La crisi Covid travolge la ristorazione e, a cascata, gli agricoltori. Ortofrutta estera a prezzi stracciati

23 febbraio 2021
  • Agricoltori in ginocchio: debbono fronteggiare l’arrivo di prodotti agricoli dall’estero a prezzi stracciati e i mancati acquisti della ristorazione
  • Mercato ortofrutticolo di Vittoria con prezzi bassi. Il nesso tra aumento di prodotti agricoli ‘trattati’ chimicamente e aumento delle malattie croniche
  • Dall’inizio della pandemia, in Italia, cibi e vini invenduti per un valore di 11,5 miliardi di euro 

Agricoltori in ginocchio: debbono fronteggiare l’arrivo di prodotti agricoli dall’estero a prezzi stracciati e i mancati acquisti della ristorazione

Si dice che in tempi di pandemia il mercato agro-alimentare non dovrebbe soffrire, perché il cibo sulle tavole delle famiglie non può mancare. Anzi, si dovrebbe mangiare di più. Ma le cose stanno proprio così? A quanto pare, no. Perché ci sono due fattori che vanno messi nel conto: l’arrivo di prodotti importati da altri Paesi e la chiusura di bar, trattorie, ristoranti, agriturismi che crea enormi problemi alle aziende agricole. Perché a rifornire la ristorazione, in buona parte, è l’agricoltura; e dall’agricoltura arrivano anche i prodotti poi trasformati dall’agro-industria. Ne consegue che gli agricoltori subiscono danni a catena: debbono fronteggiare l’arrivo di prodotti agricoli – spesso di pessima qualità, ma a prezzi molto concorrenziali – da altre parti del mondo; non riforniscono più la ristorazione bloccate dalle norme anti-Covid; non riforniscono più l’agro-industria che, per la parte che riguarda la ristorazione, deve per forza di cose ridurre gli acquisti dall’agricoltura.

Mercato ortofrutticolo di Vittoria con prezzi bassi. Il nesso tra aumento di prodotti agricoli ‘trattati’ chimicamente e aumento delle malattie croniche

Un esempio arriva dal mercato ortofrutticolo di Vittoria, il più importante della Sicilia. Dove gli ortaggi segnano una pesante crisi. E quando parliamo di crisi il riferimento è ai prezzi bassi. Gli unici due ortaggi che registrano prezzi accettabili sono il pomodoro Piccadilly e la melanzana. Il primo – il pomodoro Piccadilly – va su di 10-12 centesimi di euro, attestandosi intorno a 90 centesimi-1 euro il chilo. La melanzana si attesta intorno agli 80 centesimi. Gli altri ortaggi non registrano prezzi irresistibili. La verità è che la qualità conta sempre meno e i mercati dell’Unione europea prediligono gli stessi prodotti, ma a prezzi più bassi, che arrivano da altre parti del mondo. Questa è la prova che la filosofia ‘green’ dell’Unione europea non funziona per l’agro-alimentare dove – a parte la Germania che ha bloccato le arance spagnole per eccesso di pesticidi – nessuno fa caso alla qualità. Tant’è vero che è la stessa Ue, dal 2011, a promuovere il grano duro e tenero che arriva anche da Paesi dove si fa largo uso di glifosato. Il perché è semplice: l’arrivo di prodotti ortofrutticoli molto ‘trattati’ chimicamente fa aumentare le malattie e le multinazionali farmaceutiche fanno affari d’oro! Sarebbe interessante capire, ad esempio, qual è il nesso tra i prodotti agricoli di bassa qualità e molto ‘trattati’ chimicamente e la crescita delle malattie croniche. Si offende qualcuno se scriviamo che l’aumento delle patologie che le persone si trascinano per tutta la vita fanno vendere più farmaci alle multinazionali che li producono?

Dall’inizio della pandemia, in Italia, cibi e vini invenduti per un valore di 11,5 miliardi di euro 

Interessante anche un articolo di AGRICOLA.EU sul crollo della domanda di prodotti agricoli italiani da parte del mondo della ristorazione: “Il crollo delle attività di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi travolge a valanga interi settori dell’agroalimentare Made in Italy con vino e cibi invenduti per un valore stimato in 11,5 miliardi dall’inizio della pandemia. E’ quanto emerge dal primo bilancio della Coldiretti sull’impatto sulla filiera agroalimentare delle chiusure a singhiozzo della ristorazione a un anno dall’inizio della pandemia Covid, in occasione del Consiglio nazionale con la partecipazione del Ministro delle politiche Agricole Stefano Patuanelli. Si stima che 300 milioni di chili di carne bovina, 250 milioni di chili di pesce e frutti di mare e circa 200 milioni di bottiglie di vino – sottolinea la Coldiretti – non siano mai arrivati nell’ultimo anno sulle tavole dei locali costretti ad un logorante stop and go senza la possibilità di programmare gli acquisti anche per prodotti fortemente deperibili. Numeri dietro i quali ci sono decine di migliaia di agricoltori, allevatori, pescatori, viticoltori e casari che soffrono insieme ai ristoratori. Chiusure forzate, limitazioni negli orari di apertura, divieti agli spostamenti, drastico calo delle presenze turistiche e la diffusione capillare dello smart working hanno devastato i bilanci dei servizi di ristorazione e tagliato drammaticamente i livelli occupazionali ma le conseguenze si fanno anche sentire direttamente sui fornitori”.

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