La Regione siciliana acquista la casa di Modica del poeta (e massone) Salvatore Quasimodo

5 marzo 2021
  • Salvatore Quasimodo: grande poeta o sopravvalutato? La Regione siciliana, per sì e per no, acquisterà la sua casa di Modica
  • Poeta, massone, in buoni rapporti con il fascista Giuseppe Bottai e poi pure comunista!
  • Credeteci: Quasimodo, dopo aver lasciato l’impiego di geometra la vita se l’è goduta, altro che Sud e Sicilia!

Salvatore Quasimodo: grande poeta o sopravvalutato? La Regione siciliana, per sì e per no, acquisterà la sua casa di Modica

Su di lui la critica si è spesso divisa. Per alcuni Salvatore Quasimodo – il poeta siciliano di Modica – era un sopravvalutato. Per altri è stato un grande poeta. Il premio Nobel per la letteratura che gli venne assegnato nel 1959 dovrebbe averlo consacrato tra i sommi della poesia. Ma anche questo è relativo: ci sono stati – e ci sono – poeti e scrittori che non hanno vinto il Nobel, ma non per questo sono meno grandi: anzi. Una cosa che di Quasimodo non ci ha mai, ma proprio mai convinti è la sua iscrizione alla Massoneria. Venne ‘iniziato’ nel 1922 a Licata, in provincia di Agrigento. E massone è rimasto per tutta la vita. Ora, senza offesa per nessuno, questo non lo pone in una bella luce. La notizia di queste ore è che la Regione siciliana ha deciso di acquistare la sua casa di Modica, che è stata messa in vendita. E’ giusto? Perché no. E’ giusto ricordare una grande figura della cultura. La Regione pagherà un milione di euro, somma stanziata con una delibera. E questo ci sta pure.

Poeta, massone, in buoni rapporti con il fascista Giuseppe Bottai e poi pure comunista…

“Acquisire al patrimonio regionale la casa del Nobel modicano – commenta il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci – è un dovere morale prima che una necessità. Inseriremo l’immobile nel circuito delle case-museo dell’Isola, che abbiamo istituito da alcuni mesi, per diventare poli di attrazione del turismo culturale”. Aggiunge l’assessore regionale ai Beni culturali e all’Identità siciliana, Alberto Samonà: “Il governo regionale con questa delibera destina una somma importante che servirà non soltanto a scongiurare che questo luogo-simbolo si perda, ma anche e soprattutto, a garantirne la futura fruizione secondo standard museali adeguati”. Musumeci e Samonà non sono comunisti, Quasimodo, giusto perché in quegli anni non si faceva mancare niente, si era iscritto pure al Pci nel 1945, quando il comunismo era di moda tra gli ‘intellettuali’. E lui, Quasimodo, era troppo sveglio pr non capirlo. Prima, però, durante il fascismo, intratteneva rapporti con Giuseppe Bottai, considerato l’intellettuale in parte a ruota libera del regime fascista. E si racconta che, poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, Quasimodo – che allora non aveva ancora 40 anni – aveva scritto una lettera a Mussolini chiedendo un contributo. Più che siciliano, Quasimodo era molto italiano…

Credeteci: Quasimodo, dopo aver lasciato l’impiego di geometra la vita se l’è goduta, altro che Sud e Sicilia! 

Quasimodo è stato un meridionale e un siciliano? Poco o nulla. In parte per lavoro – i primi anni della sua vita non sono stati facili – in parte per scelta personale, Quasimodo è sempre stato attratto dal mondo culturale milanese e romano. Di siciliano e di uomo del Sud aveva per lo più i ricordi. Quasimodo, dopo aver lasciato il lavoro di geometra, la vita se l’è goduta. Noi vogliamo ricordare Quasimodo con una sua celebre poesia sul Sud che, al di là di tutto, coglie lo spirito del Sud:

Lamento per il Sud

La luna rossa, il vento, il tuo colore
di donna del Nord, la distesa di neve…
Il mio cuore è ormai su queste praterie,
in queste acque annuvolate dalle nebbie.
Ho dimenticato il mare, la grave
conchiglia soffiata dai pastori siciliani,
le cantilene dei carri lungo le strade
dove il carrubo trema nel fumo delle stoppie,
ho dimenticato il passo degli aironi e delle gru
nell’aria dei verdi altipiani
per le terre e i fiumi della Lombardia.
Ma l’uomo grida dovunque la sorte d’una patria.
Più nessuno mi porterà nel Sud.

Oh, il Sud è stanco di trascinare morti
in riva alle paludi di malaria,
è stanco di solitudine, stanco di catene,
è stanco nella sua bocca
delle bestemmie di tutte le razze
che hanno urlato morte con l’eco dei suoi pozzi,
che hanno bevuto il sangue del suo cuore.
Per questo i suoi fanciulli tornano sui monti,
costringono i cavalli sotto coltri di stelle,
mangiano fiori d’acacia lungo le piste
nuovamente rosse, ancora rosse, ancora rosse.
Più nessuno mi porterà nel Sud.

E questa sera carica d’inverno
è ancora nostra, e qui ripeto a te
il mio assurdo contrappunto
di dolcezze e di furori,
un lamento d’amore senza amore.

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