Così le riserve in oro del Regno delle Due Sicilie finirono al Nord Italia

17 gennaio 2021
  • La speculazione ai danni del Banco di Napoli
  • La legge del 1866 sul corso forzoso
  • La grande truffa finale ai danni del Sud: la Banca d’Italia

La speculazione ai danni del Banco di Napoli

E solo nel 1865, con il trasferimento della capitale a Firenze, anche il Banco di Napoli riuscì ad allargarsi più a nord, ostacolato però dalle due principali banche toscane. Di fatto, nei primi anni dell’unità, fu favorito il trasferimento di capitali dal Mezzogiorno al Nord, ostacolando il contrario. Era ancora in vigore la piena convertibilità della moneta con l’oro. E la Banca nazionale studiò una speculazione in grande: vendeva al Sud titoli di credito pubblici, ricevendo in cambio moneta del Banco di Napoli che poi convertiva in oro agli sportelli dell’istituto di credito meridionale. In questo modo cominciarono a diminuire le riserve auree del Banco: da 78 milioni del 1863 a 41 milioni nel 1866. Al contrario, come era logico, le riserve auree della Banca nazionale del Regno d’Italia aumentarono di 6 milioni.

La legge del 1866 sul corso forzoso

A coronamento di tutto ci fu la famosa legge del 1° maggio 1866 sul corso forzoso: la moneta del Banco di Napoli poteva essere convertita con l’oro dei depositi della banca meridionale, mentre si dichiarava “inconvertibile” la moneta emessa dalla Banca nazionale. L’oro piemontese veniva messo in salvo, mentre quello custodito al Sud fu sostituito da monete di carta straccia, deprezzate dalla continua inflazione. Il tanto vituperato Banco di Napoli finì per salvare dal fallimento l’istituto di credito piemontese, garantito dalla “non conversione” delle monete di sua emissione.

La grande truffa finale ai danni del Sud: la Banca d’Italia

Nel 1898 si mise fine alla pluralità delle banche che potevano emettere moneta. Nacque la Banca d’Italia: al Mezzogiorno ne furono concesse 20.000 azioni contro le 280.000 del Centro Nord. La sola Liguria ne possedeva più di 120.000. Le ex Due Sicilie continuavano ad essere considerate terra di conquista. Non solo militare, ma anche e soprattutto economica.

Gigi Di Fiore – Controstoria dell’Unità d’Italia, pag. 188

Tratto da Regno delle Due Sicilie.eu

Foto tratta da Essere-Informati

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