Crisi economica provocata dal Covid: i sicilianisti propongono la ‘Pace fiscale’ per sostenere le imprese

4 marzo 2021
  • La proposta dei movimenti sicilianisti è stata inviata ai Associazioni di categoria 
  • Fermare la scia di suicidi da parte di imprenditori disperati
  • “Ci attendiamo una risposta tempestiva dal Governo regionale in carica”
  • Il documento inviato alle Associazioni di categoria

La proposta dei movimenti sicilianisti è stata inviata ai Associazioni di categoria 

Che fare di fronte alla crisi economica provocata dalla pandemia? GenerazioneBastaGià e altri movimento d’ispirazione sicilianista – Associazione Siciliana Contribuenti – Art 580 C.p. Antiusura – No Profit | Comitato Autodeterminazione Sicilia Stato | IDES – Identità Siciliana | ItalExit Sicilia | Lab.Pol. Alba Siciliana | Per l’indipendenza della Sicilia | Terza Via Sicilia, più ItalExit Sicilia – hanno formulato una proposta: la pace fiscale. Una proposta articolata che è stata inviata ai presidenti delle Associazioni di categoria (ConfIndustria, ConfCommercio, Cna, ConfArtiaginato, ConfAgricoltura, ConfEsercenti, FederAlberghi. “La priorità del contrasto alla pandemia – si legge nel comunicato dei sicilianisti – ha messo al secondo posto tanti aspetti della vita normale dei cittadini, impattando gravemente anche sul versante lavorativo. Si è determinata una consistente riduzione della clientela, a causa del combinato disposto formato sia dalle chiusure obbligate degli esercizi che dai confinamenti domestici, comunali, regionali, ecc. Inoltre ci sono stati gravi disservizi burocratici e ritardi per le imprese da parte della Pubblica Amministrazione. Di fronte a un così vasto stravolgimento su scala nazionale e internazionale, riteniamo che sarebbe prova di un cieco accanimento e totale mancanza di buon senso la pretesa di mantenere immutato il patto tra Stato e contribuente. Oltre a essere un’ipotesi disumana, manca inoltre di senso della realtà: data l’assenza di entrate per i ceti produttivi, non si comprende da dove mai essi possano trarre la linfa monetaria per dare allo Stato ‘il dovuto’ di tasse e imposte! Un semplice regime di proroga continuamente rinnovata com’è stato fino a oggi, oltre a lasciare nell’incertezza per l’immediato futuro i soggetti coinvolti, li pone di fronte alla prospettiva di una montagna di debiti, che incombono e aumentano sempre di più”.

Fermare la scia di suicidi da parte di imprenditori disperati

“Già tra gli autonomi – prosegue il comunicato – ci sono stati migliaia di suicidi: una scia di sangue che non accenna a diminuire. Le conseguenze negative coinvolgono anche i livelli occupazionali, con molti contratti a termine che non saranno rinnovati: siamo di fronte a una macelleria sociale senza precedenti che minaccia la tenuta stessa del sistema Paese, con rischi a catena per la stabilità delle famiglie, per l’ordine pubblico, per il dilagare della criminalità diffusa, ecc. Se realmente questo Esecutivo ha intenzione di aiutare coloro i quali – come affermato dall’art. 1 della Costituzione – costituiscono le fondamenta del Paese, occorre fin da subito cambiare linea. Ci vuole il coraggio di definire una prospettiva certa di indirizzo politico economico, in base alla quale gli imprenditori possano tornare a programmare il futuro nell’interesse generale. Noi affermiamo che l’orizzonte fiscale dev’essere incluso nell’emergenza sanitaria: fino alla futura completa soluzione delle attuali circostanze pandemiche, secondo le decisioni del governo in carica in merito alle restrizioni imposte con DPCM, i doveri fiscali sono pienamente coinvolti e di conseguenza resi nulli di fatto; essi potranno riprendere con la dovuta gradualità solamente quando – e nella misura in cui – ogni aspetto della vita civile sarà tornato allo status quo ante”.

“Ci attendiamo una risposta tempestiva dal Governo regionale in carica”

“È una decisione che non necessita di particolari lungaggini burocratiche ma solo di adeguato coraggio. Gli strumenti contabili esistono già, come per esempio il Credito d’imposta. Finalmente si avrebbe quell’assunzione di responsabilità che finora non è stata sufficiente, consegnando al passato pressappochismi e provvedimenti sbagliati. Come si vedrà chiaramente a breve, altra strada non c’è: chi non potrà pagare, non pagherà. Ci attendiamo, pertanto – conclude il comunicato – da parte del governo in carica una risposta tempestiva e adeguata alle proporzioni del problema”.

Qui il testo del documento che i sicilianisti hanno inviato alle Associazioni di categoria:

 

OGGETTO: Pace Fiscale per l’anno 2021.

Illustri Presidenti,
su proposta del Movimento Generazione Basta Già, i movimenti firmatari di questo documento, presentano alla vostra attenzione, uno dei temi più delicati del momento: la questione delle tasse.
L’anno appena trascorso ha segnato in maniera indelebile la condizione economica della Sicilia, già fortemente provata dalla crisi del passato decennio, a causa della quale, la Regione Siciliana si è ritrovata a pagare un pesante tributo in termini di povertà, d’emigrazione e vilipesa dagli accordi fra Stato e Regione, che hanno svuotato il nostro Statuto con atti amministrativi illegittimi; non potendo annullare di fatto la nostra Costituzione, sia il Presidente Crocetta nel 2014 e nel 2020 il Presidente Musumeci, hanno ipotecato lo sviluppo della Sicilia impegnandosi a ridurre la spesa corrente. Peccato che già dal 2015 la spesa corrente della Regione abbia subito un drastico taglio che ha coinvolto i settori produttivi, condannandoli al fallimento e impedendo a nuove realtà di creare altri settori innovativi per lo sviluppo economico.
Nel 2021 si ripete la stessa volontà politica di bloccare lo sviluppo, le infrastrutture, i servizi e soprattutto il lavoro, preferendo annullare la potestà tributaria, l’unica nostra salvezza per evitare il default.
Considerato che lo Statuto Siciliano è ancora vigente in ogni sua parte, riteniamo sia assolutamente necessario reclamare e proclamare la Pace Fiscale, così come le Vostre consorelle in Toscana, intendevano fare nel mese di novembre 2020 con lo sciopero fiscale.
La nostra forza è quella di non fare leva solo sul neo governo italiano, ma sulla nostra legittima “Potestà Tributaria” articoli 36 e 37 e la possibilità di dare aiuti concreti e liquidità subito tramite l’articolo 41 del nostro Statuto Speciale, mai applicato; il tempo degli annunci e delle elemosine sono finiti, le nostre Pmi con i ristori non coprono i costi fissi di gestione, inoltre non riusciranno ad evitare i licenziamenti, che dal 31 Marzo 2021 verranno sbloccati.
L’unico sistema legittimo è la Pace Fiscale, vista l’impossibilità di adempiere al dovere della contribuzione. Ma a questo punto dovete decidere da che parte stare e tutelare il mondo imprenditoriale.
Se qualcuno dal governo regionale dovesse storcere il naso potrete e, lo faremo anche noi, rammentare le seguenti considerazioni a firma dell’Assessore Armao, in occasione del dibattito, in seno all’assemblea regionale sulla condizione di insularità e fiscalità di vantaggio: “centro-nord e centro-sud stanno vivendo la crisi post pandemica in modo completamente diverso, com’era inevitabile che fosse, perché le due realtà economiche hanno connotati, condizioni, strutture e morfologie totalmente diverse”. Una cosa è chiudere un’azienda che produce ceramiche e che all’indomani della riapertura può ripartire, un’altra è riaprire un albergo, un ristorante o delle attività dove ci vuole una certa programmazione, etc. etc., dopo il lockdown. A livello centrale si è scelto di usare misure uguali di contrasto alla crisi per un Paese diviso e con situazioni ben diverse. Le misure per l’accesso al credito hanno effetti assai limitati sull’economia siciliana, a causa dell’incidenza del sommerso e delle imprese che non possono accedervi; mentre sono più consistenti nell’economia del centro-nord. Lo ammette anche l’Assessore all’economia Armao, che le misure adottate sino adesso non possono risultare idonee anche per la Sicilia, in effetti è uno strano modo di addossare le colpe al governo di Conte e allo stesso tempo crearsi l’alibi per non applicare lo Statuto.
Come ha rilevato Confartigianato, i cali di fatturato si stimano tra il 10 e il 50 per cento, quasi 4mila imprese artigiane sono state costrette a chiudere a fronte di 18mila imprese già chiuse in Sicilia, mentre i disoccupati sono arrivati a 45 mila, praticamente è scomparsa una città siciliana con lo stesso livello di densità popolare. Anche l’export è in forte calo nei primi 9 mesi del 2020 e il Pil, secondo le stime della Svimez nel 2020, è sceso al -6,9%. La stima sulla disoccupazione è allarmante visto che saranno circa 180 mila a perdere il posto di lavoro da Aprile, quando non sarà rinnovata la cassa integrazione, che al momento ha permesso di tamponare una distruzione sociale già annunciata. Un’altra strage che già è in atto è quella dei suicidi degli imprenditori, che già dopo il primo mese di chiusura delle attività, ha visto la disperazione di taluni consumarsi nell’atto più estremo togliendosi la vita.
La nostra richiesta nasce dal presupposto che siamo un gruppo che si identifica nella piena Autonomia Siciliana, per evitare di contare altre vittime di suicidio per la disperazione, della povertà e della disoccupazione, che ha aggregato al suo interno anche la gente comune, che alzando la saracinesca tutti i giorni, continua ad essere disperata perché l’economia è ferma, ma le bollette e i conti con il fisco sono attivi più che mai, come i prossimi adempimenti IVA e Inps.
Pertanto, chiediamo per l’anno 2021 (rivalutabile per l’anno 2022) la cancellazione – piuttosto che la sospensione – dei tributi per tutte le categorie e i settori fortemente danneggiati, in ordine al periodo d’imposta in cui vanno esigiti gli adempimenti fiscali. Qualora nei prossimi mesi, l’economia iniziasse a risollevarsi, previa valutazione delle risultanze dai redditi delle imprese, chiediamo la “Pace Fiscale”, intesa come compensazione delle perdite di fatturato del 2020 e il risultato d’esercizio del 2022.
Altresì si chiede di dare corso alla moneta completare, uno strumento per pagare beni e servizi, al quale aderirebbero immediatamente sia soggetti pubblici e sia privati; in un momento in cui molte famiglie versano in una grave situazione di indigenza , non possono permettersi l’acquisto neanche di beni di prima necessità, la soluzione della moneta alternativa, permetterebbe di far riprendere i consumi, senza che le famiglie e le imprese si indebitano ulteriormente e non darebbe corso alla inflazione, proprio perché ci troviamo in un momento in cui il fallimento delle imprese e la conseguente disoccupazione, andrebbe a generare una “deflazione”, diminuendo in generale i prezzi che a sua volta genera un incremento del potere d’acquisto della moneta.
Certi di un Vostro riscontro alla presente richiesta, restiamo a Vostra disposizione per un incontro per rendere operative le proposte da presentare al Presidente Musumeci, al fine di non dover dichiarare il fallimento della Sicilia.
Cordiali saluti
Dott. Mirko Stefio,
portavoce ufficiale del Movimento Generazione BastaGià.

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