Mafia dei pascoli: è stato un errore non riconfermare Giuseppe Antoci alla guida del Parco dei Nebrodi

3 marzo 2021
  • Piaccia o no, va detto che l’ex presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, ha messo i bastoni tra le ruote alla mafia dei pascoli
  • La denuncia dell’europarlamentare Ignazio Corrao
  • Il processo alla mafia dei pascoli che si è aperto in questi giorni a Messina

Piaccia o no, va detto che l’ex presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, ha messo i bastoni tra le ruote alla mafia dei pascoli

Nessuno ci può accusare di aver appoggiato la disastrosa esperienza amministrativa al vertice della  Regione siciliana di Rosario Crocetta. Però, forse, abbiamo sbagliato a non difendere l’ex presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci. Noi non lo abbiamo mai attaccato, ma non lo abbiamo nemmeno difeso. Perché? Perché era, politicamente parlando, legato al citato Crocetta e all’allora senatore Giuseppe Lumia: due personaggi – Crocetta & Lumia – che ispiravano tutto, tranne che fiducia. Così, inevitabilmente, pur condividendo l’azione che l’allora presidente del Parco dei Nebrodi portava avanti, ci siamo tenuti un po’ in disparte, perché, lo ribadiamo, non ci fidavamo di Crocetta e Lumia. Oggi, però, con l’apertura del processo alla mafia dei pascoli, dobbiamo dire che il lavoro fatto da Antoci sui Nebrodi è stato giusto ed è stato fatto anche con coraggio. Piaccia o no a chi Antoci non è mai andato a genio, bisogna ammettere che l’ex presidente del Parco dei Nebrodi ha messo i bastoni tra le ruote a una mafia agguerrita e tutt’altro che arcaica: una mafia nella quale di agricolo c’erano solo i pascoli utilizzati per drenare montagne di soldi a una ‘distratta’ Unione europea, con la connivenza della burocrazia che lasciava passare le ‘pratiche’.

La denuncia dell’europarlamentare Ignazio Corrao

Noi ricordiamo una dichiarazione rilasciata all’ANSA qualche anno fa dall’europarlamentare siciliano, Ignazio Corrao: “L’agricoltura siciliana è in ginocchio, mortificata da una Politica Agricola Comune che sta sradicando i valori e la cultura sostenibile dei veri agricoltori siciliani. Il mio ruolo mi impone di denunciare che tramite i fondi della Politica Agricola Comune la Commissione sta finanziando la criminalità organizzata in Sicilia”. Corrao ha pronunciato un discorso molto duro al Parlamento europeo dopo la trasmissione televisiva “Fondi rubati all’agricoltura”, di Diego Gandolfo e Alessandro di Nunzio, vincitrice del Premio Morrione, sezione giovanile del Premio Ilaria Alpi. “Per accaparrarsi i fondi – ha detto Corrao – la mafia truffa, usa la violenza, intimidisce. Gli agricoltori sono costretti con la forza a cedere i terreni e molti sindaci, titolari di centinaia di ettari di terreni comunali, come Fabio Venezia primo cittadino di Troina ed ancora Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi, sono oggi costretti a vivere sotto scorta. E’ una situazione insostenibile, soprattutto se si considera che tutti i terreni sequestrati alla mafia hanno percepito i fondi della PAC per il sostegno al reddito”.

Il processo alla mafia dei pascoli che si è aperto in questi giorni a Messina

In questi giorni si è aperto il processo presso il Tribunale di Messina. Gli imputati, nell’aula bunker della Città dello Stretto, sono 97 tra personaggi accusati di collusione con la mafia, professionisti e gregari dei vari clan. Ci sono altri 9 imputati che hanno scelto il rito abbreviato e vengono giudicati separatamente. Le parti civili costituite, fino a ieri, erano 26. Oggi ce n’è qualcuna in più: da quello che leggiamo anche Agea – l’ente statale che eroga i fondi al mondo dell’agricoltura – si è costituita parte civile.  Il processo è il frutto di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia (Dda) Messina guidata dal procuratore della Repubblica, Maurizio De Lucia. Un’inchiesta che ha colpito al cuore la mafia dei Nebrodi, scoperchiando una truffa milionaria all’Unione europea che ha consentito ai clan di intercettare milioni di euro di fondi europei destinati all’agricoltura. L’accusa in aula è rappresentata dal procuratore aggiunto, Vito Di Giorgio, e dai pm Fabrizio Monaco, Francesco Massara e Antonio Cerchietti. I mafiosi sono al centro di questa storia, ma va detto che senza l’aiuto di chi istruisce le pratiche e di chi certifica la proprietà o i contratti di affitto dei terreni la truffa non si sarebbe materializzata. Va anche segnalato che i protagonisti di questo grande affare avevano anche accesso alle banche dati. E’ singolare anche il fatto che i fondi europei mettevano tutti d’accordo, compresi i mafiosi che magari non andavano d’accordo tra loro.

 

 

 

 

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