Mezzo miliardo di euro per le nuove navi, mentre le imprese turistiche e della ristorazione aspettano

18 marzo 2021
  • I fondi dovrebbero arrivare dal Recovery Fund
  • La scheda tecnica sui mezzi di trasporto via mare
  • “…  nulla si precisa sulla proprietà, sugli effetti distorsivi della concorrenza su chi opera senza sovvenzioni e sull’utilizzo per collegamenti misti o fuori convenzione”
  • Dove verranno costruite le nuove navi? In Italia o ‘aiuteremo’ i Paesi esteri?

I fondi dovrebbero arrivare dal Recovery Fund

“Recovery Plan, mezzo miliardo per gli armatori”: così titola SHIP2SHORE giornale on line che si occupa di trasporti marittimi. L’articolo è molto interessante. Affronta un tema particolare: i fondi che lo Stato si accinge a impiegare per il rinnovo della flotta navale che si occupa del trasporto dei passeggeri. “Così, come annunciato… dal Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili Enrico Giovannini in audizione alla Commissione Trasporti – “Sostenibilità e resilienza delle infrastrutture e dei sistemi a rete sono centrali nel PNRR che comporta investimenti in (…) rinnovamento del parco rotabile con acquisto di nuovi treni e flotta navale” – nella scheda M2 (‘Rivoluzione verde’) è stato confermato lo stanziamento da 500 milioni di euro per il rinnovo della flotta navale impegnata nel trasporto pubblico locale italiano. Apprendiamo così che ci sono già 500 milioni di euro pronti per le imprese che operano nel trasporto, mentre ci sono migliaia e migliaia di piccoli imprenditori – turismo e ristorazione in primo luogo – massacrati dalla crisi economica scatenata dalla gestione molto discutibile del Covid-19 che o hanno ricevuto ristori ridicoli, o non hanno ricevuto nulla! Lo stesso discorso vale per il popolo delle partire IVA: per loro briciole, mentre per imprese del trasporto via mare che si contano sulla punta delle dita ecco 500 milioni di euro!

La scheda tecnica sui mezzi di trasporto via mare

Sempre nell’articolo di SHIT2SHORE leggiamo il contenuto di una scheda tecnica: “La flotta navale italiana del trasporto pubblico è composta da 51 unità con un’età media di 34,3 anni: solo 5 unità navali hanno meno di 25 anni e solo 3 unità navali hanno meno di 15 anni”. Seguono alcune considerazioni: “Da qui, sulla scorta dei menzionati decreti ministeriali 52/2018 e 397/2019, che hanno stanziato 512 milioni di euro per la stessa finalità, l’obiettivo di ‘rinnovare il 25 % della flotta navale totale per il trasporto pubblico locale acquistando unità navali a basse emissioni e a emissioni zero (ad esempio veicoli marini alimentati a GNL, elettrici o a idrogeno)’”. Si pensa all’ecologia: “In termini ambientali il Governo calcola per il programma che ‘i risparmi annui a partire dal 2026 in termini di emissioni di gas serra saranno dell’ordine di 45.300 tonnellate di CO2. Inoltre, la misura consentirà di risparmiare circa 16,40 t/anno di SOx”. Per la cronaca, la CO2 è l’anidride carbonica, mentre gli SOx sono gli ossidi di Zolfo. “Per questo saranno acquistati ’12 traghetti ro-ro e ro-ro pax per circa 30 milioni di euro e 10 unità navali ad alta velocità (aliscafi) per circa 14 milioni di euro’, tutte ‘alimentate a idrogeno, GNL o elettricità per il mare locale e regionale, la laguna (in particolare la laguna di Venezia), il lago e il trasporto fluviale’”.

“…  nulla si precisa sulla proprietà, sugli effetti distorsivi della concorrenza su chi opera senza sovvenzioni e sull’utilizzo per collegamenti misti o fuori convenzione”

Leggiamo ancora nell’articolo: “Oltre ad una serie di requisiti tecnici grossolanamente descritti (c’è la riduzione di almeno il 20% ‘rispetto alle emissioni medie di un’unità navale del periodo 2000-2010’ a fianco della già obbligatoria ‘accessibilità per le persone a mobilità ridotta’, dell’aria condizionata e dello ‘stoccaggio biciclette, ad eccezione dei veicoli destinati alla laguna di Venezia), più significativa è la previsione che ‘tali unità saranno utilizzate per servizi di trasporto soggetti a obblighi di servizio pubblico’. Quanto alla tempistica, l’attuazione del programma è programmata fra 2022 e 2025, con curioso ottimismo sui tempi di realizzazione, dato che si prevede la ‘conclusione delle procedure amministrative’ entro il primo trimestre 2024 e da lì la realizzazione di 26 navi in 15 mesi”. A questo punto arriva la parte più interessante dell’articolo: “Amministrativamente pare invece di capire che si seguirà la (non chiarissima) traccia dei summenzionati decreti: le navi saranno acquisite dalle regioni titolari del servizio di tpl e affidate ai prestatori di tale servizio, anche se nulla si precisa sulla proprietà, sugli effetti distorsivi della concorrenza su chi opera senza sovvenzioni e sull’utilizzo per collegamenti misti o fuori convenzione”.

Dove verranno costruite le nuove navi? In Italia o ‘aiuteremo’ i Paesi esteri?

Sarebbe interessante capire chi costruirà queste navi e i mezzi veloci. Saranno imprese italiane? O andremo dietro all’Unione europea, nel nome del rispetto della “concorrenza”? Ci saranno commesse per il cantiere navale di Palermo? O verrà affidato tutto alla Turchia? La cosa veramente sgradevole di questa ipocrita Unione europea tutta votata, a parole, al rispetto dell’ambiente e dei diritti umani è vedere come, alla fine, finisce con il privilegiare chi riduce il costo del lavoro ‘schiavizzando’ le persone (vedi i prodotti agricoli importati dai paesi del Nord Africa e dall’Asia dove un operaio agricolo viene pagato venti volte meno, in media, di un operaio agricolo, per esempio, italiano). Così, tanto per capire: quanto viene pagato un operaio nei cantieri navali della Turchia?

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