Dagli splendori della Guerra del Vespro alla fine dello Stato sovrano di Sicilia/ Storia della Sicilia del professore Massimo Costa 11

29 gennaio 2021
  • La lunga e gloriosa storia del Regno di Sicilia
  • Ruggero II e la Sicilia come grande potenza mediterranea: un impero che, dall’Italia, arriva fino in Africa
  • Federico II, il Parlamento siciliano e le Costituzioni Melfitane
  • Il tramonto della dinastia sveva e la fugace (e nefasta) presenza degli angioini cacciati con la Guerra del Vespro 
  • La Sicilia perde il proprio re e la propria indipendenza
  • L’annessione del Regno di Sicilia al Regno di Napoli

di Massimo Costa

La lunga e gloriosa storia del Regno di Sicilia

Contrariamente a quello che comunemente si pensa, la Sicilia, per gran parte dell’Evo medio e moderno, ha avuto una formazione politica sovrana a rappresentarla, un vero e proprio Stato, dotato di una propria storia istituzionale e politica: il “Regno di Sicilia”. Il Regno di Sicilia nasce sulle ceneri dell’Emirato in rovina (che – come abbiamo visto – era nato con la stessa invasione araba, per diventare poco a poco uno Stato indipendente), ma ideologicamente si richiamava al Regno Siceliota dell’Antichità. Essendo stata, infatti, la Sicilia, una Provincia ai tempi dell’Impero Romano (compresa la fase bizantina), e non una semplice parte d’Italia, lo scioglimento di ogni vincolo con l’Impero avrebbe restituito la Sicilia al suo naturale destino di regno a sé, una volta cacciati i musulmani, considerati semplicemente infedeli, e quindi usurpatori da un punto di vista giuridico romano-cristiano. Queste le motivazioni istituzionali che furono poste alla base della ricostituzione del Regno.

Ruggero II e la Sicilia come grande potenza mediterranea: un impero che, dall’Italia, arriva fino in Africa

Naturalmente nei fatti si trattò di uno Stato del tutto nuovo, costruito per diritto di conquista da parte dei cavalieri normanni, ma poi resistito per secoli con istituzioni proprie. All’inizio – com’era ovvio – il dominio è relativamente confuso. A partire dalla conquista (1061) si stabilisce un dominio di fatto, che poi assume il titolo di Gran Contea o Consolato, e si organizza l’amministrazione sulle stesse basi feudali alle quali i Normanni erano abituati nella loro terra d’origine. Poi, con Ruggero II, figlio del conquistatore Ruggero I, si crea il Regno vero e proprio (1130), una felice fusione tra diverse tradizioni politiche e culturali, un faro di luce in un’epoca buia. La Sicilia nasce subito come grande potenza mediterranea, e con il germe di un’istituzione parlamentare. Ruggero II crea un impero che va dall’Africa a mezza Italia, compresi avamposti nei Balcani. Da allora in poi la Sicilia avrebbe conosciuto diversi cambi di dinastia regnante, erroneamente registrati dalla storiografia italiana come “dominazioni”, fino all’alba del XIX secolo.

Federico II, il Parlamento siciliano e le Costituzioni Melfitane

Dapprima fu la volta della dinastia normanna originaria, gli Altavilla, o Hauteville, essenzialmente con i due Guglielmi e Tancredi, dopo Ruggero II. Meno potente che con il fondatore, la Sicilia è comunque una potenza mondiale di tutto rispetto. Alla fine del XII secolo una crisi dinastica porta all’avvicendamento della famiglia al trono. Questa volta è il turno dei tedeschi Hohenstaufen o Svevi. Con il più importante di questi, Federico Imperatore (II come sacro romano imperatore, I come re di Sicilia) la Sicilia raggiunge l’apogeo della sua potenza. È la Germania (con l’Italia e la Borgogna annesse) ad essere in unione personale con la Sicilia e non viceversa, così come, in Terra Santa, il Regno di Gerusalemme pacificamente conquistato. Per un attimo Palermo sembra diventare la capitale del mondo. Nasce la letteratura siciliana e il Parlamento siciliano vota un corpo di leggi di diritto pubblico all’avanguardia per i tempi (le Costituzioni Melfitane). Pure, negli ultimi anni, Federico trascura la Sicilia e risiede sempre più stabilmente nel Sud Italia, che cerca di integrare con la Sicilia in un unico grande regno e non più trattandolo come “possedimento siciliano”, come era stato al tempo dei re normanni.

Il tramonto della dinastia sveva e la fugace (e nefasta) presenza degli angioini cacciati con la Guerra del Vespro 

La dinastia sveva termina con re Manfredi, sconfitto a Benevento nel 1266 dall’usurpatore francese Carlo d’Angiò, illegittimamente coronato dal Papa a Roma “Re di Sicilia”, al di fuori di quella che era ormai la costituzione materiale del Regno. L’usurpazione angioina dura poco però. Dopo solo 16 anni i Siciliani scoprono la propria autocoscienza nazionale e, nella Rivoluzione del Vespro, li cacciano e si ricostituiscono in Regno indipendente, sotto un ramo della dinastia aragonese. Alla Rivoluzione, virtualmente terminata nel 1282 stesso, segue la lunghissima Guerra del Vespro, durata ben novant’anni (fino al 1372), con fasi alterne. La parte continentale del Regno è perduta, e resta sotto gli Angioini, ma il Regno insulare di Sicilia è ancora uno Stato-nazione di tutto rispetto, che riesce anche a costituire possedimenti in Grecia e in Africa, e che fa sentire la propria influenza in Italia. Da sola, contro il papato, il Regno angioino di Napoli, la Francia e, per qualche tempo, anche contro l’Aragona, la Sicilia si conquista il diritto alla propria indipendenza. Ed è in questo frangente che la sua Costituzione (con i Capitoli di Catania del 1296) diventa quella della prima monarchia costituzionale parlamentare d’Europa, quando Federico III, acclamato re dalla Voluntas Siculorum, condivide con il Parlamento le funzioni legislative, la potestà tributaria e le più importanti decisioni di politica estera.

La Sicilia perde il proprio re e la propria indipendenza

Lunghe guerre civili indeboliscono il potere centrale nella seconda metà del XIV secolo, ma questo è ricostituito tra la fine del secolo e i primi del successivo, seppure con una pressione crescente da parte dell’Aragona che la fa entrare nella sua orbita. Sarà soltanto una crisi dinastica, agli inizi del XV secolo, che farà perdere alla Sicilia il proprio re, e con esso la piena indipendenza esterna, e la unirà in unione personale con la corona aragonese. Questa unione nel tempo si rafforza e diventa istituzionale: l’Aragona, e poi la Spagna, invia un “Vicerè proprietario”, con funzioni di alter ego rispetto al re, l’Unione è dichiarata “perpetua” (1460), con la conseguente perdita della propria politica estera, ma lo Stato di Sicilia resta pienamente indipendente al proprio interno, con tutte le cariche pubbliche affidate ai “regnicoli”, con finanze, esercito e moneta propria, senza pagare tributo alcuno ai re stranieri, i quali anzi dovevano giurare, all’ascesa al trono, fedeltà alle Costituzioni e Capitoli del Regno, mantenendo fede quindi all’ordinamento parlamentare che la Sicilia si era dato durante la Guerra del Vespro. Da allora è solo un lento cambio di dinastie regnanti e di schieramenti internazionali, mentre al suo interno permane quello che, retrospettivamente, sarebbe stato chiamato poi l’ “Antico Regime”: dai Trastàmara di Aragona agli Asburgo di Spagna, poi ai Savoia del Piemonte (con i quali di fatto si recide il legame con la Penisola Iberica), poi ancora agli Asburgo d’Austria, e infine ai Borbone di Napoli.

L’annessione del Regno di Sicilia al Regno di Napoli

Il Regno di Sicilia arriva indenne, con minimi cambiamenti costituzionali, all’epoca napoleonica. Nel 1798, con la fuga da Napoli del re Ferdinando III, cessa il Governo viceregio, e il Regno di Sicilia si ritrova di nuovo pienamente indipendente, sia pure sotto la protezione militare e politica britannica. La Sicilia partecipa, a fianco del Regno Unito, alle Guerre Napoleoniche e ne esce vincitrice. Durante le stesse la vecchia Costituzione del Vespro è riformata in senso moderno e liberale (1812), scrivendo un altro monumento di civiltà giuridica nella lunga storia della Sicilia. Ma, da vincitrice, grazie a un re traditore e spergiuro, la fine delle Guerre Napoleoniche si traduce in una vera e propria catastrofe nazionale. Come “premio” per la vittoria, re Ferdinando Borbone regala all’Inghilterra le Isole Maltesi, da allora perse per sempre, e annette il Regno di Sicilia, vincitore, al Regno di Napoli, sconfitto, sotto l’ambiguo nome di “Regno delle Due Sicilie”. Nel 1816, così, cessa – in maniera del tutto fraudolenta ed illegittima – la storia plurisecolare dello Stato sovrano di Sicilia iniziata circa mille anni prima e da allora sempre riconosciuta a livello internazionale.
L’abbraccio con Napoli si sarebbe rivelato l’anticamera di quello con l’Italia, costituente l’ultima e più recente fase della storia siciliana.

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Foto tratta da Wikipedia

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