Le Opere Pie (o IPAB) in Sicilia: il glorioso passato, il tramonto e il colpo di grazia del Governo Musumeci

15 gennaio 2021
  • La Regione siciliana si sbarazza delle Opere Pie o IPAB
  • I “tre pilastri” del bla bla bla
  • L’anticipazione di Musumeci a ‘Le Iene’
  • Le Opere Pie siciliane viste da Michele Pantaleone
  • La ‘grande abbuffata’ nella Seconda Repubblica
  • La ‘privatizzazione’ finale con un punto interrogativo

La Regione siciliana si sbarazza delle Opere Pie o IPAB

Era nell’aria da tempo. Sì, è da tempo che la Regione siciliana, che dagli albori dell’Autonomia ha sempre, bene o male, controllato le Opere Pie – delle anche IPAB, sigla che sta per Istituzioni Pubbliche di Assistenza e beneficienza – se ne vuole sbarazzare. Del resto, ormai sono state in buona parte svuotate. C’era solo da tirare fuori soldi, e la Regione – a parte i fondi europei e i soldi per i grandi appalti che arrivano dalle ‘coesioni’ varie – di soldi ne ha pochi. Le IPAB? Chi le vuole se le prenda pure!

I “tre pilastri” del bla bla bla

Va in questa direzione un comunicato di queste ore diffuso dalla presidenza della regione siciliana: “Stabiliti i nuovi criteri per il riconoscimento della natura privata delle Ipab. In attesa del disegno di legge per il complessivo riordino e la razionalizzazione di tutto il sistema delle Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza, il governo Musumeci, su proposta dell’assessore alle Politiche sociali Antonio Scavone, ha approvato i nuovi criteri che armonizzano la normativa regionale con quella statale. Sono tre i nuovi presupposti per il riconoscimento della natura privatistica delle IPAB: 1) realizzazione di fini sociali, assistenziali, di istruzione o di formazione da parte di istituzioni promosse da privati; 2) perseguimento di finalità religiose o svolgimento di attività assistenziali, di istruzione o formazione da parte di istituti a carattere religioso o educativo; 3) perseguimento di finalità ispirate a una confessione religiosa, anche per come desumibile dalle disposizioni statutarie originarie o dall’attività svolta o, ancora, dalla composizione dell’organo deliberante, quando ne facciano parte per statuto ministri di culto o appartenenti a strutture religiose”.

L’anticipazione di Musumeci a ‘Le Iene’

“Siamo intervenuti – afferma il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci – su un punto controverso che da quasi vent’anni attendeva di essere chiarito e adeguato al mutato quadro normativo e giurisprudenziale nazionale”. “La definizione dei nuovi criteri – aggiunge l’assessore alle Politiche sociali, Scavone – consentirà alle IPAB che ne avranno i requisiti di vedere pienamente riconosciuta la personalità giuridica privata. Intanto, stiamo lavorando a una riforma organica di tutto il settore che presto potrà essere approvata dal governo regionale”. I nuovi criteri sono stati elaborati dal tavolo tecnico istituito nel 2019 dall’assessorato regionale alle Politiche sociali, proprio con l’obiettivo di approfondire il nodo della privatizzazione delle IPAB. La proposta del tavolo tecnico, fatta propria dal Governo Musumeci, ha anche ottenuto il preventivo parere favorevole della I Commissione legislativa dell’Assemblea regionale siciliana. I nuovi criteri superano quelli fissati da una precedente delibera di giunta del 1988 (268/1988) sulla base della legge regionale 22/1986, armonizzando le disposizioni regionali alla successiva normativa statale (DPCM 16/02/1990) e ai pronunciamenti della Corte Costituzionale (sentenza 466/1990) e della Corte di Cassazione (sentenza 13666/2002)”. Lo stesso Musumeci, qualche anno fa, in occasione delle polemiche sull’IPAB ‘Cardinale Ernesto Ruffini’ di Palermo, intervistato da Le Iene, aveva sostanzialmente anticipato l’orientamento del suo Governo, precisando che le Opere Pie o IPAB sono soggetti privati.

Le Opere Pie siciliane viste da Michele Pantaleone

Non è così, perché le IPAB – lo dice anche il nome – sono sempre state pubbliche. O meglio, sono state pubbliche fino a quando sono servite alla politica. Nel 1972, Michele Pantaleone, nel volume L’industria del potere, dà la misura quasi esatta di che cosa rappresentavano in quegli anni le Opere Pie, o meglio, la gestione delle Opere Pie in Sicilia. Lo scrittore di Villalba – autore di Mafia e politica, che può essere considerato uno dei primi libri sulla mafia, pubblicato nei primi a anni ’60 del secolo passato – scrive che, in quegli anni, per diventare presidente della Regione siciliana bisognava passare prima dalla gestione dell’assessorato agli Enti locali. Questo assessorato – le cui competenze sono state smembrate con la riforma varata ai tempi del Governo regionale di Raffaele Lombardo – si occupava del rapporto con i Comuni e le Province e, soprattutto, gestiva le Opere Pie o IPAB. Le Opere Pie, in Sicilia, all’indomani del secondo conflitto mondiale, era molto ricche, perché dagli anni della Manomorta fino a prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale avevano accumulato estese proprietà immobiliari frutto di lasciti nobiliari. Insomma, chi andava a gestire l’assessorato agli Enti locali andava a ‘rotolarsi nel formaggio’…

La ‘grande abbuffata’ nella Seconda Repubblica

Chi scrive, alla fine della Prima Repubblica – si era a metà degli anni ’90 del secolo passato – intuendo quello che stava succedendo, firmò un’inchiesta per il settimanale siciliano Centonove lanciando una proposta: fare subito un censimento dei beni mobili e immobili delle Opere Pie siciliane, magari confrontandolo con il patrimonio mobiliare e immobiliare delle stesse Opere Pie siciliane del 1948. Ovviamente la politica siciliana di quegli anni si guardò bene da prendere in considerazione tale ipotesi. La nostra tesi – che i fatti successivi hanno confermato – è che se la Prima Repubblica, bene o male, aveva comunque mantenuto un livelli di ‘decenza’, con l’avvento della Seconda Repubblica si sarebbe andati alla fine delle Opere Pie. E così è stato. Nessuno saprà mai cos’è avvenuto nella gestione delle Opere Pie, soprattutto negli anni della Seconda Repubblica.

La ‘privatizzazione’ finale con un punto interrogativo

La ‘privatizzazione’ delle IPAB annunciata dal Governo Musumeci – perché alla fine di questo si tratta – comporterà una nuova gestione degli immobili che sono rimasti ancora nella disponibilità delle stesse IPAB (ricordiamo che la legge regionale n. 9 del 1986 ha previsto l’estinzione di alcune Opere Pie e il passaggio ai Comuni di pertinenza dei beni immobili). Rimarrà ancora la funzione assistenziale? E’ una domanda alla quale non ci sentiamo di rispondere nell’attuale momento storico, se è vero che tante certezze – causa la pandemia – sono venute meno.

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