La storia del Trono del Loto di Sher-e-Punjab, il “Leone del Punjab”

23 febbraio 2021
  • Il Trono apparteneva a Sher-e-Punjab, il Maharaja fondatore dell’Impero Sikh
  • Oggi il Trono si trova a Londra nella collezione del Victoria & Albert Museum

di Nota Diplomatica

Il trono apparteneva a Sher-e-Punjab, il Maharaja fondatore dell’Impero Sikh

Già rari in passato, i troni di Stato ad uso dei Re e degli Imperatori sono oggetti d’arredo non molto praticati dai designer moderni. Il “Trono del Loto” di Rangit Singh – il Maharaja dei Sikh, un popolo dell’India del Nord – è ancora più insolito perché era stato disegnato in parte per non essere utilizzato. Il Maharaja – meglio noto come Sher-e-Punjab, il “Leone del Punjab” – fu il fondatore dell’Impero Sikh, che alla sua massima estensione nella prima metà del 19° secolo comprendeva una larga parte dell’India settentrionale e dell’odierno Pakistan. Il regno fu l’ultima regione importante del sub-continente ad essere annessa all’Impero Britannico. Il “Leone” utilizzava il Trono solo raramente. Preferiva sedervisi accanto, per terra, con le gambe incrociate su un tappeto. Il seggio era piccolo ed estremamente scomodo, giusto – diceva – per ricordargli quanto il ruolo di chi regna non sia quello di star seduto comodamente, ma di agire per il beneficio del regno…

Oggi il Trono si trova a Londra nella collezione del Victoria & Albert Museum

Ranjit Singh morì nel 1839 all’età di 59 anni. Il suo decesso indebolì l’Impero dei Sikh al punto che cadde in mano agli inglesi dieci anni dopo, nel 1849. Il Trono, come bottino di guerra, fu riportato a Londra giusto in tempo per essere esposto alla Grande esposizione del 1851. Malgrado i successivi tentativi del Governo indiano di riprenderselo, è ancora lì, nella collezione del Victoria & Albert Museum. Il Trono – detto “del Loto” per la sua forma a fiore – è spesso descritto come di “oro massiccio”. Non lo è, ma poco ci manca. La struttura interna è di legno e rafforzata con una colata di resina, mentre la parte esterna è ricoperta da spesse lastre d’oro lavorate con la tecnica a sbalzo nota come repoussage. Malgrado la spiegazione offerta dal Maharaja per la scelta di commissionare un trono troppo piccolo, forse va tenuto in considerazione un altro elemento. Pur essendo un potente e temuto guerriero, la sua figura fu tutt’altro che imponente. Era alto solo un metro e sessanta, guercio e in più fortemente segnato dalle cicatrici inferte dal vaiolo. Quando doveva per forza salire sul trono, le dimensioni modeste del seggio avrebbero fatto crescere la statura apparente del Maharaja…

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