In Sardegna, nei trasporti marittimi, troppe ‘carrette del mare’. E in Sicilia che succede?/ MATTINALE 531

21 marzo 2021
  • Possibile che gli abitanti degli arcipelaghi di Sardegna e Sicilia e i turisti debbano viaggiare su navi vecchie? Interrogazione del parlamentare sardo Mauro Pili
  • “Traghetti datati e anche in pessime condizioni”
  • I privati fanno quello che vogliono
  • Il ‘giallo’ della motonave St. Helen
  • I ‘casi’ dei traghetti Sibilla e Vesta finiti in Sicilia
  • Tutto a posto con i traghetti impiegati in Sicilia?

Possibile che gli abitanti degli arcipelaghi di Sardegna e Sicilia e i turisti debbano viaggiare su navi vecchie? Interrogazione del parlamentare sardo Mauro Pili

Un’interrogazione al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, firmata dal parlamentare Mauro Pili, già presidente della Regione Sardegna, oggi leader di Unidos, il Movimento per la libertà del popolo sardo, punta i riflettori sul complicato mondo dei traghetti utilizzati per collegare la Sardegna con le proprie isole. L’argomento che tratta, come vedremo, racconta uno scenario che è molto simile a quello dei trasporti marittimi in Sicilia. Il cuore di questa interrogazione è rappresentato dalla navi un po’ ‘andate’ (leggere vecchie) utilizzate per svolgere un servizio sostenuto con copiosi fondi pubblici. Insomma, anche in Sardegna succede quello che succede in Sicilia (dove, non a caso, si attende la costruzione di nuove navi).

“Traghetti datati e anche in pessime condizioni”

Ma andiamo all’interrogazione di Pili, un parlamentare nazionale sardo che noi abbiamo conosciuto, perché grazie a lui, poco più di un anno fa, abbiamo raccontato
Lo strano caso del mare della Sardegna diventato di ‘proprietà’ dell’Algeria”. Pili racconta quello che succede, in materia di trasporti via mare, nelle isole Carloforte e La Maddalena, dove, scrive, “si registra un vero e proprio traffico di «carrette del mare» sui collegamenti con le isole minori”; situazione che nei giorni scorsi si sarebbe aggravata “sulla tratta Carloforte-Portovesme”. Per il parlamentare nazionale sardo “è indispensabile fare chiarezza sulla gestione di un appalto coperto con risorse statali per un ammontare di oltre 100 milioni di euro con l’impiego sistematico di traghetti non solo datati ma che risulterebbero in pessime condizioni”; traghetti, aggiunge Pili, “che continuano a creare non solo gravi problemi alla popolazione, ma anche gravi danni all’ambiente”. Anche le navi utilizzate in Sardegna presenterebbero problemi: “Si registra – scrive Pili – un traffico di vere e proprie «barchette» che, a quanto consta all’interrogante, sarebbero acquistate senza alcun tipo di attenzione per la qualità del servizio; le condizioni dei trasporti delle isole minori sono ormai insostenibili: traghetti che si fermano in continuazione per avarie di ogni genere e di recente sarebbe stato annunciato l’inserimento nelle rotte di un traghetto di 43 anni fa”.

I privati fanno quello che vogliono

Uno scenario molto simile a quello che succede in Sicilia nelle linee che collegano la stessa Sicilia con i propri arcipelaghi chiamati impropriamente “Isole Minori”. E, a proposito di navi, Pili racconta un mezzo ‘giallo’ : “E’ di pubblico dominio il report investigativo inglese divulgato dall’interrogante sulla motonave St. Helen acquistata dalla Delcomar e immessa in servizio sotto il nome di Anna Mur; a questa si aggiunge l’inserimento nelle tratte con Carloforte del traghetto Agata, varato nel lontanissimo 1973; si tratta di una vera e propria «carretta del mare» passata di mano in mano e che finisce oggi stranamente nel traffico di carrette del mare verso Carloforte”. A questo punto, l’attacco politico del parlamentare nazionale: “Un appalto da 100 milioni di euro destinati alla continuità territoriale delle isole minori, La Maddalena e Carloforte, è finito nelle mani di un privato che per l’interrogante continua a fare e disfare senza nessun controllo e con un cambio continuo di imbarcazioni, sempre più vecchie e inadeguate; si tratta non solo di servizi scadenti, ma risulterebbe che non sia stata nemmeno garantita la riassunzione di tutto il precedente personale della Saremar come prefigurato da Stato e Regione all’atto di quella che appare all’interrogante una vergognosa privatizzazione”.

Il ‘giallo’ della motonave St. Helen

A questo punto Pili torna sulla motonave St. Helen, che, “all’atto della vendita, sarebbe stata sotto inchiesta per un grave incidente in cui si sfiorò la tragedia, che risulterebbe esser stata acquistata velocemente e portata a Carloforte per l’inizio dell’appalto milionario; quella nave traghetto non solo risultava datata, ma anche e soprattutto sotto la lente d’ingrandimento per la sicurezza da parte delle autorità inglesi; la nave venne praticamente messa fuori uso dal circuito inglese, sino all’arrivo del compratore sardo, guarda caso proprio colui che si candidava a vincere l’appalto da 100 milioni di euro per svolgere quel servizio”. Ancora Pili: “Le navi della Saremar, già società di Stato, ad avviso dell’interrogante fallita con dubbia modalità risulterebbero essere oggetto di un traffico di compravendite e noleggi tra Sicilia, Campania e Calabria; si tratterebbe di navi della Saremar che sarebbero state rivendute lo stesso giorno del loro acquisto fallimentare con traghetti inglesi, immessi sulle rotte in un attimo con modalità secondo l’interrogante discutibili; l’agenzia sulla sicurezza navale inglese ha redatto un report da brividi sulla St. Helen con criticità rilevanti sulla sicurezza. Il tutto nasce da un incidente gravissimo, avvenuto il 18 luglio del 2014, con il crollo di un ponte interno della nave, ora Anna Mur, con macchine che si accasciano insieme al ponte schiacciando tutto quello che c’era sotto. Le immagini/dossier divulgate dall’interrogante sull’accaduto sono eloquenti e rivelano che la nave era in pezzi, con pareti spaccate, sostegni rilevanti con il cancro della ruggine; onde evitare l’annosa piaga del «non sapevo», «nessuno me lo ha detto», «ignoravo i precedenti» è indispensabile rendere edotte tutte le autorità competenti e di controllo sulla vicenda”. Pili chiede al Governo nazionale se è a conoscenza di queste notizie e che cosa intende fare.

I ‘casi’ dei traghetti Sibilla e Vesta finiti in Sicilia

Nell’interrogazione Pili nette in evidenza quello che noi scriviamo spesso: e cioè l’utilizzazione di navi un po’ vecchie. E descrive uno scenario che è simile a quello che si registra in Sicilia nel collegamenti via mare tra la stessa Sicilia e i propri arcipelaghi, con continui problemi e spasso avarie. In particolare, ricordiamo i traghetti Sibilla e Vesta che sono stati comprati dalla Decolmar dal fallimento Saremar e acquistati dalla Caronte&Tourist per essere utilizzati nei servizi statali e regionali nei collegamenti tra la Sicilia e i propri arcipelaghi. Il Sibilla è stato costruito alla fine degli anni ’70 del secolo passato. E’ stato utilizzato prima in Campania, poi in Sardegna e oggi è in Sicilia. Una nave con un’età di circa 40 anni non è proprio nuovissima. O no? Eppure, ancora oggi, svolge il servizio fra Trapani e le isole Egadi. Grosso modo è così anche per il traghetto Vesta, in mare dal 1981, in servizio prima in Campania e poi in Sardegna. Per poi finire in Sicilia. Il traghetto Vesta, nel Settembre del 2018, mentre si trovava ormeggiata a Palermo, ha preso fuoco. Le fiamme hanno colpito i locali batterie. tre mesi dopo il traghetto veniva utilizzato per il collegamento tra Milazzo e le isole Eolie. Da quello che sappiamo oggi il traghetto Vesna è fermo nei cantieri di Messina.

Tutto a posto con i traghetti impiegati in Sicilia?

Approfittando di quanto sta avvenendo in Sardegna, non sarebbe il caso che la Regione siciliana, attraverso il dipartimento Infrastrutture e Trasporti, chieda notizie alla Regione Sardegna e al Governo nazionale sullo stato dell’arte dei traghetti utilizzati in Sicilia? Anche in Sicilia, come in Sardegna, per i trasporti via mare si spendono 100 milioni di euro di fondi pubblici ogni anno. In più c’è una particolarità che abbiamo raccontato poco più di un anno fa: la storia di una nave che non andava bene in SXardegna e che invece va bene in Sicilia… Tutto a posto con i traghetti impiegati in Sicilia in forza della convenzione con lo Stato o grazie ai bandi regionali?

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