Le multinazionali del Food al posto di ristoranti e bar nel nome dell’emergenza Covid? Intanto Ristoworld Italy pensa ad azioni legali

10 aprile 2021
  • Piano piano le multinazionali del Food si apprestano a sostituire la ristorazione classica massacrata dalla politica nel nome del Covid
  • Ristoworld Italy potrebbe optare per un’azione legale con l’avvocato Giuseppe Emanuele Greco di Palermo 
  • La crisi di tutto il sistema legati ai matrimoni: banchettistica, catering, fotografi, fiorai, auto, musica, animazione, servizi in generale

Piano piano le multinazionali del Food si apprestano a sostituire la ristorazione classica massacrata dalla politica nel nome del Covid

E’ in atto una manovra per mettere in ginocchio la ristorazione nel nome del pericolo Covid, da sostituire con le multinazionali del Food? La domanda è legittima, perché in questi ultimi tempi spuntano, qua e là, punti vendita di cibo da asporto: non piccole imprese locali, ma grandi gruppi internazionali. Non sono esempi di grande ristorazione, soprattutto in un Paese come l’Italia dove il cibo è cultura: al contrario, sono catene che preparano cibi per la massa, uniformi, a costi bassissimi (e a trigliceridi altissimi…). E siccome c’è il Covid e la politica italiana in tutte le salse – dal Governo nazionale alle Regioni fino ai Comuni – va avanti con l’apri & chiusi delle attività economiche, metodo che serve per alternare periodi di bassi contagi con alti contagi, le imprese della ristorazione sono ormai al collasso. E siccome, gestito in questo modo – con l’aggiunta dei vaccini destinati ad essere aggirati dalle varianti del virus (ma che fanno guadagnare una barca di soldi alle multinazionali farmaceutiche) – la pandemia rimarrà eterna, ecco che le multinazionali del Food si preparano a sostituire la tradizionale ristorazione: niente più ristoranti, niente più trattorie, niente più bar dove mangiare un’arancina (con l’apri & chiudi si elimineranno anche i bar: prepariamoci al caffè da asporto con i sistemi di termos già in progettazione), ma solo catene di multinazionali pronte a vendere cibo di asporto, meglio se di pessima qualità (costa meno, le multinazionali del Food risparmiano, la gente si ammala e le multinazionali farmaceutiche guadagneranno più soldi per curale la gente: una variante – visto che si in tema – delle malattie croniche provocate dalla cattiva alimentazione – vedi cereali al glifosato – vera e propria manna per le multinazionali farmaceutiche (che sono, per intendersi, quelle dei ‘vaccini-anti-Covid con i “benefici maggiori dei rischi”).

 Ristoworld Italy potrebbe optare per un’azione legale con l’avvocato Giuseppe Emanuele Greco di Palermo 

Finirà così? Il progetto è questo. Anche se il mondo della ristorazione sta provando a difendersi. Ci prova Ristoworld Italy, l’associazione di cucina, turismo e difesa del made in Italy, tramite lo studio legale Giuseppe Emanuele Greco di Palermo. “Tsunami Covid, riaprire in sicurezza è possibile. La situazione ormai è esplosiva: pronti ad avviare azioni legali a favore della Ristorazione e dell’indotto”, leggiamo in un comunicato di questa battagliera associazione. “Adottare un circuito Covid-free – prosegue il comunicato di  Ristoworld Italy – in cui le attività di ristorazione e quelle connesse certifichino l’adesione a tutte le forme di misure di sicurezza anti-Covid previste, per consentire un accesso in sicurezza ai locali (anche tramite passaporto vaccinale) e, dunque, una riapertura graduale ma certa e il riavvio delle attività generali della ristorazione. È questa una delle richieste alle massime autorità dello Stato. Tolto il passaporto vaccinale, che con l’attuale tipologia di vaccini è un’iniziativa tragicomica, la battaglia è giusta. “Non è la prima volta – prosegue il comunicato – che Ristoworld scrive al Governo lamentando l’inutilità degli aiuti messi in campo dai vari Esecutivi a favore della ristorazione e del turismo in questa devastante emergenza e l’assoluta mancanza di rispetto per le categorie costrette alla chiusura (dopo avere peraltro realizzato i costosi adeguamenti richiesti dalle normative) e private di una qualsivoglia minima certezza sui tempi della riapertura. Sullo sfondo, si avvicinano sempre più le sabbie mobili della stagione estiva ormai alle porte con il blocco della banchettistica, specie quella matrimoniale, che rappresenta un pilastro economico importante per tutto il settore”.

La crisi di tutto il sistema legati ai matrimoni: banchettistica, catering, fotografi, fiorai, auto, musica, animazione, servizi in generale

“Questo assordante silenzio – commenta il presidente Ristoworld, Marcello Proietto di Silvestro – è riuscito a trasformare uno dei momenti più belli per i futuri sposi e le famiglie, quello appunto delle tappe di avvicinamento al grande evento in un vero e proprio incubo. E i ristoratori, operatori della banchettistica e del catering e tutto l’indotto (fotografi, fiorai, auto, musica, animazione, servizi in generale) vivono in un totale delirio con cancellazioni di date, corse all’acquisto delle materie prime senza una politica di risparmio e con inevitabili maggiorazioni, sconquasso totale delle politiche di occupazione con migliaia di lavoratori a casa e senza prospettive. Assistiamo a questo osceno balletto di competenze e da mesi chiediamo provvedimenti seri e concreti a favore della ristorazione e del turismo messi a dura prova dalla pandemia e dagli effetti nefasti di chiusure ingiustificate e non suffragate da nessuna evidenza scientifica. Fino a questo momento abbiamo avuto un atteggiamento prudente e con grande senso di responsabilità abbiamo lavorato per riportare la calma nei momenti critici: adesso la situazione è diventata esplosiva. Gli operatori della ristorazione – conclude il presidente Proietto di Silvestro – vogliono risposte concrete e date certe sulla riapertura: lo merita un comparto produttivo che assieme al turismo rappresenta la corazzata dell’economia italiana che sta affondando nell’indifferenza generale”. E se fra 15 giorni non ci saranno risposte, avvisa l’avvocato Giuseppe Greco, “anche ipotizzando un costituendo tavolo tecnico, l’unica strada percorribile rimarrà quella legale”.

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