Oggi la Sicilia ricorda Mario Francese, cronista di razza che non conosceva la paura

26 gennaio 2021
  • Oggi ricordiamo un grande della nostra Isola
  • Tra i primi a capire che i Corleonesi di Luciano Liggio stavano prendendo il controllo di Cosa nostra siciliana
  • Il coraggio del Giornale di Sicilia
  • Le parole dell’assessore regionale Alberto Samonà 

Oggi ricordiamo un grande della nostra Isola

Oggi la Sicilia ricorda Mario Francese, un cronista di razza ucciso dai mafiosi la sera del 26 gennaio del 1979. Lo ricorda Siracusa – città dov’era nato – con un webinar live organizzato dalle sezioni di Siracusa dell’Assostampa e del Gruppo Cronisti Siciliani-Unc. E lo vogliamo ricordare anche noi che non abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo, perché allora eravamo troppo giovani. Ma chi scrive, questo sì, ricorda i suoi articoli sul Giornale di Sicilia che, in alcuni casi, erano veramente eccezionali, se consideriamo cos’era la Sicilia di quegli anni: paludata, impaurita, costretta a vivere una feroce guerra di mafia tra la vecchia Cosa nostra ormai superata negli obiettivi e nei metodi dai cosiddetti Corleonesi di Luciano Liggio. Una Sicilia molto diversa da quella di oggi, dove per condurre certe inchieste giornalistiche bisognava veramente avere coraggio.

Tra i primi a capire che i Corleonesi di Luciano Liggio stavano prendendo il controllo di Cosa nostra siciliana

Poiché il plagio di se stessi non è reato, riprendiamo alcuni passi di un nostro vecchio articolo. “Passione e coraggio, in Mario Francese, si saldano nella ricerca della verità. Sì, Mario Francese cercava la verità: e la cercava in una città – Palermo – dove i legami tra mafia e borghesia erano allora molto stretti, anche se non facilmente visibili. Mario Francese non solo intuisce che nella mafia, con l’arrivo dei Corleonesi, sta cambiando qualcosa: capisce anche che i grandi nomi della mafia che vanno emergendo godono di appoggi impensabili. Ma questo non lo intimorisce, né ferma la sua passione per la verità… Ripercorrendo la vita professionale di Mario Francese spuntano figure di primo piano della mafia siciliana: Totò Riina, Leoluca Bagarella (che, stando alle risultanze giudiziarie, sarebbe l’esecutore dell’omicidio del giornalista), Raffaele Ganci, Francesco Madonia, Michele Greco e Bernardo Provenzano. Sono personaggi che abbiamo incontrato nelle cronache degli anni ’80, degli anni ’90, del 2000 e qualcuno arriva pure ai nostri giorni. Ebbene, di alcuni di questi personaggi – per esempio, di Totò Riina e dei corleonesi – Mario Francese ha scritto quando non ne scriveva nessuno. Dopo gli assassini di Stefano Bontate e di Totuccio Inzerillo, esponenti di spicco della vecchia mafia – due omicidi avvenuti entrambi nella primavera del 1981 – la scalata al potere di Cosa nostra, da parte dei Corleonesi, comincia a diventare chiara. Ma dei corleonesi Mario Francese aveva iniziato ad occuparsi a metà anni ’70, in solitudine. Era un giornalista estremamente coraggioso, Mario Francese. Prima di essere assunto dal Giornale di Sicilia, aveva lavorato presso l’assessorato regionale dei Lavori pubblici. Esperienza che gli era servita, perché nelle inchieste sulle opere pubbliche in Sicilia – dove gli interessi della mafia erano fortissimi – sapeva leggere benissimo le ‘carte’. Memorabile, per l’acume e per il coraggio, una sua inchiesta sui lavori della diga Garcia, che a metà anni ’70 cominciavano, tra mille problemi, a prendere forma. I ‘problemi’ erano legati al fatto che su questa diga gli interessi della mafia erano fortissimi. Un’operazione che Mario Francese ricostruirà in modo magistrale in un’inchiesta pubblicata l’8 Aprile del 1979.”.

Il coraggio del Giornale di Sicilia 

Bisogna dare atto al Giornale di Sicilia di quegli anni di avere pubblicato le inchieste di Mario Francese. Ribadiamo: quelli non erano anni facili. Soprattutto il 1979, in Sicilia, è stato un anno molto particolare. Il 21 Luglio la mafia uccide il commissario Boris Giuliano, un grandissimo investigatore che aveva scoperto un traffico di droga tra la Sicilia e gli Stati Uniti d’America (e che nove anni prima era stato uno dei pochi ad intuire la vera pista della misteriosa scomparsa del giornalista Mauro De Mauro: qui uno nostro ricordo). Ma il 1979 è soprattutto l’anno in cui piomberà in Sicilia Michele Sindona, avvocato siciliano di Patti, appassionato di filosofia occidentale e orientale, ma soprattutto ‘funambolico’ finanziere che, dopo aver fatto il bello e il cattivo tempo nella Borsa di Milano (dove, in realtà, scalata alla Bastogi a parte, non era mai stato contestato), si era avventurato in ‘operazioni’ temerarie non esattamente estranee alla mafia siciliana e americana. Nell’Agosto del 1979, mentre era ricercato dalle Polizie di mezzo mondo, Sindona sbarca in Sicilia. Per fare che cosa non è mai stato del tutto chiarito. E’ in questa Sicilia che si muove Mario Francese, sempre disponibile a girare di qua e di là senza fermarsi mai, sempre pronto a prendere appunti, sempre con carta e penna in mano per raccogliere una testimonianza o cogliere una sfumatura.

Le parole dell’assessore regionale Alberto Samonà 

Mario Francese viene ricordato dall’assessore regionale ai Beni culturali, Alberto Samonà, che nella vita fa il giornalista. “Oggi – scrive Samonà – ricorre il 42° anniversario dell’omicidio di Mario Francese, il coraggioso giornalista siciliano, tra i più bravi che la nostra Terra abbia mai avuto, assassinato dalla mafia il 26 gennaio del 1979. Il suo giornalismo d’inchiesta era scomodo, coraggioso e libero; il suo impegno civile era contrassegnato dalla costanza nel condurre inchieste difficili, spesso molto rischiose; la sua missione, per cui perse la vita, era quella di indagare e rivelare anche le verità più scomode, come quella sugli interessi criminali nella diga Garcia. Mario Francese – sottolinea Samonà – è stato, è e sarà da esempio ai moltissimi colleghi giornalisti che auspicano di avere il suo acume e la sua impavidità, diventando cronisti schietti, capaci di raccontare i fatti, girare la penna nelle piaghe putrescenti della società, denunciare il crimine sempre e comunque, proprio come lui. Sull’indimenticabile figura di questo grande giornalista sembra cucito addosso un aforisma di William Shakespeare che, così, recita: ‘I vigliacchi muoiono molte volte prima della loro morte. L’uomo coraggioso non ha esperienza della morte che una volta sola’. Mario Francese apparteneva alla seconda categoria”.

Foto tratta da Antimafia duemila (Mario Francese è sulla destra, mentre prende appunti; sulla sua destra c’è un carabiniere e poi Luciano Liggio)

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