Le scorie radioattive? Non possono danneggiare l’agricoltura. Parola di ITALIA FRUIT NEWS

13 gennaio 2021
  • 100 mila metri cubi di scorie da smaltire
  • Stefania Fontanazza intervistata da ITALIA FRUIT NEWS
  • Il no del sindaco di Butera
  • A Carmagnola la sindaca annuncia le “barricate
  • La mozione di Attiva Sicilia nel Parlamento siciliano
  • I grillini e il Sud

100 mila metri cubi di scorie da smaltire

In Italia ci sono da smaltire i rifiuti radioattivi. Non è una novità. Fino ad ora sono poco meno di 100 mila metri cubi di scorie a bassa e molto bassa radioattività. Di questa vicenda scrive anche ITALIA FRUIT NEWS il network dei professionisti dell’ortofrutta. E lo fa perché alcune delle 67 zone del nostro Paese che, potenzialmente, potrebbero ospitare le scorie radioattive ricadono in aree molto importanti sotto il profilo agricolo. Il network cita Carmagnola, in Piemonte, Comune di poco meno di 30 mila abitanti ricco di storia noto per la produzione intensiva di ortaggi e di cereali, e due zone dell’Alessandrino: Bosco Marengo-Novi Ligure e Alessandria-Castelletto Monferrato-Quargnento considerate le più idonee ad ospitare rifiuti radioattivi; poi Montalbano Jonico, Bernalda e Montescaglioso in Basilicata, altri centri dove l’agricoltura è importante; la Sardegna, con 14 potenziali siti; e la Sicilia con Butera, in provincia di Caltanissetta.

Stefania Fontanazza intervistata da ITALIA FRUIT NEWS

Il network dell’ortofrutta dà voce a Stefania Fontanazza, che con la sua famiglia gestisce l’azienda agricola specializzata nella produzione di albicocche, pesche, kaki mela e mandorle. Un’azienda antica, che opera dal 1877. “Guardando il telegiornale – racconta Stefania Fontanazza a ITALFRUIT NEWS – siamo venuti a conoscenza dell’elenco delle aree potenzialmente idonee e ci siamo accorte che la nostra azienda ricadeva proprio entro i confini della zona di Butera, una delle quattro individuate in Sicilia. L’area potenzialmente idonea nel Comune di Butera, parliamo di 150 ettari ricade tra colline coltivate, un comprensorio abitato e vocato all’agricoltura, l’unico settore che può dare un futuro a questa difficile terra. Qui si produce il Riesi Nero d’Avola Doc, è in corso l’iter per ottenere il riconoscimento Igp per la Pesca di Delia, una parte importante delle coltivazioni è a regime biologico… Come si può mettere a rischio tutto questo con un Deposito di rifiuti nucleari? Sarebbe una scelta senza senso. Il Nisseno, poi, ha già dato tra siti industriali dismessi, insediamenti militari e discariche abusive – aggiunge l’imprenditrice siciliana -. Viviamo in un territorio difficile, le strade sono disastrate, la logistica ci costa un patrimonio, abbiamo lottato per avere produzioni di qualità, abbiamo investito nell’agriturismo, non ci possono togliere tutto con questa operazione. Con le istituzioni locali ci stiamo muovendo per avere una voce unica e contrastare questo scenario: la zona di Butera non è il luogo adatto, perché non farlo in aree industriali dismesse?”.

Il no del sindaco di Butera

A Butera e dintorni è già partita una petizione che nei primi giorni ha raccolto alcune migliaia di firme. Contrario alle scorie nucleari anche il sindaco di Butera, Filippo Balbo: “E’ ovvio – leggiamo sempre sul network dell’ortofrutta – che su un territorio con una profonda vocazione all’agricoltura di qualità sul quale è già in fase attiva la costituzione del Parco Mondiale dello stile di vita Mediterraneo, non avrebbe alcun senso realizzare un impianto di smaltimento di scorie nucleari in un luogo peraltro non attraversato da infrastrutture viarie di grande comunicazione e lontano da ogni centro di produzione delle scorie radioattive ed è per questo che esprimiamo un netto diniego alla scelta del nostro sito in provincia di Caltanissetta”.

La mozione di Attiva Sicilia nel Parlamento siciliano

I cinque parlamentari regionali hanno presentato una mozione per dire no alle scorie radioattive: “Un divieto assoluto – si legge nel comunicato di Attiva Sicilia – di creare in Sicilia un deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e una interlocuzione istituzionale per una modifica al decreto legislativo nella direzione di non anteporre, in assenza di manifestazioni di interesse, il criterio economico a quello della salute e dell’ambiente, non tralasciando, quindi, il criterio scientifico, in base al quale sono state già individuate le aree più idonee, nella scelta dei siti maggiormente idonei per lo stoccaggio di queste scorie. Questi i punti fondamentali della mozione e della risoluzione presentate dal gruppo all’Ars di Attiva Sicilia, prima firmataria Valentina Palmeri. “La Sicilia – spiega Valentina Palmeri – ha già pagato un tributo ambientale molto alto con la presenza degli stabilimenti petrolchimici di Augusta, Gela, Milazzo. Mai più soldi contro ambiente e salute, opportunità momentanee contro opportunità permanenti. Non solo: la nostra regione deve compiere passi in direzione della sua vocazione turistica, naturalistica e ambientalistica e non si può correre il rischio di fare delle scelte in netto contrasto con la tutela e la valorizzazione del paesaggio. Le aree indicate come idonee in Sicilia per ospitare il deposito sono prossime a un parco e a vari siti archeologici, riserve naturali, grotte e acque termali, aziende agricole, produzioni di pregio, Dop, Igp, ecc: l’eventualità di veder realizzato il deposito comporterebbe gravissime ripercussioni alla loro economia”. Per non parlare del fatto che “il territorio siciliano è- conclude la parlamentare – interessato da nota e ripetuta attività sismica”. Nei documenti di Attiva Sicilia, inoltre, si mette in evidenza che “nel D.M. n. 340/2018 si disvela un quadro ben diverso da quello mediaticamente prospettato, nel senso che per 50 anni il deposito ospiterà soprattutto le scorie nucleari pesanti delle centrali nucleari non più in esercizio”. Nella mozione e nella risoluzione, infine, si chiede una interlocuzione con lo Stato per una modifica del decreto legislativo 31/2010 in modo da prevedere che “in caso di assenza di manifestazioni d’interesse, la Sogin S.p.A promuova trattative bilaterali solo con le Regioni interessate dalla presenza di siti aventi le migliori caratteristiche, e non, com’è attualmente, con tutte le Regioni interessate”.

A Carmagnola la sindaca annuncia le “batticate

Anche a Carmagnola, dove la coltura del peperone è molto diffusa, il sindaco Ivana Gaveglio si è detta “pronta a salire sulle barricate”. Come già ricordato, il territorio di questa cittadina piemontese è stato classificato come A1, cioè con la maggior idoneità; mentre Butera si trova in classe B (qui tutte le 67 aree). In Sardegna si annuncia una rivolta. Il Consiglio regionale ha già approvato un ordine del giorno per dire no. ITALIA FRUIT NEWS riporta una dichiarazione dell’assessore regionale della Difesa dell’ambiente, Gianni Lampis: “La nostra Isola non può e non vuole ospitare il deposito unico delle scorie radioattive”.

I grillini e il Sud

Interessante una dichiarazione del Ministro dell’Ambiente, il grillino Sergio Costa, che dice sostanzialmente quello che noi abbiamo scritto poche ore dopo che è stata diffusa la notizia con la lista delle 67 aree potenzialmente idonee ad ospitare i rifiuti radioattivi: “La Cnapi è un atto che il Paese aspettava da tempo. Da troppi anni i rifiuti radioattivi sono stipati in siti provvisori. Pensiamo a tac, risonanze magnetiche o medicina nucleare: rifiuti che vanno messi in sicurezza. Oggi parte uno storico percorso. Non è tempo di polemiche”. Nel Nord sono pieni di scorie radioattive sanitarie e le vorrebbero sbolognare alle Regioni del Sud. Non sappiamo quanti voti quest’ennesima operazione coloniale porterà ai grillini. O forse questi ultimi pensano di non avere  più voti…

Foto tratta da TerlizziLive.it

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