In Toscana pomodoro extra-Ue miscelato con pomodoro italiano: e gli ignari consumatori italiani mangiano!

27 aprile 2021
  • Lo chiediamo da quando siamo in rete: che pomodoro arriva sulle nostre tavole? 
  • Se resteremo ancora nell’Unione europea dai nostri campi non sparirà soltanto il pomodoro: scomparirà tutta l’agricoltura! 
  • Una soluzione c’è: uscire subito dall’Unione europea come ha fatto il Regno Unito. Il resto sono chiacchiere

Lo chiediamo da quando siamo in rete: che pomodoro arriva sulle nostre tavole? 

Esattamente tre anni fa – era l’Aprile del 2018 – pubblicavamo un articolo dal titolo: “Che passata di pomodoro arriva sulle nostre tavole? L’esempio di Valledolmo dove…“. Una risposta è arrivata in queste ore non dalla politica, ma dalla Magistratura. E’ la storia di concentrato di pomodoro estero miscelato con pomodoro italiano. Notizia che leggiamo in un articolo di fanpage.it: “Concentrato di pomodoro estero, proveniente da Paesi non appartenenti all’Unione Europea, miscelato a quello italiano e poi lavorato e venduto come ‘pomodoro 100% italiano’ e ‘pomodoro 100% toscano’. È questa l’accusa nei confronti dell’azienda italiana Petti al centro di un maxi sequestro da parte dei Carabinieri per la Tutela Agroalimentare e di un’indagine della Procura di Livorno che vede indagate sei persone riconducibili all’azienda per concorso in frode in commercio. Nel maxi blitz avvenuto questa mattina (ieri mattina per chi legge ndr) da parte dei militari del Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare, insieme con i militari delle Unità dell’Arma Territoriale e Forestale, sono stati sequestrati all’interno dello stabilimento produttivo e nel deposito della ITALIAN FOOD SPA – Gruppo Petti, un totale di 4.477 tonnellate per un valore commerciale di almeno 3 milioni di euro. Nello specifico i Carabinieri hanno sequestrato come disposto dal Procura della Repubblica di Livorno 3.500 tonnellate di conserve di pomodoro in bottiglie, vasi di vetro, barattoli, pacchi e bricks, già confezionate e etichettate come ‘pomodoro 100% italiano’ e/o ‘pomodoro 100% toscano’, pronte per la commercializzazione e 977 tonnellate circa di prodotto semilavorato e concentrato di pomodoro di provenienza estera (extra-UE), stipato in fusti e bidoni”.

Se resteremo ancora nell’Unione europea dai nostri campi non sparirà soltanto il pomodoro: scomparirà tutta l’agricoltura! 

I particolari di questa vicenda li potete leggere nell’articolo che trovate qui. Quello che ci preme sottolineare è che, ancora una volta, la Magistratura si sostituisce alla politica. E questo avviene in un settore delicato: perché, alla fine, sono i consumatori – gli ignari consumatori – che portano in tavola prodotti che arrivano da chissà dove, coltivati chissà come. Il pomodoro – coltura classica del Sud Italia che viene coltivato anche nel Centro Italia – è il paradigma di un sistema, voluto dall’attuale Unione europea, completamente sbagliato. E’ la Ue che consente l’arrivo – o meglio, l’invasione – di pomodoro che arriva sia dalla Cina, sia dall’Africa. Come dimenticare il servizio de Le Iene di qualche anno fa sul pomodoro lavorato che arriva in Italia? La dimostrazione che la globalizzazione dell’economia distrugge la nostra agricoltura e anche la nostra salute. Perché – lo ribadiamo – non sappiamo come viene prodotto questo pomodoro, con quali pesticidi e con quali altri veleni. L’unica cosa che sappiamo è che, ogni anno, in Europa, arrivano quantitativi spaventosi di pomodoro fresco e lavorato. Importazioni ‘selvagge’ che presto porteranno all’eliminazione del pomodoro dalla nostra agricoltura.

Una soluzione c’è: uscire subito dall’Unione europea come ha fatto il Regno Unito. Il resto sono chiacchiere

La tendenza è già in atto. Molti agricoltori ormai hanno eliminato il pomodoro e coltivano soltanto quello “per casa”, cioè per auto-consumo. Ed è anche logico: se vogliono coltivare il pomodoro debbono competere con chi  lo produce a un costo che, nella migliore delle ipotesi, è dieci volte inferiore al costo di produzione del pomodoro italiano. Un operaio agricolo, in Italia, costa non meno di 80 euro al giorno; in Cina e in Africa un operaio, quando è pagato bene, costa, sì e no, 4-5 euro al giorno. In queste condizioni è impossibile competere. A meno che non si ricorra al lavoro nero, al ‘caporalato’: ma il rischio è di prendersi una denuncia e di pagare multe salatissime. In queste condizioni è meglio non coltivare più il pomodoro. Non è solo una questione di pomodoro. Mezza agricoltura, ormai, viene massacrata da prodotti che vengono importati grazie all’Unione europea. Pensate un po’: pur di inondare l’Europa – Italia in testa – di grano canadese duro e tenero, la Ue ha innalzato i limiti di glifosato e micotossine. E così sono tutti contenti… Soprattutto le multinazionali farmaceutiche che si fanno i ‘bagni’ con i tanti malati cronici che diventano tali a furia di mangiare male! Lo stesso discorso vale, in generale, per l’ortofrutta: ormai l’Europa è invasa da ortaggi e frutti che arrivano da chissà dove prodotti chissà come. Lo stesso discorso vale per l’olio d’oliva: siamo letteralmente invasi da olio d’oliva tunisino, ma nessuno sa che fine fa questo benedetto olio d’oliva tunisino. In compenso, contro la logica, nei Centri commerciali, si vengono bottiglie di olio d’oliva extra vergine – magari ‘italiano’ – a meno di 3 euro! E chi capisce qualcosa di agricoltura sa benissimo che un litro di olio d’oliva extra vergine italiano non può costare meno di 7-8 euro al litro! Esiste una soluzione? Sì: uscire subito dall’Unione europea. Gli agricoltori italiani che pensano di avere un futuro dentro l’attuale Unione europea sono solo degli illusi! 

Foto tratta da Il Sole 24 Ore

 

 

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