Palermo dopo la ‘Rivolta del Sette e Mezzo’: fucilazioni di massa nei cimiteri di Sant’Orsola, dei Rotoli e dei Cappuccini

2 febbraio 2021
  • Ammazzare la gente per il piacere di ammazzare: vi presentiamo le belve piemontesi a Palermo dopo la rivolta contro casa Savoia
  • Concentrati nei cimiteri e fucilati per evitare “il disturbo del trasporto dei cadaveri”

Ammazzare la gente per il piacere di ammazzare: vi presentiamo i piemontesi a Palermo dopo la rivolta contro casa Savoia

Si sparava a vista contro i passanti “in atteggiamento sospetto” e, se si trattava di gruppi di persone, prima della fucilazione si faceva loro scavare una fossa comune per se stessi. Un ufficiale del 10° granatieri, Antonio Cattaneo, fece uccidere due frati solo perché lo infastidivano suonando le campane della chiesa, alle quali era “allergico”. Uno storpio venne massacrato a bastonate perché la sua presenza innervosiva un ufficiale. Agli arresti seguiva immancabilmente il saccheggio della casa dei malcapitati e così venivano buttati sul lastrico anche i familiari e i parenti, generalmente donne, vecchi e bambini.

Concentrati nei cimiteri e fucilati per evitare “il disturbo del trasporto dei cadaveri”

Solo nella caserma di San Giacomo furono trucidate 300 persone ed altrettanto numerose furono le fucilazioni effettuate nei cimiteri di Sant’Orsola, dei Rotoli e dei Cappuccini, dove i malcapitati “venivano concentrati prima dell’esecuzione per evitare il disturbo del trasporto dei cadaveri”. Si fucilò per mesi e la popolazione dovette assistere al passaggio per le strade di colonne di detenuti in catene spinti a calci e bastonate verso le navi che li avrebbero portati al confino nell’isola di Ustica.

P. Michele Antonio Crociata Sicilia nella Storia, Secondo tomo, Dario Flaccovio Editore, pag. 121.

Foto tratta da Balarm

Tratto da Regno delle Due Sicilie.eu

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