lotta civile, la trasformazione in sentinelle a guardia della verità. A Brancaccio, infine, nella piazza Anita Garibaldi dove si trova la Casa-Museo di don Pino Puglisi, anch’essa dichiarata dalla Regione bene di interesse culturale, l’artista Igor Scalisi Palminteri realizzerà “Roveto Ardente” un murales che ritrae il sacerdote ucciso dalla mafia, oggi beato, come il fiammifero che spegnendosi ha appiccato il fuoco eterno della “vampa” del coraggio.

Un messaggio che diventa simbolo

“Abbiamo dato il nostro apprezzamento – spiega Selima Giuliano, Soprintendente dei Beni culturali di Palermo – a un progetto culturale che è rigoroso sul piano della qualità e dei contenuti e che corrisponde a un’indagine che si emancipa dalla cronaca stessa e dai riflessi ideologici dello spontaneismo creativo trasformandosi in messaggio che diventa simbolo”.

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